Toscana, cresce l’occupazione femminile ma rimane alta la disparità di genere

5 dicembre 2019 | 17:51
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Toscana, cresce l’occupazione femminile ma rimane alta la disparità di genere

Le donne sono sempre più attive sul mercato del lavoro, ma solo raramente riescono a trovare spazio nelle posizioni dirigenziali. E’ quanto emerge dal rapporto Irpet 2019 presentato oggi (5 dicembre) alla Fortezza di Firenze sulla condizione economica e lavorativa delle donne in Toscana. Dati che emergono nel corso dell’evento annuale del fondo sociale europeo che ha preso il via in parallelo alla fiera regionale del lavoro. Dai numeri emerge che il cammino di emancipazione femminile prosegue e che nella regione il passo è più spedito rispetto alla media nazionale, ma anche che le differenze restano.

“Le donne sono la parte più ampia degli studenti universitari, li sopravanzano di 12 punti percentuali – afferma la vice presidente della Toscana Monica Barni – ma la stragrande maggioranza dei ricercatori o di chi è nei posti di vertice, anche nella pubblica amministrazione, è ancora costituita da uomini. E questo è un problema: culturale, infatti abbiamo lavorato sull’educazione per abbattere stereotipi di genere duri a morire, ma anche sociale. La cura della famiglia – conclude – è ancora quasi tutta sulle spalle delle donne, che si devono dividere tra lavoro e casa. E con servizi poco presenti (anche se la Toscana costituisce un’eccezione favorevole), tutto questo diventa più difficile per una donna”.

“C’è innegabilmente un problema legato all’occupazione femminile: e questo nonostante le bambine siano spesso le allieve più attente e brave a scuola – sottolinea l’assessora all’istruzione e al lavoro della Toscana Cristina Grieco -. Le donne trovano lavoro con maggiore difficoltà e in molti casi sono pagate meno dei colleghi maschi. Inoltre, dopo aver fatto un figlio, spesso si allontanano dal mondo del lavoro per non più farvi rientro. Per questo la Regione Toscana si impegna, ormai da tempo, per fare in modo che, anche a livello occupazionale, si affermi la parità di genere, che si deve sostanziare, in una parola, in parità di opportunità”.

Cristina Grieco annuncia poi che è allo studio l’elaborazione di un piano regionale teso proprio a favorire l’effettiva pari opportunità a livello di ingresso e permanenza nel mondo del lavoro con i medesimi livelli retributivi tra uomini e donne. “Occorre avere un’attenzione particolare per l’universo femminile anche nel settore del lavoro e della professionalizzazione – spiega -. A questo scopo riserveremo, nella prossima programmazione dei fondi strutturali europei, una serie di azioni mirate alla parità di genere e al
contrasto alle discriminazioni”.

Per quanto riguarda l’istruzione, secondo i dati Irpet, la quota di toscane laureate appariva superiore a quella maschile già nella seconda metà degli anni novanta. Negli ultimi anni la crescita è più accentuata per le donne e si amplia il dislivello generale. Attualmente nella fascia 25-29 anni la percentuale di donne laureate, pari al 31,1 per cento, è superiore di 9 punti a quella degli uomini, pari al 22,3 per cento. Nella fascia 30-34 il divario aumenta a 13 punti con le donne al 36,2 per cento e gli uomini al 23,2 per cento. L’ampia distanza di genere a favore delle donne nei livelli d’istruzione è una particolarità italiana e toscana che ci distingue dalla media europea.

Per l’occupazione la Toscana mostra invece, rispetto alla media italiana, alti tassi di partecipazione nel mercato del lavoro delle donne. Secondo i dati Istat relativi all’ultimo trimestre 2018 l’occupazione femminile ha superato in Toscana la soglia dei 60 punti percentuali ben 11 in più della media nazionale ferma al 49,5 per cento. Anche i livelli di disoccupazione femminile sono più bassi della media italiana, intorno al 9 per cento. E la percentuale di donne occupate cresce se cresce il livello di istruzione: il 78 per cento delle toscane laureate tra i 25 e i 54 anni sono attive nel mercato del lavoro, contro il 67 per cento della media italiana.

Nonostante questi risultati le differenze di genere restano ancora elevate. Gli uomini occupati sono infatti il 72,7 per cento, rispetto al 60,5 per cento. Inoltre tra le donne occupate il 30 per cento svolge un lavoro part-time ma il 19 per cento lo fa involontariamente, ossia preferirebbe lavorare a tempo pieno. Se poi si guarda dentro la cornice del lavoro si notano le maggiori disparità e riguardano i settori di attivià, le retribuzioni, il tipo di contratto, le carriere. In Toscana, così come a livello nazionale, per esempio, cresce la percentuale di lavoratrici che lasciano il lavoro perché non ce la fanno a gestire lavoro e figli. Nel corso del 2018 nella regione, 2958 donne sono uscite dal mercato del lavoro, con un aumento del 33 per cento rispetto all’anno precedente. Tra le motivazioni più frequenti l’incompatibilità tra
l’occupazione lavorativa e le esigenze di cura della casa e della famiglia. In sostanza per la donna, una volta diventata madre, aumentano le probabilità di lasciare in via temporanea, se non definitiva, il lavoro.

Per quanto riguarda i settori di lavoro, a presenza femminile è significativa soprattutto nel terziario: nel commercio e nel turismo è maggiore di quella degli uomini mentre nei servizi pubblici ossia istruzione e sanità, le donne sono più del doppio degli uomini. Evidente invece è la disparità quando si guardano le posizioni di vertice occupate: la quota di dirigenti donna ammonta allo 0,1 per cento e anche la posizione di donne in posizione di quadro non raggiunge il 2 per cento; più elevata quelle delle libere professioniste che si attesta al 6 per cento.

La rappresentanza politica in Toscana è più rosa rispetto alle alla media italiana. Si ha infatti una presenza significativa di donne negli enti locali, anche se si resta al di sotto del 50 per centi. Alcuni esempi: la quota di donne sindaco e assessore comunale è al 39,4 per cento, mentre rimane al 19,9 per cento nella media italiana, quella di consigliere comunale al 35 rispetto al 30 nazionale mentre la quota di donne nel Cda di controllate pubbliche è al 29 per cento, 1 punto in più rispetto alle altre regioni.