Il dossier

Criminalità organizzata e corruzione in Toscana, addio al rapporto annuale

17 febbraio 2023 | 10:35
Share0
Criminalità organizzata e corruzione in Toscana, addio al rapporto annuale

Dopo due rinnovi triennali la Regione non ha ratificato l’accordo con la Scuola Normale di Pisa

Addio al rapporto annuale sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione in Toscana, almeno nella versione in collaborazione tra Regione e Scuola Normale Superiore di Pisa, quello presentato lo scorso 16 dicembre, il sesto, è stato l’ultimo. Nei giorni successivi, infatti, dopo due rinnovi triennali la Regione non ha ratificato l’accordo con il prestigioso ateneo Pisano. Questo è stato possibile perché il 29 dicembre scorso nella legge regionale di stabilità sono state apportate alcune modifiche alla normativa che regolamentava anche la pubblicazione del dossier annuale su corruzione e mafie in Toscana, e non solo. Due  sole modifiche alla legge regionale 11 del 10 marzo 1999 (Provvedimenti a favore delle scuole, delle Università toscane e della società civile per contribuire, mediante l’educazione alla legalità e lo sviluppo della coscienza civile democratica, alla lotta contro la criminalità organizzata e diffusa e contro i diversi poteri occulti) ma che aprono scenari completamente diversi rispetto al passato. Ecco cosa è successo.

Le modifiche alla legge regionale 11 del 1999

Innanzitutto il 29 dicembre scorso è stato modificato il comma 2 bis dell’articolo 5 della legge del 1999 che fino a prima di quella data prevedeva che: “Il Centro di documentazione cultura della legalità democratica, nell’ambito delle attività di cui all’articolo 1, comma 2 , lettera b), elabora un rapporto annuale di analisi e rilevazione sui fenomeni corruttivi e di infiltrazione criminale; il rapporto è pubblicato sul sito istituzionale della Regione Toscana”. Questo comma è stato sostituito con: “Il Centro: cura la gestione della documentazione, acquisita direttamente o ricevuta da soggetti pubblici e privati; gestisce una banca dati sui fenomeni corruttivi e di infiltrazione mafiosa in Toscana; sulla base dei dati forniti dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, cura la pubblicazione sul sito istituzionale della Regione della documentazione disponibile sui beni confiscati presenti in Toscana, con il proposito di facilitare la conoscenza dei beni e le azioni degli enti locali finalizzate al riutilizzo sociale; svolge le altre attività individuate, in coerenza con le finalità della presente legge, con la deliberazione di cui al comma 3”. E poi è stato modificato anche il comma 3 dell’art. 5 della legge del 1999 e se prima era questo: “L’organizzazione ed il funzionamento del Centro sono disciplinate con deliberazione della Giunta regionale”; ora è diventato: “L’organizzazione e il funzionamento del Centro e le modalità di svolgimento delle sue attività sono disciplinate con deliberazione della giunta regionale”.

Cosa cambierà nel 2023 in concreto

La giunta regionale Toscana non ha più nessun obbligo di pubblicazione del report annuale su corruzione e criminalità organizzata con le modifiche apportate a dicembre scorso, se non in riferimento ai beni confiscati alle mafie. Curerà i dati che acquisisce in materia di corruzione e mafie, gestirà una banca dati ma per quel che riguarda le pubblicazioni non ha più nessun obbligo,  escluso quello relativo ai beni confiscati alle mafie. Tutto il resto sarà deciso a discrezione della giunta regionale che ha anche aggiunto, nel secondo comma di legge modificato, la parola “modalità”. La giunta regionale deciderà se pubblicare, cosa, pubblicare, quando pubblicare, con chi collaborare e soprattutto come pubblicare. Perché il “Centro di documentazione cultura della legalità democratica”, nato nel 1994, il primo in Italia, che però all’epoca si chiamava “Centro di documentazione sulla criminalità Organizzata e i poteri occulti”, per la stessa normativa regionale (la n. 11 del 1999) ora modificata in parte, da sempre “ha sede presso la giunta regionale e costituisce strumento di raccolta e di diffusione ai cittadini e alle istituzioni di ogni documentazione utile al perseguimento delle finalità della presente legge”. Di volta in volta dunque sarà la giunta regionale a stabilire cosa fare in termini di pubblicazioni ufficiali dell’ente su corruzione e mafie in Toscana.