
Secondo il governatore è necessaria dopo il sì al referendum e per contrastare i cambiamenti climatici
Acqua pubblica: non se, ma come e quando. Era questo il tema del convegno che si è svolto questa mattina (17 gennaio) all’auditorium del consiglio regionale sul volere della consigliera Serena Spinelli. “L’acqua deve tornare ad avere una gestione pubblica – ha affermato il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi -. E’ quanto i cittadini hanno chiesto con chiarezza in un referendum, e che io ritengo sia necessario per gestire una risorsa importante e limitata, e soggetta a crisi sempre più ricorrenti a causa dei cambiamenti climatici”.
Il presidente ha evidenziato che sarebbe possibile avviare già in questi mesi il processo di ripubblicizzazione del servizio idrico. “E’ già stata predisposta – ha spiegato – una bozza della proposta di legge con un piano che permetterebbe, senza aumenti tariffari, di liquidare le aziende private al termine delle concessioni permettendo di tornare, nell’arco di un certo periodo di tempo, all’acqua pubblica. Se si vuole è possibile approvarla prima della fine della legislatura”.
Nel suo intervento Rossi ha voluto evidenziare come, ai fini di un miglioramento dei servizi si sia rivelato in passato utile anche l’ingresso dei privati. “La scelta effettuata nei primi anni duemila di adottare la forma di gestione di una società mista con la presenza minoritaria ma con percentuali significative (dal 40 al 45 per cento del capitale sociale) di uno o più partner privati era giustificata dalla situazione dei servizi idrici in quegli anni: nella maggior parte del territorio toscano i servizi idrici erano gestiti direttamente dai comuni, con sempre maggiore scarsità di personale specializzato e di risorse finanziarie per gli investimenti. Oggi la situazione gestionale appare completamente diversa e tale che le aziende siano perfettamente in grado di operare senza la presenza di gruppi aziendali privati”.
A spingere decisamente verso il ritorno alla gestione pubblica ci sono per Rossi, soprattutto due elementi: la volontà dei cittadini e le conseguenze dei cambiamenti climatici.“Non c’è stata consultazione elettorale del 2000 in poi che abbia avuto un esito così netto e come il referendum sulla pubblicizzazione dell’acqua del 2011. Un pronunciamento così ampio e trasversale non può essere disatteso – ha detto per poi parlare dei cambiamenti climatici -. A cadenza di 4 anni si ripresentano eventi siccitosi che abbiamo saputo sin qui fronteggiare ma di fronte ai quali occorre l’azione energica e lungimirante di un gestore unitario e pubblico”. L’ottica pubblica, per Rossi, servirà poi a affrontare le questioni idriche non solo con la logica dell’emungimento ma anche con quella del risparmio e della lotta allo spreco.
“Occorrerà una società di dimensioni adeguate – ha spiegato – possibilmente regionale sia per la vastità e complessità dei problema, sia per governare nel modo migliore bacini idrici esistenti che hanno dimensioni regionali”. Rispetto alle posizioni di alcuni sindaci critici sul possibile affidamento della gestione a un operatore unico su scala regionale, Rossi ha detto di comprendere questo desiderio di mantenere una dimensione locale, ma di ritenere che occorra una programmazione regionale capace di dare gli indirizzi e di compiere le scelte di fondo.
Sulla questione è intervenuta anche la Cgil Toscana, per chiedere che il tema della ripubblicizzazione del servizio idrico diventi centrale anche nella campagna elettorale delle regionali. “Valutiamo positivamente che sul tema della ripubblicizzazione del servizio idrico si siano espressi a favore il presidente della Regione, la maggioranza dei comuni nell’assemblea dell’autorità idrica toscana e la stragrande maggioranza dei sei ambiti di gestione territoriale – ha commentato Maurizio Brotini -. Bisogna passare immediatamente dalle parole ai fatti, a partire da questo ultimo scorcio di legislatura regionale. E’ necessario che il governo nazionale vari una legge che favorisca tempi brevi per le realtà che hanno già deciso il processo di ripubblicizzazione, è utile poi che il consiglio regionale, con un arco di forze più ampio dell’attuale maggioranza, cioè con tutte le forze politiche che si sono espresse a favore della ripubblicizzazione, voti leggi o atti di indirizzo vincolanti sulla questione. E’ fondamentale inoltre che questo tema sia centrale nel dibattito della campagna elettorale delle regionali, e che le varie forze politiche si esprimano chiaramente su come la pensano”.
“Come Cgil – conclude Brotini – riteniamo che il processo di ripubblicizzazione del servizio idrico debba andare di pari passo con la valorizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici sia delle aziende che direttamente gestiscono il ciclo delle acque, sia delle varie aziende del sistema complessivo, rispetto a cui auspichiamo percorsi di reinternalizzazione nei futuri assetti di gestione e governance del ciclo integrato delle acque”.