Ciuoffo: “Commercio su aree pubbliche, vuoto normativo da colmare”

Un vuoto normativo da colmare per la concessione di spazi pubblici per il commercio. Lo ha detto l’assessore regionale Stefano Ciuoffo nel corso della comunicazione al consiglio regionale di oggi (26 marzo). Secondo l’assessore la legge di bilancio dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale 2019-2020 (Disposizioni sul settore del commercio su aree pubbliche) “ha modificato procedure e normative di riferimento” e, di conseguenza, “ha creato un vuoto normativo” che impone modifiche al Codice approvato lo scorso novembre. Il Consiglio sta già operando attraverso una proposta di legge per normare il settore e che prevede il “rinnovo condizionato a una procedura di verifica di una serie di requisiti per l’esercizio dell’attività”.
Secondo quanto riferito da Ciuoffo, la decisione del Parlamento, presa “senza alcuna disposizione transitoria e senza fornire alcuna indicazione applicativa”, fa sorgere una serie di dubbi sulla possibilità di rilasciare le autorizzazioni e le concessioni anche alle società capitali e altre cooperative; sulla competenza del Comune nel quale si intende avviare l’attività e non di quello di residenza nel caso di esercizio in forma esclusivamente itinerante; la possibilità di individuare le aree destinate al commercio su aree pubbliche, applicando criteri che tengano conto della sostenibilità ambientale e sociale, ma anche il controllo del territorio e la salvaguardia della zone di pregio; la durata delle concessioni che era fissata dall’intesa assunta in sede di Conferenza unificata e ora venuta meno, entro un limite non inferiore a nove anni e non superiore a 12 (in precedenza la durata era di 10 anni). “Il legislatore nazionale – ha chiarito l’assessore – si è limitato a disapplicare la normativa nei confronti di una categoria senza prevedere né disciplinare la materia e senza disposizioni transitorie”. “La nostra attenzione – ha continuato – visto il problema dell’impatto sul nostro Codice del Commercio (legge regionale 62/2018 ndr), è proiettata verso le modalità di rilascio delle concessioni”.
Ricordando che il Consiglio si è mosso con un disegno di legge già in fase di consultazione con i soggetti interessati (la commissione Sviluppo economico presieduta da Gianni Anselmi ha ascoltato categorie economiche, organizzazioni agricole, associazioni cooperative, associazioni ambulanti, organizzazioni sindacali lo scorso 6 marzo), Ciuoffo ha elencato la base delle modifiche e delle integrazioni da apportare al Codice per renderle “coordinate con la normativa statale e rispettose delle competenze regionali garantite dalla Costituzione”. Il Codice approvato dalla Toscana “faceva riferimento a delle norme statali che adesso sono venute meno” ha spiegato l’assessore, pur chiarendo che “può essere sostenuta la possibilità di mantenere tutte le norme del Codice che non contrastino con la normativa nazionale, facendole rientrare nell’ambito della competenza legislativa esclusiva in materia di commercio”.
Tra le norme statali venute meno, quelle ricordate in aula hanno riguardato gli articoli 11 e 12 della legge regionale relativi ai requisiti di onorabilità e rispettabilità. “Considerato che la materia delle professioni è di competenza statale, per evitare il vuoto legislativo che si suppone non sia stato voluto dal legislatore, non resta che considerare prevalente la norma regionale che sottopone tutte le attività commerciali disciplinate dal Codice agli stessi requisiti”, ha spiegato Ciuffo. Sulla regolarità contributiva (articoli 44 e 45 della legge toscana), l’assessore ha detto che le disposizioni, sia in sede di rilascio delle autorizzazioni che in sede di verifiche successive all’avvio attività, “sono da confermare”. Sui soggetti che possono esercitare l’attività (articolo 33), la Toscana, nell’ambito della sua competenza, può mantenere quanto già previsto e in vigore, ossia i soggetti cui è consentito sono “imprenditori individuali e società”.
Sull’assegnazione dei posteggi (articoli 35 e 37), “le categorie sentite in commissione vedono con favore l’applicazione del “cosiddetto tacito rinnovo”, spiega l’assessore, che ritiene “auspicabile parlare di rinnovo condizionato alla presenza dei requisiti indicati, soprattutto se legati all’effettivo esercizio dell’attività”. “Per i posteggi rimasti vuoti o di nuova costituzione, rimane la procedura esistente a evidenza pubblica”, ha chiarito Ciuoffo. Sulle attività in forma itinerante (articolo 38) “può essere mantenuta la competenza a ricevere la Scia (Segnalazione certificata di inizio attività, ndr) in capo al Comune nel quale si intende avviare l’attività, anziché a quello di residenza del soggetto interessato”. L’assessore ha infine confermato quanto previsto al comma 3 dell’articolo 35 (Attività mediante posteggio): “Uno stesso soggetto non può essere titolare o possessore di più di due concessioni di posteggio per ciascun settore merceologico, alimentare e non alimentare, nel caso in cui il numero complessivo dei posteggi, nel mercato o nella fiera, sia inferiore o uguale a cento. Qualora il numero complessivo dei posteggi sia superiore a cento, uno stesso soggetto può essere titolare o possessore di un numero massimo di tre concessioni di posteggio per ciascun settore merceologico”.
