Rivoluzione indie a Sanremo, Effenberg: “Ottimo segnale. Io all’Ariston? Mai dire mai”

Il cantautore lucchese commenta l’ultima edizione del festival della canzone italiana in attesa di tornare a esibirsi dal vivo
Nell’anno della ribalta degli ‘indie’ a Sanremo, lontano dai grandi palchi, i musicisti indipendenti continuano a produrre anche se costretti, in qualche modo, a lasciare la loro musica ‘sospesa’ nel vuoto delle sale da concerto.
Tra loro c’è Stefano Pomponi, in arte Effenberg, cantautore lucchese che con il nuovo circuito pop indipendente ha condiviso palchi e radici. Nel 2017 il debutto ufficiale con l’album Elefanti per cena, interamente autoprodotto, gli permette di girare e farsi conoscere, di esibirsi al concerto di Radio Italia Live in piazza Duomo a Milano con il brano Economia circolare – realizzato in occasione della campagna di sensibilizzazione di Legambiente – per arrivare ad aprire i concerti del tour estivo di Luca Carboni nel 2019, fresco dell’uscita del secondo album Il cielo era un corpo coperto.
Nell’ultimo singolo uscito nel maggio dello scorso anno, Merlo, Effenberg canta un’inedita quotidianità fatta di lavatrici, condomini, torte di mele, merli indiani e antenne della televisione. Nonostante la pandemia abbia costretto l’artista lontano dai palchi, infatti, i testi del cantautore non hanno mai smesso di trasformarsi in musica anche se questa, per un breve periodo, ha preso il sopravvento sulle parole. Come in Alma querida, dove l’artista ha scelto la lingua spagnola per ‘alleggerire’ il clima di tensione di quei mesi. La scelta quindi di una ‘Musica leggerissima’, per citare il brano sanremese di Colapesce e Dimartino, cantautori ai quali Effenberg si ispira insieme ai classici Dalla e Battisti o ai contemporanei Luca Carboni, Riccardo Sinigallia, Iosonouncane o Andrea Laszlo de Simone.
Influenze che si ritrovano a loro volta nei singoli di Effenberg, orecchiabili, intimi e mai banali. Testi che raccontano storie di vita quotidiana ma anche di impegno sociale con un piede nel presente e uno sguardo al futuro. Futuro che a breve vedrà il cantautore impegnato nell’uscita del nuovo singolo, per la prima volta fuori con una nuova etichetta di Milano, sempre accompagnato dai musicisti e compagni d’esordio Filippo Guerrieri, Emmanuele Modestino, Paolo Sodini e Piero Perelli. Il pezzo farà poi parte di un album in uscita a settembre.
“Se la parte produttiva non è mai rimasta in standby, ad avere risentito del lockdown è la parte principale del lavoro di un’artista, quella del live, della scoperta e del contatto con il pubblico – racconta Effenberg – Come un pittore non può dire realizzata a pieno la sua opera se questa non viene mostrata, allo stesso tempo un musicista non può dire completa la sua musica se il suo brano non viene ascoltato da un pubblico. Certo, gli eventi in streaming possono essere in questo periodo una buona parentesi, ma la musica dal vivo rimane un’altra cosa”.
Se l’assenza di pubblico si è fatta sentire anche sul palco dell’Ariston ciò che non è mancato in questo Sanremo è stato l’ingresso – in massa – dell’indie sul palcoscenico della musica italiana.
“Sono contento che il genere sia approdato al Festival e sia stato riconosciuto come una nuova realtà affermata sulla scena musicale – commenta Effenberg -. Negli anni ‘70 era normale accendere la televisione e trovare Battisti o Gaber o qualsiasi altro artista cantare. Oggi no, la musica è stata relegata in un angolino per un pubblico di nicchia quindi non può che essere una conquista il fatto che artisti come Colapesce o Dimartino trovino posto e siano apprezzati su quel palco, considerando la fatica che hanno fatto per arrivarci. Ma anche che una giovanissima e stravagante artista come Madame possa trovare uno spazio nel teatro dei giganti. Io a Sanremo? Mai dire mai, ma al momento non rientra nei miei piani”.
Jessica Quilici