Dirigenti Asl comandati in Regione, commissione sanità dice no a modifica legge

No alla proposta di legge della giunta regionale recante modifiche al testo unico in materia di organizzazione e ordinamento del personale nella sanità. La commissione, presieduta da Stefano Scaramelli (Pd) ha espresso parere contrario al nuovo testo normativo con sei voti, dei consiglieri Scaramelli, Ciolini e Giovannetti (Pd), Sarti (Sì-Toscana a sinistra), Quartini (M5s) e Pecori (gruppo misto-Tpt); due i voti d’astensione, dei consiglieri Sostegni (Pd) e Spinelli (Art.1-Mdp). Il parere della commissione Sanità è secondario, il testo sarà ora oggetto del parere referente della commissione Affari istituzionali, presieduta da Giacomo Bugliani (Pd).
La proposta di legge in questione interviene per modificare l’articolo 18-bis della legge regionale 8 del 2009, quello che disciplina il “comando e trasferimento dei dirigenti” e riguarda dirigenti provenienti dalle aziende e dagli enti del servizio sanitario, comandati nelle strutture regionali. Al fine di “non penalizzare” il personale dirigente comandato e allo scopo di “evitare effetti distorsivi e penalizzanti”, la retribuzione di questi dirigenti non dovrà essere “complessivamente inferiore a quella corrisposta ai dirigenti regionali posti in una posizione di analoga complessità funzionale”. In quel caso, sarà loro riconosciuta una retribuzione pari a quella “spettante ai dirigenti regionali” e i costi “resteranno a carico del fondo sanitario regionale”.
Per i comandi già in essere, la nuova disposizione si applica, senza valore retroattivo, anche ai dirigenti già comandati in Regione con decorrenza dal mese successivo all’entrata in vigore della nuova legge. Sul testo presentato, la commissione ha raccolto anche le indicazioni contenute nella scheda predisposta dagli uffici legislativi del Consiglio regionale, nella quale si rileva “l’equiparazione verso l’alto” delle retribuzioni come “non conforme ai principi che finora hanno contrassegnato l’istituto del comando”.
Il presidente. Scaramelli ha annunciato il proprio voto contrario: “Il mio voto è personale, resto sulla posizione politica espressa a suo tempo dal presidente della Regione, Enrico Rossi, per mantenere l’invarianza di spesa. La norma di oggi modifica quella posizione, ma nel rispetto di quel principio politico voterò contro, anche alla luce delle indicazioni che ci vengono fornite dai nostri uffici legislativi”. La prima commissione, ha concluso Scaramelli, potrà “trarre buon frutto dalla discussione libera che abbiamo fatto in questa commissione”.
Voto contrario anche dal vicepresidente Paolo Sarti (Sì-Toscana a sinistra) ha ricordato la presa di posizione pubblica del presidente Rossi, “a commento di una nostra interrogazione a seguito del trasferimento in Regione di Monica Calamai e dei dirigenti che ha portato con sé”. Il presidente si era detto contrario “all’aumento di stipendio”, ricorda Sarti. Ora, aggiunge, “c’è questo tentativo di rimediare con una legge, sulla quale non possiamo che esprimere il nostro voto contrario”.
“Trovo discutibile prevedere un’eccezione a livello dirigenziale, che invece non può valere per i tanti dipendenti in posizione di comando con trattamento economico differenziato”, ha dichiarato il consigliere Nicola Ciolini (Pd).
Perplessità anche dalla consigliera Monica Pecori (gruppo misto-Tpt), “tutti sappiamo che ci sono tanti lavoratori che hanno trattamenti economici diversi e produttività diverse, pur svolgendo la stessa mansione”.
Voto contrario annunciato anche da Andrea Quartini (Movimento 5 stelle), che ha chiesto quante persone dovrebbero essere interessate dal provvedimento: “Non vorrei si arrivasse a qualche definizione migliorativa ad personam”.
Serena Spinelli (Art.1-Mdp) ha spiegato la difficoltà a esprimere una “posizione netta” sul provvedimento: “Su una variazione di legge in questa fase, in cui si chiede al Consiglio di legittimare una scelta compiuta al momento del comando” e anche in considerazione, ha spiegato ancora la consigliera, delle indicazioni negative “che ci giungono con la scheda predisposta dai nostri uffici legislativi”.
Enrico Sostegni (Pd) ha rilevato la necessità di “chiarire la confusione dei diversi aspetti che riscontriamo anche dalle diverse osservazioni tecniche prodotte dagli uffici legislativi”. Di qui la decisione di “esprimere voto di astensione, se non si deciderà di rinviare il voto in attesa dei chiarimenti necessari”.