
La Regione Toscana sta facendo un’azione di contrasto efficace al fenomeno dei contagi da batterio New Delhi e l’epidemia si è rapidamente stabilizzata nell’area nord-ovest della regione. Lo ha detto l’assessore alla Sanità Stefania Saccardi, che questa mattina (25 settembre) ha effettuato in consiglio regionale una comunicazione in merito alla proliferazione del batterio in Toscana.
Saccardi ha ribadito che “i comuni cittadini non corrono nessun rischio nel nostro territorio”. “La Klebsiella – ha spiegato – è un batterio che vive comunemente nell’intestino dell’uomo ed è un cosiddetto patogeno opportunista, cioè un microrganismo che non infetta a meno che non siano presenti condizioni particolari, come un abbassamento delle difese immunitarie. Non devono essere messe in atto strategie specifiche per la prevenzione dello sviluppo dei batteri se non le comuni regole igieniche della vita quotidiana e l’uso corretto degli antibiotici”.
Riguardo ai casi registrati negli ospedali, gli ultimi dati parlano di 101, secondo Saccardi “è impossibile stabilire una correlazione precisa tra decessi e infezioni, perché questa agisce come concausa, che interviene su condizioni cliniche già estremamente compromesse, quindi stabilire un nesso causale diretto nella maggior parte dei casi non è possibile”.
Il fenomeno dell’antibiotico resistenza, ha spiegato l’assessore, è una problematica globale: “Se vogliamo usare il termine ‘superbatterio’ dobbiamo dire che in Italia ne troviamo uno ogni tre emocolture di Klebsiella, e in tutte le regioni siamo di fronte a una diffusione endemica di queste infezioni. Parliamo quindi di migliaia di casi in Italia ogni anno. In Regione Toscana, grazie alla Rete Smart istituita nel 2012 presso l’agenzia regionale di sanità e considerata tra le più performanti in Italia, ogni anno sono disponibili dati che permettono di tracciare il quadro epidemiologico delle resistenze nella nostra Regione”. La Toscana è una delle tre Regioni (con Campania ed Emilia Romagna) ad aver attivato da alcuni anni un proprio sistema di sorveglianza. Inoltre nel 2018 la Regione ha varato un nuovo modello organizzativo per la gestione di queste infezioni. Quindi, ha proseguito Saccardi, “è stata la rete dei nostri laboratori microbiologici a rilevare la presenza di casi, nel marzo scorso, e siamo stati noi a segnalarli al Ministero”.
Dopo l’allerta, è stata costituita un’unità di crisi regionale, che ha prodotto indicazioni per effettuare screening a chi si ricovera, per gestire i pazienti positivi, i protocolli terapeutici e la pulizia ambientale. In caso di positività, se il soggetto risulta unicamente portatore, il ricovero si svolge regolarmente e il paziente deve solo attenersi alle normali buone norme igieniche. Se invece viene riscontrata l’infezione il paziente viene trattato tempestivamente con la terapia più efficace.
“La diffusione dei batteri multi resistenti – ha concluso l’assessore Saccardi – non è purtroppo un fenomeno che può essere arrestato in poco tempo, ma le azioni messe in atto dalla Regione Toscana sono consistenti e in linea con le migliori evidenze”.
Il dibattito e la proposta della Lega
Al termine dell’intervento , ha preso la parola Maurizio Marchetti (Forza Italia), che ha osservato che “il problema è serio e non so quanto sia circoscritto”. “Ottimo che ci sia un monitoraggio – ha aggiunto il consigliere – ma qui c’è da fare il salto verso le azioni di contrasto. Dall’area vasta Nord Ovest in questi giorni ho ricevuto cinque telefonate su decessi avvenuti per il precipitare improvviso delle condizioni di ricoverati quasi avviati a dimissioni ospedaliere. Allora, io vorrei che dall’attenzione nel monitoraggio continuo e puntuale si passasse subito alla circoscrizione del contagio con interventi mirati”. Jacopo Alberti, portavoce dell’opposizione, si è chiesto “perché se non c’è alcun rischio per i normali cittadini non si è detto lo scorso maggio? E perchè non si è detto invece che chi veniva ricoverato correva dei rischi?”. Questo silenzio, ha detto il consigliere, è alla base di una preannunciata mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore Saccardi che sarà presentata nelle prossime sedute. “Questo ritardo nelle comunicazioni, arrivate solo dopo che un quotidiano ha pubblicato la notizia, resta tutto da capire”, ha aggiunto. Anche secondo Elisa Montemagni (Lega) “sarebbe stato opportuno agire in modo diverso e apprendere l’esistenza del problema dalla Regione e non dai giornali, non per fare allarmismo ma per fare correttamente prevenzione. Forse alcuni contagi – ha detto la consigliera – si sarebbero potuti evitare se la gente fosse stata consapevole dei rischi che correva. È normale essere preoccupati soprattutto in Versilia – ha proseguito Montemagni – dove non esiste un reparto di malattie infettive e dunque i malati sono ricoverati insieme ad altri pazienti. Una risposta su questo – ha concluso – è necessaria”. Ha poi preso la parola Stefano Scaramelli (Pd) che ha sottolineato che “la prevenzione è importante, ma si tratta comunque