Lavoratori stranieri, Cgil e Camere del lavoro: “Regolarizzarli subito”

I sindacati chiedono un provvedimento ‘serio e coraggioso’ che abbatta il nero e il caporalato
“Sono anni che chiediamo un concreto superamento della legge Bossi-Fini. Dopo anni in cui i governi che si sono succeduti hanno pensato solo a stringere le maglie e rendere più difficile la presenza straniera in Italia, accogliamo con favore l’apertura verso una ‘sanatoria’”.
Apre così la nota di Cgil Toscana e dei coordinamenti immigrazione delle Camera del lavoro lanciando un appello a favore della regolarizzazione dei lavoratori stranieri.
“I 600mila lavoratori e lavoratrici presenti in modo irregolare in Italia sono un ferita aperta per la nostra comunità – scrivono – Sono nostri compagni e colleghi di lavoro gravemente sfruttati su cui però poggia un pezzo importante della produzione del valore. E su cui poggia gran parte dell’illegalità diffusa e della criminalità organizzata veri problemi per il sistema economico e sociale anche toscano”
“Gli stranieri irregolari – si legge – non vanno regolarizzati solo perchè lo chiedono imprese che con il coronavirus si sono trovate scoperte di manodopera. O perchè fanno lavori che gli italiani non vogliono fare. Chiediamo di regolarizzarli tutti perchè sono una parte importante del nostro paese, sono persone non solo che svolgono ruoli imprescindibili in economia (dall’agricoltura all’edilizia, dalla cura alla persona alla manifattura), ma soprattutto perchè hanno speranze e ambizioni di rendere migliori le loro vite. Le loro speranze sono quelle della Cgil: un mondo più giusto, privo di sfruttamento e libero dal bisogno”.
“Chiediamo un nuovo modello di sviluppo – concludono – regolarizzare chi per anni è rimasto sfruttato e senza voce non può che essere il primo passo. Se il governo lo farà, l’Italia diventerà per tutti un Paese migliore. Per questo serve un provvedimento serio e coraggioso che non abbia limiti temporali o di settori di lavoro, in modo da abbattere efficacemente il fenomeno del lavoro nero e del caporalato”.