
Gruppo in apprensione dopo l’elaborazione del nuovo Piano integrato del parco di Migliarino San Rossore e Massaciuccoli
“È attualmente in corso di elaborazione il nuovo Piano integrato del parco di Migliarino San Rossore e Massaciuccoli. Nel leggere il testo abbiamo riscontrato diversi motivi di apprensione, viste la recenti dichiarazioni delle amministrazioni comunali di Pisa e Viareggio. I due punti che ci lasciano perplessi sono quelli relativi alla gestione dei boschi e ai confini del parco”.
Extinction Rebellion Toscana espone i dubbi sulla questione del nuovo piano integrato del parco di Migliarino San Rossore, una delle aree verdi più importanti della regione.
“Per quanto si attiene al primo – spiegano – viene giustamente ribadito che la gestione forestale deve avere come priorità la conservazione dei valori naturalistici e storici per la tutela dei quali il parco è stato istituito. Siamo totalmente d’accordo e speriamo che questo sia il segno di un effettivo cambio di rotta rispetto alla gestione attuale, in cui si tagliano le pinete più vecchie (con grave danno anche per la lecceta resiliente sottostante), mentre non si diradano gli impianti recenti che ne hanno urgentissimo bisogno”.
“Ad oggi metà della terra e tre quarti delle acque dolci del mondo, vengono utilizzate per alimentare delle città che hanno letteralmente divorato il territorio dalle nostre parti ancor più che altrove – proseguono – Il parco è infatti un francobollo isolato in una delle aree più densamente urbanizzate d’Europa e sarebbe il caso, non solo sulla carta, di salvare il salvabile di ciò che rimane della biosfera e del paesaggio”.
“Ricordiamo infatti – si legge – che i boschi sono vitali per mitigare l’inquinamento atmosferico, le ondate di calore e la siccità che già mietono decine di migliaia di vittime ogni anno in Italia e che questa funzione è tanto più importante e diretta, quanto più i boschi sono vicini alle città. A questo proposito si parla sempre più di ‘forestazione urbana’, proprio mentre le amministrazioni comunali d’Italia sembrano unite nello sterminare il già insufficiente patrimonio arboreo di cui dispongono”.
“Il secondo punto risulta più complicato – spiega Extinction rebellion Toscana – perchè nei documenti di avvio del procedimento si parla di ‘definire dei confini certi’ per il parco. Queste parole suonano strane, visto che esiste una legge istitutiva ed una cartografia ufficiale che da 40 anni indicano con assoluta chiarezza quali siano i confini e la superficie del parco”.
“Occorre comunque precisare – continua il gruppo – che dei 23.139,98 ettari del parco, 14.146,86 ricadono in ‘area interna’ e 8.993,12 in ‘area esterna, una dicitura infelice che da adito a molti equivoci. La differenza fra le due tipologie è che nelle aree interne, oltre a tutti i normali vincoli, vige anche il divieto di caccia, nelle aree esterne ne sono invece consentite alcune forme. Un compromesso ragionevole che non dovrebbe essere rimesso in discussione, ad esempio cambiando lo status delle aree esterne (o parte di esse) in aree contigue, che sono tutt’altra cosa”.
“La differenza è importante perchè le regole cambierebbero radicalmente, soprattutto per quanto riguarda l’urbanistica – commentano – Nelle aree esterne i permessi edilizi dipendono dal parco, mentre nelle aree contigue dipendono dai comuni. Questo ci riporta alle dichiarazioni rilasciate in varie occasioni da diverse amministrazioni comunali, tutte incentrate su nuove strade, nuove costruzioni, con ulteriore pressione antropica su quello che resta del nostro polmone verde. Una cosa che ricorda da vicino coloro che pensano di curarsi il covid-19 fumando di più. – concludono da Extinction Rebellion Toscana – Noi siamo convinti che la qualità della nostra vita e della nostra salute dipendano dalla disponibilità di acqua dolce, aria pura, terra fertile, biodiversità e da un clima mite. Questi sono i veri beni a cui teniamo, per salvaguardare i quali si può ben rinunciare a qualche tonnellata di cippato, a qualche chilometro di strade e a qualche ettaro di nuove costruzioni”.