Il consigliere Paolo Marcheschi, in apertura del dibattito dopo la comunicazione dell’assessore Ciuoffo sul commercio su area pubblica, osserva che “in Toscana abbiamo perso un’occasione”. Ricorda che il Piemonte, “Regione guidata dal centrosinistra, ha preso atto e provveduto con una legge che ha dato subito chiare indicazioni”. “Come sa bene questo Consiglio – prosegue Marcheschi – il nostro gruppo ha seguito per anni la questione Bolkestein in particolare per il settore degli ambulanti. Abbiamo presentato una proposta di risoluzione, respinta dall’Aula, per colmare il vuoto normativo e non lasciare i Comuni in assenza di disposizioni”. Sarebbe sufficiente, dice ancora Marcheschi, “tornare ad applicare la vecchia normativa fino a quando non sarà pronta la nuova legge regionale annunciata”. La posizione assunta dalla nostra Regione “è un errore che genera ricorsi e contenziosi, in un settore che ha bisogno di lavorare: in Toscana, oggi, ogni Comune è libero di interpretare”.
“Per noi i mercati sono importanti, specie nei piccoli centri, e vanno tutelati”, dichiara la consigliera Luciana Bartolini, che annuncia la presentazione di una proposta di risoluzione sul tema per “adeguare la normativa regionale”, in conseguenza dell’entrata in vigore delle nuove norme nazionali. “Chiediamo l’applicazione dei requisiti di onorabilità, come l’applicazione degli articoli che regolano la regolarità contributiva e il rinnovo condizionato a una procedura di verifica da parte dei Comuni. Vorremmo riconoscere – prosegue la consigliera – il diritto di svolgere le attività di commercio su aree pubbliche esclusivamente alle ditte individuali o alle società di persone, perché i mercati sono stati creati per il popolo. Una parte dei posteggi dovrebbe essere riservata ai giovani sotto i 35 anni”. La proposta di risoluzione, firmata dai consiglieri Bartolini, Elisa Montemagni, Jacopo Alberti, Marco Casucci e Roberto Biasci, sarà messa al voto a conclusione del dibattito e respinta a maggioranza dall’Aula.
La consigliera Irene Galletti rivendica che “questo Governo ha deciso di estromettere, come secondo noi era giusto, la categoria degli ambulanti dalla direttiva Bolkestein”. Nel mese di dicembre, “si è immediatamente attivata una commissione all’interno del Mise, perché si era consapevoli che nelle leggi di varie regioni erano intervenute modifiche”, ricorda la consigliera. “Non si è creata una ‘vacatio legis’, il confronto delle categorie con il Ministero è in corso. È sufficiente tornare alla normativa precedente”, sostiene ancora Galletti. “Dovremmo conoscere bene le realtà prima di procedere alle modifiche regionali in relazione alla nuova normativa nazionale”. Sul punto, una risoluzione a firma della stessa consigliera, per chiedere alla Giunta regionale di “attendere l’esito del confronto istituzionale” in corso tra le categorie e il Ministero dello sviluppo economico e aspettare, di conseguenza, “le indicazioni normative provenienti dal Governo prima di procedere alla modifica” della normativa regionale, sarà messa al voto e respinta a maggioranza dall’Aula a conclusione del dibattito. La consigliera paventa il rischio di “trovarci ancora una volta a rimettere in discussione quella certezza normativa che le categorie chiedono, proprio adesso che si è arrivati all’estromissione dalla direttiva Bolkestein”.
Il consigliere Tommaso Fattori ritiene “assolutamente positivo che la categoria del commercio ambulante sia stata esclusa dalla direttiva Bolkestein”, è convinto che “bisogna evitare che ciascun Comune agisca per conto proprio con criteri differenti” e che “il vuoto normativo esiste e deve essere colmato”. Riguardo all’ipotesi di tacito rinnovo, “credo che sia oggettivamente incostituzionale e quindi ci possa essere un rinnovo condizionato al rispetto di determinati requisiti”. Anche secondo Fattori, “solo ditte individuali o società di persone dovrebbero avere le concessioni, sarebbe il modo per mantenere il tessuto originario che dà ricchezza al territorio ed evitare stravolgimenti”. Il consigliere ribadisce la necessità “di ascoltare tutti i soggetti, anche altri rispetto alle grandi organizzazioni di settore”, per arrivare a una normativa che risponda al “duplice obiettivo di preservare il tessuto sano e colpire la speculazione”.
A chiudere il dibattito, l’intervento del presidente della commissione Sviluppo economico, Gianni Anselmi, secondo il quale “siamo chiamati a lavorare sul vuoto legislativo che oggettivamente il Parlamento ha generato, in un settore che per anni è stato ostaggio di incertezze” e per il fatto che “non è sufficiente dire no-Bolkestein”. “Le richieste di moratoria le considero non condivisibili – prosegue Anselmi –, non esiste la necessità di attendere il tavolo nazionale aperto al Ministero, semmai la conferenza delle Regioni”. La proposta di legge oggetto di consultazioni in seconda commissione “si propone di individuare la strada del tacito rinnovo”, con la consapevolezza “che tale norma rischia di essere discutibile di costituzionalità”. Osserva tuttavia che “il rinnovo automatico sarà riservato ad aziende attive e questo è già un requisito che implica una verifica”.
“I Comuni hanno bisogno sin da subito di essere messi nelle condizioni di sapere come devono muoversi”, prosegue Anselmi e avverte che “la vecchia legislazione non può rivivere automaticamente”. La commissione, spiega il presidente dopo aver ripercorso i punti rilevanti delle modifiche in discussione, è però nella condizione di consegnare rapidamente alla Toscana “una norma largamente condivisa per dare respiro a un settore che ne ha bisogno da anni e certezze ai Comuni”.