Diventare genitore, l’aspettativa di dover essere perfetto

Diventare mamma è un viaggio, specialmente se si tratta del primo figlio. Non c’è nulla che possa descrivere quel vortice di sensazioni, che iniziano già dalla positività del test di gravidanza o forse anche prima, quando si fantastica nell’avere un bambino.
Poi arriva l’ansia, la paura, le mille domande: “Sarò capace?”, “Cosa mi aspetta?”, “Come cambierà il mio corpo? E il mio umore?. Sono emozioni comprensibili, i futuri genitori si apprestano a ricevere una nuova vita verso cui hanno un’enorme responsabilità e tentano di prepararsi il più possibile: libri, corsi, video, tutto ciò che può aiutare.
Tuttavia è impossibile anticipare tutte le difficoltà e le soluzioni, magari è possibile informarsi sulle criticità ma anticipare le difficoltà e le emozioni relative è una strada poco percorribile e non tutto è prevedibile. Quello che credo accompagni i genitori, è l’aspettativa di essere perfetti: un genitore esperto, grande conoscitore dell’infanzia, a cui non è permesso di non sapere o di non saper fare. Il problema è che l’aspettativa del genitore perfetto crea l’illusione di poter avere un decalogo preciso che indichi strategie e metodi che rendano le cose semplici e controllabili.
Attenzione, è molto utile informarsi sulla prima infanzia e voler adottare delle strategie efficaci per crescere il proprio bambino, tuttavia, quello che voglio segnalare è che spesso molti genitori ripongono l’attenzione sul sapere credendo che ciò sia sufficiente per avere poche difficoltà.
Quando il bambino nasce e le criticità emergono, allora i genitori cercano altre tecniche, altri trucchetti, altri metodi per far dormire, mangiare, intrattenere il piccolo, distogliendo l’attenzione dal bambino allo strumento. La genitorialità è un’esperienza che stravolge la vita per cui è molto importante concentrarsi sugli aspetti emotivi, oltre che su quelli teorici. L’aspettativa del genitore perfetto, temo che spinga le persone a concentrarsi più sul fare che nell’essere e nel capire di cosa davvero c’è bisogno in quel momento.
Purtroppo credo che i genitori siano sempre stati, e forse oggi lo sono ancora di più, sotto l’occhio del giudizio degli altri: tanti professionisti, parenti, conoscenti dicono loro cosa dovrebbero o non dovrebbero fare. In un momento molto delicato che corrisponde alla nascita di un figlio, con stress e fatica correlati, c’è un disorientamento nei genitori che già sono impegnati a trovare un nuovo equilibrio, perciò le risorse per proteggersi da giudizi di incompetenza potrebbero essere esigue. Consigli non richiesti e pareri velati di giudizio amplificherebbero una situazione già di per sé stressante, i neo genitori si sentono già incompetenti e puntare sull’inadeguatezza è mettere sale sulla ferita che sanguina.
Il mestiere del genitore si apprende facendo e quello che può essere davvero utile è comprendere che non è possibile avere un controllo su tutto. Infine, penso sia fondamentale che i due genitori possano collaborare, nonostante l’arrivo di un figlio metta la coppia nella condizione di dover trovare un nuovo equilibrio, ma se questa è capace di fare da scudo alle pressioni esterne e condividere le fatiche quotidiane sia praticamente che moralmente, saprà di certo sostenere le criticità che si presentano.
Inoltre anche il confronto sincero con altri genitori può essere molto utile per comprendere che non si è i soli a vivere alcune difficoltà e a sentirsi incompetenti. Ci possono essere anche emozioni molto negative e pervasive da parte della neo mamma,che possono indurre rabbia e addirittura fastidio nei confronti del bambino. Sono emozioni comprensibili e da monitorare, con lo scopo di supportare la mamma e di conseguenza il suo bambino al meglio, prevenendo anche depressioni legate alla gravidanza.
Paola Fusco
Psicologa a orientamento sistemico relazionale