Treno della memoria, Timmermans incontra a Cracovia i ragazzi partiti da Firenze

“Una storia incredibile – dice -, come incredibile è l’inganno con cui i nazisti scelsero vostro cugino Sergio ed altri diciannove bambini come cavie, approfittando del desiderio di vedere mamma. Poi la salvezza, le peripezie prima di incontrare di nuovo i genitori”, dice il vice presidente della commissione europea, Franz Timmermans, nell’auditorium maximum dell’università Jagellonica di Cracovia, un anfiteatro con un muro di mille studenti italiani e polacchi lì per imparare dal passato, avvicinandosi alla sorelle Bucci, sopravvissute all’orrore di Birkenau e testimoni della storia, confessando di aver letto avidamente il loro libro. “Una storia che non dimenticherò”, conclude.
Prima dell’evento parla a lungo, in un fluente italiano imparato a Roma. Il vice-presidente Timmermans parla con le sorelle e parla con il presidente della Toscana Enrico Rossi per chiedere, curioso, del treno della memoria, l’iniziativa che dal 2002, prima in Italia, la Regione Toscana organizza per portare ogni volta cinquecento e più studenti delle superiori a vedere e toccare con mano l’orrore che l’uomo è stato in grado di creare, l’orrore della storia: “Una bellissima iniziativa – dice -. È importante parlare con i giovani perché quello che è stato può tornare. La guerra è finita ma le discriminazioni no. Occorre parlarne, sempre, soprattutto ai giovani. È importante conoscere la storia, perché alcuni politici a volte la strumentalizzano. Dicono torniamo al passato, quando si stava meglio e se la storia non la conosci sei portato a credere a quel passato gioioso”.
Timmermans ascolta con interesse anche il sogno della vice presidente della Toscana, Monica Barni, da domenica con i ragazzi venuti da tante città e comuni della regione per visitare Birkenau ed Auschwitz. È il sogno di un treno europeo della memoria, un treno che parta da Firenze e dall’Italia e a cui, lungo il percorso, si aggiungano in tutti i paesi attraversati altre carrozze, con giovani da tutta Europa insieme, senza muri e senza confini, per imparare dalla storia, per conoscere e provare a comprendere.
Sul palco, insieme al vicepresidente Timmermans, anche Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana: “L’Europa ha costruito gli anticorpi contro i suoi nemici. Sono i giovani, nei quali confido, giovani formati che si sentono partecipi di una cittadinanza europea e nelle mani dei quali lasciamo il destino dell’Unione: un destino che credo sarà felice”.
Anche Rossi, come i circa mille giovani italiani e polacchi che hanno riempito l’auditoriim maximum della Università Jagellonica di Cracovia, ha ascoltato le testimnianze di Tatiana e Andra Bucci e di Lidia Maksymowicz, deportata anche lei ad Auschwitz a 3 anni con la sua famiglia dalla Bielorussia, perché sospettati di collaborare con i partigiani. Liberata dai soldati del’Armata Rossa e affidata poi a una delle famiglie che vivevano vicino al campo di sterminio, che la accolse e la curò, Lidia ha potuto ricongiungersi con la madre, anche lei uscita salva dal campo di Bergen Belsen, solo a diciotto anni.
“Abbiamo sentito le voci e le testimionianze dei sopravvissuti e abbiamo capito come da quell’orrore della guerra e dei campi di sterminio sia nata una cultura e un modo di pensare che ha spinto verso la solidarietà e l’uguaglianza tra i popoli. Da quello stesso orrore è nata la costruzione dell’Europa. Adesso viviamo come una fase di rallentamento – osserva il presidente Rossi – riemergno pulsioni identitarie, nazionlistiche, che si portano dietro il razzismo, la ricerca di capri espiatori, l’esclusione di chi è diverso e questo frena la costruzione dell’Europa. Ma stamani, davanti a questi ragazzi italiani e polacchi, ho pensato che l’Europa ha un lascito forte”.
A quegli stessi giovani, poco prima, si sono rivolte le sorelle Bucci e Lidia Maksymowicz, che hanno raccontato le loro storie coordinate dallo storico Giovanni Gozzini, presenza e anima costante del Treno della Memoria toscano.
“Perché la memoria del male non riesce a cambiare l’umanità?” ha chiesto una sudentessa dalla platea. “La paura per lo straniero e per il diverso continuo a non capirla. Siamo tutti uguali. E perché il male abbia spesso il sopravvento, anche questo continuo a non capirlo. Dico, usiamo ciascuno la nostra testa. Così come dico ai giovani che è vero ed è importante rimanere nel gruppo ma avolte, se questo condiziona il nostro pensiero, è meglio stare da soli”, ha risposto Andra Bucci, ex deportata. Risponde anche Lidia: “Giovani, è nelle vostre mani il futuro di questo mondo. Non permettete allora che quello che è avvenuto si possa ripetere. Dipende da voi”.
Un applauso forte raccoglie l’esortazione. Oltre 550 ragazzi, di quei mille ai quali l’esortazione è diretta, hanno visitato Birkenau e Auschwitz il giorno prima. Sono reduci da un’esperienza dopo la quale: “Niente è più come prima”, ha ricodato loro il rettore della Jagellonica, Wojciech Nowak augurando di non dimenticare mai questo momento per
tutta la vita. “Le parole possono uccidere ma hanno anche il potere di fare molto bene”, gli fa eco il vicesindaco di Cracovia, Boguslaw Kosmider. Intervenuto all’evento per portare i saluti della città, non può fare a meno di rievocare l’uccisione del sindaco Pawlel Adamowicz: “Un evento – dice senza aggiungere altro – che abbiamo vissuto in modo molto profondo”. “L’Europa ci richiama ad occuparci del presente”, conclude il presidente Rossi rivolgendosi ai giovani.