Caterina di Russia riletta con gli occhi dell’oggi da Marco Natalizi

L’ultima biografia della zarina più famosa ha ricevuto il plauso di Paolo Mieli. La recensione di Luciano Luciani
Sostenitrice dei princìpi illuministici, ma autocrate ferocemente classista; sensibile ai temi del progresso civile e della diffusione della cultura, però disattenta alle condizioni disumane in cui versava la massa sterminata dei servi della gleba, Caterina II di Russia (Stettino, 1729 – San Pietroburgo, 1796) attraversa la storia europea della seconda metà del Settecento da indiscussa protagonista: una figura femminile che finirà per assumere connotati quasi mitici sia per la sua perennemente ostentata brama di potere e il conseguente ricorso alla violenza, sia per l’aspirazione a una fama capace di travalicare i confini imperiali.
Continuatrice dei piani di modernizzazione ed espansione territoriale di Pietro il Grande, questa donna, alternando e intrecciando con intelligenza e spregiudicatezza le armi e la diplomazia, seppe ben rafforzare la posizione della Russia come potenza di prima grandezza nel contesto europeo. Nel trarre un bilancio complessivo della poliedrica attività di questa sovrana non è facile sottrarsi al fascino delle leggende accumulatesi intorno a lei e alla sua opera: dai racconti a forti tinte che la dipingono come la “Messalina del nord”, sovrana dagli appetiti sessuali smisurati, capace di disporre dei propri amanti alla stessa stregua dei sudditi su cui comanda con modi autoritari, alle narrazioni che la raffigurano come la monarca illuminata capace di rapportarsi con il fior fiore dell’intelligenza filosofica europea e figura salvifica che avrebbe definitivamente allontanato dall’occidente la minaccia ottomana.

Certo è che la zarina che favorì la libertà di stampa, fondò istituti d’istruzione inferiore e superiore per i maschi e per le femmine, promosse la cultura dei lumi a corte, nella nobiltà e tra le élites intellettuali, è la stessa Caterina che chiuse la sua esistenza spaventata e angosciata per la vicenda rivoluzionaria che stava agitando la Francia. Un’eroina, dunque, della storia europea, ricca di contrastati chiaroscuri.
La sua biografia viene oggi riproposta, con una lettura aggiornata e criticamente validata, in un volume, Caterina di Russia, pp. 420, edito dalla prestigiosa casa editrice romana Salerno in questi giorni in libreria. Ne è autore Marco Natalizi, docente di storia dell’Europa orientale all’università di Genova, noto al pubblico lucchese per essere stato per molti anni direttore della Fondazione Mario Tobino, che, utilizzando lettere, diari, e documenti provenienti da archivi finalmente messi a disposizione degli storici insieme ai più recenti contributi storiografici del panorama russo e non solo, mette a fuoco una personalità che ha segnato la moderna storia europea, risultando, però, ancora in gran parte prigioniera di un’epopea incerta tra storia, tradizione leggendaria e folklore.
Dalle pagine del libro il lettore potrà rendersi conto in maniera documentata non solo delle ragioni, degli interessi geopolitici e delle passioni che hanno agitato solo questa figura ambiziosa e carismatica, ma anche delle propensioni, dei progetti e degli appetiti, non sempre chiari e confessabili, che mossero le classi dirigenti della società europea tardo settecentesca alla vigilia del turbine napoleonico. Un’operazione storiografica di grande novità e interesse, quella operata dallo storico lucchese che vive da molti anni con la famiglia a Capannori: è piaciuta a Paolo Mieli che nel Corriere della sera dell’8 giugno scorso ha voluto dedicare a Caterina e al suo ultimo biografo ben due pagine dell’inserto Cultura di quel quotidiano.
Marco Natalizi, Caterina di Russia, collana Profili, Editore Salerno, Roma 2021, pp. 420, euro 32,00
Luciano Luciani