Gioco d’azzardo patologico: dalla Regione 6 milioni di euro per contrastarlo

11 febbraio 2020 | 13:24
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Gioco d’azzardo patologico: dalla Regione 6 milioni di euro per contrastarlo

In Toscana, così come in Italia, il gioco d’azzardo continua a crescere. Cambiano le abitudini, con sempre più utenti che si spostano su Internet per trovare portali specializzati dedicati a giochi d’azzardo come la roulette, le slot, il poker o il Blackjack online ma, nel suo insieme, la “febbre” per il gambling non si arresta.

A preoccupare non è il gioco in sé, ma l’eccesso che porta ad una vera e propria patologia ribattezzata ludopatia o GAP, acronimo che sta per Gioco d’azzardo patologico. Proprio su questo fenomeno, la Regione Toscana ha da tempo focalizzato la sua attenzione con una nuove Legge dedicata ad hoc al problema promulgata nel 2018. Tra i principali aspetti di questa normativa ricordiamo l’istituzione di un osservatorio regionale sul fenomeno della dipendenza da gioco, il divieto di apertura di centri di scommesse e gioco d’azzardo ad una distanza inferiore a 500 metri da vari luoghi sensibili e la realizzazione di campagne di prevenzione e sensibilizzazione sul tema con particolare attenzione ai giovani in età scolastica.

Regione Toscana: stanziati 6 milioni per contrastare il gioco d’azzardo patologico

Alla fine del 2019, su proposta dell’assessore al diritto alla salute e al sociale Stefania Saccardi, la Giunta Regionale Toscana ha stanziato 6 milioni di euro per contrastare il gioco d’azzardo patologico. Questo finanziamento servirà a portare avanti gli obiettivi della legge promulgata sul tema con un’azione di prevenzione, conoscenza e ricerca approfondita del fenomeno ma anche di supporto concreto alla persone con problemi di GAP e alle loro famiglie: previsto tra l’altro un potenziamento dei servizi sociosanitari di comunità rivolti al cittadino.

Il fenomeno GAP in Toscana: numeri e caratteristiche

Secondo quanto riferito dall’ARS, l’agenzia regionale di sanità, i giocatori patologici e problematici in Toscana sono tra lo 0.5 e lo 0.76 percento della popolazione con alcuni segmenti di popolazione maggiormente vulnerabili a cominciare dagli adolescenti dove il problema arriva a riguarda tra il 5 ed il 6 percento con circa 13 ragazzi toscani a rischio. I maschi giocano in misura quasi doppia rispetto alle femmine, ma il GAP non è assolutamente un problema solo per gli uomini.

Quanto si gioca d’azzardo a Lucca?

Stando agli ultimi dati disponibili dell’agenzia delle dogane e dei monopoli di stato riferiti a febbraio 2019, la provincia di Lucca è la terza in Toscana per spesa pro capite più alta destinata ad ogni forma di gioco d’azzardo. Ogni cittadino lucchese, di media, spende 1.403 euro ogni anno, cifra più alta di quella registrata a livello regionale che si è fermata a 1.304. Più dei lucchesi in Toscana, spendono soltanto gli abitanti della provincia di Prato (2.948 euro pro capite) e quelli di Massa Carrara (1.492). Dietro Lucca troviamo invece la provincia di Pistoia (1.325) e Livorno (1.255) seguita poi dal capoluogo Firenze (1.188).

La curiosità: a Lucca il primo casinò d’Europa

Il rapporto fra Lucca ed il gioco d’azzardo comunque è davvero storia antica visto che nel 1837 aprì a Bagni di Lucca il primo casinò d’Europa in assoluto. L’idea venne all’allora duca di Lucca, Carlo Ludovico di Borbone, che ordinò la realizzazione dell’opera ad un famoso architetto del tempo: Giuseppe Pardini. Quando la sala da gioco aprì i battenti, si cominciò a giocare al biribisso, considerato l’antesignano della più famosa roulette che successivamente arrivò anche in questo casinò.

Con un’ottima intuizione di marketing degna dei tempi attuali, il Duca ordinò di far costruire la sala da goco vicino alle sorgenti termali che dai tempi degli etruschi e degli antichi romani venivano rinomate per le loro proprietà salutari e di benessere. Il casinò rimase aperto poi fino al 1953 mentre oggi è la sede di un rinomato ristorante e di varie associazioni