Ritorna il noir col sorriso di Monica Zoe Innocenti

La recensione di Luciano Luciani per l’ultima fatica dell’autrice
Diciamo la verità: il noir, inteso come la variante “cattiva” del tradizionale romanzo poliziesco, comincia alquanto a stancare. Ormai lo praticano in troppi e i suoi sgualciti protagonisti (commissari di polizia o graduati dei carabinieri in disarmo, avvocati falliti e/o giornalisti privi di qualità e/o di morale, che si muovono su scenari di corruzione generalizzata e violenza diffusa), sono diventati ripetitivi e sempre un po’ troppo uguali a se stessi: poche le novità e fin troppo ferreo il rispetto di un canone mai codificato ufficialmente ma sempre vincolante.
Dunque, anche i simpatici antieroi inaugurati mezzo secolo fa da Scerbanenco e da allora impegnati su nostrani scenari, metropolitani o provinciali, finiscono ormai per produrre nel Lettore fastidiose sensazioni di deja vu. Un effetto di saturazione contraddetto talora e nei casi migliori dall’irruzione dell’elemento irrazionale o fantastico all’interno di una storia di quotidiana normalità (Baldini); dall’abilità nell’impaginazione di una vicenda complessa (Simi); dall’accattivante recupero memoriale in chiave gialla/noir di un’Italia che non c’è più (Vichi, Gori)… Meno male, ma rimane l’impressione che la stagione del noir italiano sia ormai in via di esaurimento.
Poi, però, capita di imbattersi in pagine come Le mari en noire allora qualche speranzella sui destini dei generi e sottogeneri preferiti torna a fare capolino… A suo tempo avevo cominciato a leggere il romanzo della Innocenti pregiudizialmente provvisto di una buona dose di scetticismo, convinto di ritrovarmi alle prese con l’ennesima rielaborazione in salsa toscano/lucchese di convenzioni risapute. Invece, fin dal primo dipanarsi della sua storia, l’Autrice dimostrò di conoscere bene le strade per arrivare al cuore e alla intelligenza del Lettore e saper riscattare le convenzioni del genere con una garbata ironia e lo spirito simpaticamente anarchico che dal principio alla fine intridono il romanzo.
Accattivante il/la protagonista, credibili gli scenari provinciali (la città e la provincia di Lucca, con i suoi territori dal mare della Versilia alla Piana lucchese), aggiornati alla contemporaneità gli stili di vita, i comportamenti e la mentalità dei personaggi. Ma i risultati migliori la Innocenti li ottiene con una scrittura brillante e una vis comica fuori dall’ordinario: un divertente impasto, in cui la lingua di comunicazione si mescola con azzeccati toscanismi, con il linguaggio dei fumetti, con la cordiale presa in giro dei modi vernacoli di Camilleri, con una girandola di citazioni che provengono tanto dalla letteratura, quanto dal cinema degli ultimi 30/40 anni…
Ora mescolate il tutto, aggiungete qualche riferimento colto alla mitologia greca, inserite qua e là nei momenti giusti i ricordi della magica tromba di Chet Baker… Et voilà, il romanzo è servito.
Piacciono, queste pagine, anche a un regista cinematografico di valore assoluto come Pupi Avati che in proposito così si esprime: “La temperatura del giallo è alta fin dalle prime battute e si mantiene tale costantemente. Gli ingredienti ci sono tutti per un giallo contemporaneo d’impatto”.
Un raro noir col sorriso: lieve, spiritoso, scanzonato, irriverente. Mai banale. Ne sentivamo la mancanza e siamo grati alla scrittrice lucchese, che, rieditando il suo romanzo già uscito alcuni anni fa, ci ha offerto la possibilità di tornare a gustarne il sapore.
Monica Zoe Innocenti, Le mari en noir, Amazon, foto e grafica di copertina di Paolo Cecchini, pp. 114, Euro 10,00