
Al via il lungo lavoro di confronto sul nuovo piano sanitario e sociale integrato regionale 2018-2020. La commissione sanità, presieduta da Stefano Scaramelli, ha avviato infatti questa mattina (8 maggio) le consultazioni con tutti i soggetti interessati in Toscana dal nuovo piano. Una fase dedicata al confronto e all’ascolto che durerà fino al 22 maggio, con ben sei sedute riservate esclusivamente alle consultazioni.
Oggi sono stati 26 i soggetti ascoltati, i quali hanno fornito una miriade di spunti e presentato osservazioni sul nuovo piano. Fra i tanti interventi, quello del garante dei detenuti Franco Corleone, il quale ha fatto il punto sulla sanità in carcere. Corleone ha osservato che nel documento il capitolo che riguarda le persone detenute negli istituti penitenziari è una fotografia generica, che avrebbe invece bisogno di approfondimenti e di indicare azioni per migliorare le prestazioni. Secondo il garante la salute non può venire dopo la sicurezza; Corleone ha anche ricordato come i tanti suicidi e atti di autolesionismo indichino una zona d’ombra su cui è necessario focalizzarsi con progetti specifici, a partire da quelli dedicati al recupero dei detenuti tossicodipendenti, italiani e stranieri. Da parte dei numerosi intervenuti in rappresentanza di Asl, zone distretto e società della salute, è stato sottolineato come la gestione diretta delle Sds sia fondamentale per l’integrazione sociosanitaria territoriale, come occorra una maggiore attenzione alla realtà territoriale e agli strumenti di programmazione, come occorra integrazione nella gestione delle cronicità e circolarità dei servizi, come il ruolo delle zone distretto sia fondamentale e debba essere anche quello di intercettare e gestire i bisogni dei cittadini, senza lasciare il coordinamento di tutto il percorso, in caso di malattia, sulle spalle del paziente; e come, infine, occorra un target specifico sulla salute mentale. Gianni Amunni, direttore generale dell’Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete oncologica (Ispro) ha ricordato come in oncologia si sia assistito a un cambiamento epidemiologico rilevante, con 3 milioni e mezzo di persone in Italia che hanno ricevuto una diagnosi di tumore, e come in tema di cura e di prevenzione la territorializzazione sia fondamentale, così come il tema della sostenibilità delle cure oncologiche e la gestione dei vari livelli di cronicità. Per Amunni fino ad ora l’oncologia è stata lasciata ai malati e agli addetti ai lavori, mentre serve una collettiva assunzione di responsabilità da parte degli individui sani, che possano decidere che è meglio investire in screening di prevenzione piuttosto che in farmaci antitumorali ad alto costo. L’ufficio del difensore civico della Toscana ha osservato come tutti i target del piano siano oggetto di interventi quotidiani da parte del difensore, come nel caso delle spese per i farmaci, le liste di attesa, le prestazioni del pronto soccorso, spesso frutto di mancate risposte a livello domiciliare, ma che tuttavia nel piano non si fa menzione della difesa civica né della tutela, quando c’è invece bisogno di strutturare l’azione conciliativa. Per gli organi di governo clinico – medicina di genere, integrata e centro sangue – tutti coinvolti nella stesura del piano, la divisione in target dei diversi destinatari è innovativa, chiara e sarà utile ai cittadini per comprendere al meglio indirizzi strategici e obiettivi di un documento che coniuga innovazione, sostenibilità, protezione dai rischi ambientali, slancio economico. In particolare, e in tema di medicina integrata, nel corso del confronto in commissione è emersa la peculiarità della Toscana, apripista nell’inserimento di pratiche quali l’agopuntura che, è stato rilevato, entrerà nei livelli essenziali di assistenza. Sollevate e ricordate anche alcune criticità di un centro di eccellenza come è quello dedicato al sangue. Un sistema strategico che con il contributo dei donatori diventa certamente un capitale umano e sociale, ma tuttavia in sofferenza visto il calo demografico. La Toscana è sì autosufficiente, ma in questo particolate settore il valore è estremamente instabile, è stato ricordato. Ha chiuso gli interventi il rappresentante della Società italiana geriatria e gerontologia che ha ricordato quanto la comunità stia progressivamente invecchiando, con una percentuale non trascurabile (circa il 30 per cento tra ultra sessantenni e ultraottantenni) in condizione di non autosufficienza. Sul fronte delle necessità, particolare attenzione è stata chiesta in campo formativo, per colmare il gap in ambito ospedaliero, residenziale e intermedio.