
Qualsiasi cambiamento porta una riorganizzazione dell’equilibrio, che nelle persone che vivono in modo statico può essere disorientante, allora alcune decidono di accontentarsi della situazione
Quante volte abbiamo sentito dire che eravamo bravi eppure ci perdevamo in un bicchiere d’acqua? Ovviamente questo è un esempio molto banale però ci permette di introdurre il tema dell’auto sabotaggio, un meccanismo psicologico ancora poco trattato, a mio avviso.
Come è possibile intuire dal nome, si tratta di un processo che impedisce a chi lo attua di avere successo e di migliorarsi, inciampando invece in qualche errore apparentemente sciocco. È la conferma del “noi siamo nemici di noi stessi”, soprattutto perché avviene in modo quasi del tutto inconsapevole per chi lo mette in atto sistematicamente, agendo in maniera subdola.
L’auto sabotaggio si manifesta in tanti modi, innanzitutto attraverso il non chiedere aiuto quando si ha bisogno: la persona crede di poter fare da sola in una situazione difficile e quindi invece di fidarsi e affidarsi, decide di isolarsi e utilizzare le poche risorse che ha, andando incontro ad ulteriori difficoltà, in un circolo vizioso. Inoltre si manifesta nella procrastinazione, ovvero le decisioni prese all’ultimo minuto, le quali finiscono in fumo senza consentire nessuna concretizzazione dei propri desideri e progetti. In effetti, senza una pianificazione adeguata, è molto probabile che i progetti non vadano a buon fine.
Infine, il soggetto che si auto sabota, tende ad evitare esperienze nuove, anche se queste potrebbero portare cambiamenti positivi.
I pensieri che governano la testa di chi applica il sabotaggio su di sé, sono Dai, faccio da solo, Nessuno mi può aiutare, I cambiamenti sono difficili, sto meglio così, Non posso fare di meglio, eccetera. Questi e altri pensieri negativi, influenzano il comportamento innescando una reazione a catena dove, come in una sorta di profezia che si autoavvera, il soggetto crea delle situazioni che confermano i pensieri negativi che ha su di sé. Infatti l’auto sabotaggio ha origine in una bassa autostima, nel vedersi come persona incapace e perennemente in difficoltà, nel pensarsi come una persona non meritevole di cose belle, come se non potesse averle o gestirle. Allora lui o lei preferisce stare nella condizione in cui è, senza provare a cambiare le cose, convincendosi che è meglio così, evitando di migliorare o di complicare le cose.
Si crea una sorta di comfort zone che però risulta dannosa: probabilmente, la persona in questione non ha imparato a credere nelle sue capacità e ad affrontare in maniera flessibile i cambiamenti (i passaggi di scuola, i nuovi amici, i cambiamenti familiari), anzi, tende a incolparsi di ciò che gli avviene e quindi si sente ancora più incapace di affrontare qualcosa di diverso e ogni occasione di miglioramento riattiverà la paura del nuovo. L’individuo, quindi, con il tempo, eviterà le opportunità perché in parte non ha sviluppato consapevolezza e fiducia nelle sue risorse e poi non mettendo mai sé stesso in gioco attraverso esperienze nuove, non ha acquisito gli strumenti per affrontare cambiamenti, seppur positivi.
In conclusione, il nocciolo della questione è uno: qualsiasi cambiamento o possibilità di migliorarsi porta una riorganizzazione dell’equilibrio, che nelle persone che vivono in modo statico può essere disorientante, allora alcune decidono di accontentarsi della situazione, sabotando i tentativi di miglioramento, in modo da non dover affrontare cose positive che però spaventerebbero di più. Essere consapevoli dei propri schemi di comportamento e comprendere la loro origine, consente alle persone di dover avvalersi di questi meccanismi per vivere la propria quotidianità.
Paola Fusco
Psicologa a orientamento sistemico relazionale