di una situazione che, sebbene non da sottovalutare, non va esasperata per non fomentare paure ingiustificate. Dobbiamo avere fiducia negli organismi preposti che stanno monitorando. Tutto appare sotto controllo– ha continuato Scaramelli – e non si può parlare di morti se non viene stabilita una causalità diretta”. Secondo Monica Pecori (Gruppo misto) “non è un caso che la concentrazione del batterio sia particolarmente alta nella Usl nord-ovest, perché è quella la zona in cui è segnalata da tempo una gestione precaria. Manca il personale – ha aggiunto la consigliera – per questo è difficile rispettare tutte le procedure; a Livorno ci si è limitati ad aggiungere un separé e un cestino”. “Le infezioni ospedaliere sono sempre impegnative da affrontare – ha detto Serena Spinelli (Gruppo misto) – ma tutte le procedure sono state attivate come dovuto. Nessuna comunicazione doveva essere data alla popolazione, perché non c’è alcun rischio per la popolazione. I cittadini hanno diritto di sapere se la Regione Toscana è in grado di contenere le infezioni in ospedale, e così è. Anche i turisti possono stare tranquilli”. Per Andrea Quartini (M5S) “già nello scorso autunno c’era una piccola spia nella zona nord-ovest, in cui le infezioni ospedaliere risultavano più alte della media stagionale. Quando c’è carenza perfino di stracci per pulire non è strano, e qui sta la responsabilità della politica: controllare che tutto quello che è previsto nei protocolli non sia disatteso. Non aver comunicato alla popolazione il picco emergenziale – ha detto ancora Quartini – è stato un vulnus grave, perché così il sistema sarebbe stato riallertato e sarebbe salito il livello di attenzione. Così come è uno sbaglio affidare l’igiene degli ambienti ospedalieri a servizi esterni, che per guadagnare risparmiano sulla qualità”. Anche Roberto Biasci (Lega) ha messo l’accento sul fatto che, con i flussi turistici, i pronto soccorso degli ospedali sono stati intasati e che sarebbe stato necessario avvertire prima la popolazione. Critica in particolare la situazione a Cecina, “punto nevralgico l’estate, dove occorre un reparto di malattie infettive”. Paolo Marcheschi (Fdi) ha osservato che “con la scarsa informazione alla fine la psicosi si genera lo stesso. Adesso è necessario verificare se le procedure adottate siano sufficienti e che siano state applicate in maniera completa ed efficace. Non è possibile accettare l’idea che se si va in ospedale ci si possa ammalare di altre malattie invece di guarire”, ha concluso. Enrico Sostegni (Pd) ha ribadito che “la Toscana è ben attrezzata e ha messo in atto tutto quanto suggerito dall’Oms e questo basta. Questa non deve essere la fiera delle opinioni personali, dove ognuno dà la sua ricetta per risolvere il problema”. Secondo Tommaso Fattori (Sì-Toscana a Sinistra) bisogna intervenire sui problemi di fondo, e cioè “sull’abuso prescrittivo degli antibiotici, sul controllo che le procedure di profilassi interne siano rispettate, e sull’esternalizzazione dei servizi di pulizia negli ospedali, che si è rivelata un pieno fallimento”. Alla fine, l’assessore Stefania Saccardi ha replicato agli interventi dei consiglieri ribadendo l’assenza di ogni rischio per i cittadini comuni e che non esiste causalità diretta tra i decessi accertati e il batterio, ma che è solo una concausa. Quanto alla comunicazione, “se non filtrata e semplicistica può creare problemi e falsi allarmismi. La comunicazione doveva essere interna agli ospedali – ha concluso l’assessore – e all’interno degli ospedali la comunicazione c’è stata”. Alla fine del dibattito il gruppo leghista, nella persona di Jacopo Alberti, ha presentato un ordine del giorno collegato alla comunicazione sugli effetti del batterio “New Delhi” in Toscana. L’atto impegnava la Giunta regionale a fornire una comunicazione di aggiornamento sull’epidemia, in occasione delle prossime sedute d’aula, fino al cessare dell’emergenza. Nel corso dell’illustrazione, Alberti ha chiarito di aver contestato la tardiva comunicazione sul super batterio, da qui la mozione di non gradimento rivolta all’assessore; per Andrea Quartini (M5S) e Monica Pecori (Gruppo misto), che hanno annunciato il voto favorevole, poteva bastare un richiamo periodico in Consiglio. Su 28 votanti, 11 consiglieri si sono espressi a favore, 17 sono stati i contrari. L’ordine del giorno è stato dunque respinto.
Il monitoraggio aggiornato sul sito dell’Ars
Come ogni mercoledì dall’11 settembre scorso, stamani l’Ars, Agenzia regionale di sanità, ha pubblicato sul suo sito il monitoraggio aggiornato dei casi di New Delhi negli ospedali toscani. Tra novembre 2018 e il 22 settembre 2019, i batteri Ndm sono stati isolati nel sangue di 102 pazienti. I casi sono risultati letali nel 37% dei pazienti con sepsi, percentuale paragonabile alla letalità per questa condizione causata da altri batteri resistenti agli antibiotici carbapenemici. Questi i dati del monitoraggio nelle due settimane precedenti. 11 settembre: 75 casi, 40% di decessi; 18 settembre: 90 casi, 40% di decessi.