Neurodivergenze

D.S.A. e A.D.H.D.: sappiamo davvero cosa sono?

24 febbraio 2024 | 12:35
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D.S.A. e A.D.H.D.: sappiamo davvero cosa sono?

Paola Fusco, psicologa esperta nei disturbi del neurosviluppo fa chiarezza sui disturbi specifici di apprendimento e il disturbo da deficit di attenzione e iperattività

Negli ultimi anni, è diventato comune sentire queste sigle, sia nel linguaggio di tutti i giorni che sui social. Ma cosa significano davvero?
I disturbi specifici di apprendimento (D.S.A.) e il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (A.D.H.D.) sono due tipi di diversità nella nostra mente, chiamate neuro-divergenze. Questo significa che la mente funziona in modo diverso rispetto alla maggior parte delle persone.

La diversità risiede nel fatto che si discostano dalla media, ovvero dal modo di funzionare più comune tra le persone, che non rappresenta necessariamente la normalità. Questo concetto è fondamentale poiché ci sono molteplici approcci nell’elaborazione delle informazioni, che non vanno considerati come patologie ma come tratti distintivi della personalità. È importante capire che non sono malattie, ma caratteristiche individuali.

All’interno del Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali (DSM) vi è un intero capitolo dedicato ai disturbi del neurosviluppo, che rappresentano una vasta categoria di condizioni accomunate da due fattori principali: l’esordio in età infantile e una solida base neurobiologica. Queste condizioni, tutte diverse tra loro, includono sia i DSA che l’ADHD. Si contraddistinguono per una marcata predisposizione neurobiologica che ne facilita l’insorgenza, la quale, combinata con fattori ambientali come il contesto socioculturale, le relazioni familiari, l’ambiente scolastico, oltre all’influenza dei social media, ne condizionano la manifestazione.
Immagina che ognuno di noi abbia una “modalità di funzionamento” unica. Per alcune persone, questa modalità è diversa dalla norma, ma non è affatto strano o sbagliato. È solo un’altra forma di essere. I fattori esterni possono influenzare come queste diversità si manifestano.

Quindi, D.S.A. e A.D.H.D. sono solo due modi in cui alcune persone elaborano le informazioni e si comportano. Non sono malattie da guarire, ma piuttosto parte integrante della persona. È importante accettarle e capirle anziché giudicarle. Queste difficoltà rientrano tra le condizioni più comuni che colpiscono l’apprendimento. Coinvolgono abilità chiave come lettura, scrittura e calcolo. Ad esempio, la dislessia riguarda la difficoltà a leggere o a comprendere un testo, mentre la disortografia si manifesta con problemi nell’ortografia. La disgrafia comporta una scrittura poco leggibile o estremamente lenta, mentre la discalculia implica difficoltà nel comprendere i numeri e nelle operazioni matematiche.

È importante sottolineare che queste difficoltà non sono nuove né causate da pigrizia. Esistono da sempre, ma solo recentemente abbiamo iniziato a comprenderle meglio grazie alla ricerca scientifica. Oggi sappiamo che sono il risultato di un diverso modo di elaborare gli stimoli nel cervello.

La diagnosi di queste condizioni viene effettuata tramite una serie di test validati dalla letteratura scientifica, ma non tutti coloro che li affrontano ricevono una diagnosi formale. È comune che bambini e ragazzi vengano segnalati per problemi di apprendimento anche senza soddisfare i criteri diagnostici specifici per ADHD o DSA. Alcune persone potrebbero presentare altre condizioni o difficoltà sottosoglia che non raggiungono i punteggi sufficienti per una diagnosi di D.S.A., comprese difficoltà emotive evidenti che si manifestano soprattutto nell’ambiente scolastico.

Il disturbo da disattenzione e/o iperattività (A.D.H.D.) si manifesta attraverso una serie di comportamenti che possono essere suddivisi in tre aree: disattenzione, iperattività e impulsività. La disattenzione implica una difficoltà nel mantenere la concentrazione su uno stimolo per un periodo prolungato. Le persone con A.D.H.D. sono facilmente distratte, attratte da stimoli nuovi o non riescono a distinguere quali stimoli siano importanti. Questo può causare notevoli difficoltà quotidiane, specialmente considerando il ritmo veloce e le molteplici richieste del mondo moderno.

L’iperattività si manifesta a livello motorio, con movimenti che possono sembrare senza uno scopo preciso, come dondolarsi, giocare con le mani o muovere le dita. Tali comportamenti potrebbero servire a scaricare energia e favorire la concentrazione. Alcuni di questi movimenti sono necessari per i bambini e risultano difficili da controllare.

Infine, l’impulsività riguarda la difficoltà nel rispettare i turni nelle conversazioni, interrompere gli altri, fare domande non pertinenti o cambiare argomento improvvisamente. Questi comportamenti possono interferire con le interazioni sociali e l’apprendimento.

Attualmente, sui social media, è frequente imbattersi in persone che attribuiscono comportamenti vari all’A.D.H.D. Tuttavia, è cruciale sottolineare l’importanza di consultare esperti per una valutazione accurata. Non bisogna sottovalutare le sfide che queste persone affrontano. Persiste la credenza che queste diagnosi siano falsate o che le condizioni siano inesistenti; tuttavia, è importante riconoscere che tali difficoltà sono sempre esistite, ma non trovavano riscontro, mentre oggi abbiamo risorse e interventi disponibili. Inoltre, è fondamentale considerare che queste persone potrebbero sentirsi svalutate o etichettate ingiustamente come “pigre” o “esagerate”, quando in realtà le loro esperienze sono legittime e meritano attenzione e rispetto.

Le neuro-divergenze come D.S.A. e A.D.H.D. non sono malattie, ma caratteristiche, ovvero modi diversi di funzionare della mente. Queste caratteristiche sono presenti fin dall’infanzia e persistono nel tempo, sebbene la loro manifestazione possa cambiare. 
Se i comportamenti associati a queste condizioni causano problemi nel benessere personale, nelle relazioni o nel rendimento scolastico/lavorativo, è possibile gestirli efficacemente attraverso l’apprendimento di strategie specifiche e l’aumento della consapevolezza personale del proprio modo di elaborare le informazioni e gli stimoli.

Paola Fusco Psicologa Lucca – Firenze
Esperta nei disturbi del neurosviluppo