Report della Banca d’Italia conferma: le cartiere hanno fatto resistere la provincia di Lucca all’effetto pandemia

Oltre l’80 per cento di calo del turismo, invece, per le località della Versilia
È stato pubblicato dalla Banca d’Italia, nei giorni scorsi, il report annuale 2021 sull’economia della Toscana.
A Lucca e provincia è stato il comparto cartario a reggere più di tutti gli altri consentendo di ridurre di molto l’inevitabile trend negativo regionale. Il turismo invece è stato ovviamente il settore maggiormente colpito dalla crisi. Insomma anche per Bankitalia a Lucca a trainare i numeri generali dell’economia locale sono le cartiere.
La pandemia di Covid-19, delineatasi in Italia dai primi mesi del 2020, si è diffusa rapidamente anche in Toscana, determinando forti ripercussioni sul sistema economico regionale, sebbene differenziate tra i principali settori. In base alla rilevazione condotta da Confindustria Toscana Nord su un campione di imprese manifatturiere lo scorso anno la produzione è scesa di quasi un quinto (20%) nella provincia di Prato, specializzata nel tessile e abbigliamento; il calo è stato meno intenso nelle province di Pistoia (-11,4 per cento) e di Lucca (-5,4), quest’ultima caratterizzata da una forte presenza del settore cartario, che ha mostrato un andamento meno sfavorevole trainando l’intera economia locale.
Nella provincia di Firenze, secondo un’analoga indagine condotta dalla Camera di Commercio, l’attività manifatturiera sarebbe scesa del 17,8 per cento. L’indicatore della produzione industriale elaborato dall’Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana (Irpet) segnala un calo del 14,7 per cento nel complesso della regione.
Il comparto turistico è stato tra i più colpiti dalla pandemia. Nel 2020 gli arrivi e le presenze turistiche in regione si sono più che dimezzati rispetto all’anno precedente. La flessione è stata più intensa per la componente straniera e per le strutture alberghiere. I flussi si sono quasi azzerati nei mesi da marzo a maggio; la loro dinamica è poi migliorata durante l’estate, a beneficio soprattutto delle zone costiere, per poi peggiorare di nuovo in autunno con l’avvio del secondo lockdown.
L’area fiorentina e la Versilia sono quelle che, nel complesso, hanno subito il calo più marcato delle presenze (-80,7 per cento); di contro, in Maremma e sulla Riviera apuana le contrazioni sono state le più contenute (inferiori al 30%). In base all’indagine sul turismo internazionale della Banca d’Italia, la spesa dei viaggiatori stranieri si è drasticamente ridotta (-69 per cento; -61 a livello nazionale). Oltre a una flessione più marcata del numero delle notti trascorse in regione rispetto al complesso del Paese, vi ha inciso una diminuzione più intensa della spesa media per pernottamento: la Toscana ha risentito maggiormente del forte calo del turismo extra-europeo, in cui risulta specializzata, caratterizzato da livelli di spesa più elevati.
Lo “choc straordinario” determinato dalla pandemia è stato arginato grazie alle moratorie e ai prestiti garantiti dallo Stato, ai quali le imprese toscane hanno fatto forte ricorso. Sono infatti 100mila le aziende della regione che ne hanno beneficiato, per un valore di 10 miliardi di euro. A chiedere i prestiti soprattutto l’industria tessile e, nei servizi, il turismo. Più in generale nella regione il ricorso alle misure dello Stato sono state superiori a livello nazionale in tutti i settori: manifattura, servizi e costruzioni.
Secondo elaborazioni di Bankitalia su previsioni del Fondo monetario internazionale, però, nel 2021 è prevista una crescita di circa il 9 per cento della domanda potenziale rivolta alla regione, che consentirebbe di recuperare interamente il calo subito nel 2020 pari appunto al 9%. I segnali di ripresa ci sono ma la strada è ancora lunga purtroppo.