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Tempo di ritorno a scuola: responsabilizziamo i ragazzi

L’anno scolastico è iniziato e tutti i genitori sanno fin troppo bene che dopo i primi entusiasmi, inizieranno le difficoltà: troppi compiti, organizzazione assente, litigi con professori e qualche difficoltà con i compagni.

Teniamo innanzitutto in considerazione il fatto che per i ragazzi la scuola è una parte fondamentale della loro vita da un punto di vista sociale e psicologico (nonché chiaramente formativo) perché essi devono man mano imparare ad essere persone autonome nella società e la scuola rappresenta la prima palestra in tal senso: rispetto degli orari, doveri precisi (compiti, verifiche, etc.), imparare a stare insieme ai coetanei e rispettare gli adulti.

Troppo spesso assistiamo ad un inserimento massiccio dei genitori nella scuola e in questo articolo voglio concentrarmi proprio su questo perché credo fortemente che la sfida principale dell’inizio dell’anno scolastico sia quella, per noi adulti, di distinguere quali sono le sfide da lasciare ai ragazzi e quali prendere noi stessi in carico.

La troppa protezione da parte dei genitori può essere controproducente in quanto non facendo affrontare direttamente le sfide, i giovani si abitueranno a nascondersi dietro la famiglia quindi a non prendersi le proprie responsabilità. Il meccanismo di delega consiste proprio nel far gestire le conseguenze delle proprie azioni ad altri e quindi non sentirsi mai colpevoli di azioni sbagliate, questo rafforza l’idea di poter far tutto in quanto si è intoccabili, sempre protetti da altri. Lasciare che i ragazzi affrontino da soli le conseguenze delle loro azioni invece, come una risposta errata ad un professore o un comportamento non congruo, permette di sentirsi esposti a delle conseguenze che hanno una ricaduta diretta. Esistono poi casi in cui è giusto che un genitore intervenga, ad esempio per supportare il figlio che ha difficoltà nell’affrontare i compiti (per carico o complessità).

Attraverso aiuti esterni alla famiglia è possibile capire quali sono le difficoltà e quindi comprendere i concetti di responsabilità e autonomia, i quali devono essere corrispondenti all’età: se un ragazzo in primo superiore ha troppe difficoltà in una materia è giusto intervenire in maniera più consistente, considerando anche il momento di passaggio, rispetto ad uno più grande dove ci si può aspettare un comportamento più maturo. Molti ragazzi allontanano la responsabilità perché considerata faticosa, ed effettivamente lo è, tuttavia è irrealistico pensare che sia possibile sottrarsi a questa possibilità.

Le responsabilità sono inevitabili ed è bene cimentarsi già nei primi momenti dell’adolescenza, a responsabilizzarsi, soprattutto rispetto ai propri doveri (scuola e sport principalmente), in quanto potrebbe arrivare un momento in cui la disabitudine crea un meccanismo per cui l’adolescente ha sempre bisogno dei genitori per potersi confrontare con le sfide nuove.

Ad un certo punto diventa, questo diventa disfunzionale poiché ci sono aree in cui il ragazzo si muove benissimo (divertimento e amici) e altre in cui è più indietro, creando un senso di sé disarmonico, adulto per alcune cose e piccolo per altre, quando invece tutti gli ambiti di vita dovrebbero muoversi allo stesso modo.

Noi adulti dobbiamo aiutare i ragazzi a diventare responsabili, ciò non significa che essi debbano essere abbandonati, ma gli adulti devono capire quando intervenire e quando no. Un buon modo per fare questo è agire in maniera coerente, dire una cosa e farla: se un ragazzo non studia e chiede di essere giustificato, se prima viene rimproverato e poi effettivamente scusato, allora è probabile che tenderà ad aspettarsi che prima o poi comunque potrà eludere le sue responsabilità.

Spesso i genitori credono che per aiutare i giovani sia utile esporli il meno possibile alle conseguenze negative di alcune azioni, invece questo consente loro di nascondersi ancora di più e di non imparare a sostenere la frustrazione dell’errore, la vergogna per non aver fatto bene o la tristezza.

Accogliere e aiutare gli adolescenti a individuare le proprie emozioni e a gestirle, è l’unico modo per far sì che si sentano apprezzati. Per sentire vicinanza e considerazione non è necessario togliere gli ostacoli ma aiutarli a sostenere quelli che inevitabilmente incontreranno, in questo modo potranno diventare più responsabili e competenti nell’affrontare le sfide.

Dott.ssa Fusco Paola
Psicologa n8608 Ordine Toscana
Esperta Disturbi Neurosviluppo Tutor apprendimento

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