La campagna di Russia nelle foto di Brancoli è diventata un podcast

Il fondo è conservato all’Archivio fotografico di Villa Bottini ed è stato protagonista al festival nazionale Archivissima
Generazioni. È stato questo il tema della quarta edizione di Archivissima, il festival nazionale dedicato alla promozione delle storie conservate negli archivi storici. Generazioni. Come il mestiere che passa da un nonno a un nipote, intenzionato a proseguire il sogno di chi, in famiglia, per cause di forza maggiore, non è riuscito a coltivarlo fino in fondo.
È questa la storia rispolverata dal nipote di Giampiero Brancoli e raccontata in occasione della notte degli archivi lo scorso venerdì (4 giugno). Filippo Brancoli Pantera è infatti diventato oggi un fotografo e giornalista professionista raccogliendo il testimone lasciato da suo nonno in una sorta di naturale continuazione generazionale. Un racconto per immagini proiettato nella sala Nobile di Villa Bottini e narrato attraverso alcuni estratti del diario di guerra scritto da Giampiero dalle voci del figlio Marco e del nipote Filippo. Estratti inseriti anche all’interno del breve podcast realizzato per Archivissima (ascolta) e pubblicati lo scorso anno in un omonimo libro dai familiari.
“Quando ho saputo che il tema di Archivissima di quest’anno sarebbe stato Generazioni ho subito pensato alla storia di Giampiero e Filippo Brancoli, uniti dalla passione per la fotografia – racconta Chiara Ruberti, coordinatrice dell’Archivio e del Photolux festival Lucca -. Così per la prima volta l’Archivio storico lucchese, grazie al nucleo di immagini sulla campagna di Russia conservate nel Fondo Brancoli, è uscito dalle dinamiche locali per partecipare a un importante festival nazionale”.
Un patrimonio di circa un migliaio immagini scattate in Russia dal fotografo in forze all’Armir tra il 1942 e il 1943 e conservate oggi insieme ad oltre 6 mila foto nel Fondo Giampiero Brancoli, uno dei 22 custoditi dall’Archivio fotografico lucchese Arnaldo Fazzi. Un resoconto della barbarie della guerra ma anche una trasposizione della vita quotidiana, del tempo che scorre lungo il confine nei ritratti dei militari e negli occhi delle popolazioni.
“Fotografare tutto e di tutto”. Era questo l’obiettivo della Leica di Giampiero Brancoli, unica arma in dote al fotografo dell’Armata militare italiana in Russia. Luoghi lontani, condizioni di vita di donne e bambini mischiate a operazioni militari. Con un’unica eccezione: un paesaggio vuoto, assente, silenzioso. È da questo scatto che è iniziato il percorso professionale del nipote, Filippo.




Perché se le immagini scattate in Russia hanno permesso all’Archivio fotografico lucchese di uscire da una dinamica locale, il fondo Giampiero Brancoli rimane un contenitore di memorie personali e cittadine che evadono dalla guerra. Tra queste rimangono conservate 200 lastre in vetro dedicate a Lucca, al patrimonio monumentale e paesaggistico della città, frutto delle capacità e della passione del fotografo. Scatti che nella seconda metà del Novecento furono divulgati come cartoline, forse sparse oggi in giro per il mondo.
Jessica Quilici