L'approfondimento

Quanto si può dipendere dal partner?

26 gennaio 2025 | 13:54
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Quanto si può dipendere dal partner?

Focus sulla dipendenza affettiva con la psicologa Paola Fusco

La dipendenza è un’alterazione del comportamento che si caratterizza per la ricerca di determinate sostanze o anche di attività, nonostante queste siano dannose. Le prime cose che ci vengono in mente pensando alle dipendenze sono la droga, l’alcol, il fumo. Tuttavia possiamo parlare di dipendenze per tutti quei comportamenti che ci portano non solo ad abusare di una sostanza ma anche di una determinata attività, ad esempio, il gioco d’azzardo, lo shopping, legarsi sempre a persone che non fanno per noi: tutto ciò produce degli effetti che percepiamo come benefici.

Da qualche tempo si parla di dipendenza affettiva, in riferimento a una persona che sceglie un partner senza il quale non può sopravvivere. Sicuramente ogni individuo si sente legato al proprio partner e un’eventuale separazione sarebbe vissuta con sofferenza, tuttavia chi soffre di dipendenza affettiva sente di non poter continuare la propria vita senza l’altro, anche se il partner non si mostra interessato, amorevole, innamorato e quando la relazione non corrisponde più da tempo ai bisogni del dipendente affettivo. Costui o costei preferisce vivere una relazione insoddisfacente piuttosto che cercarne una sana e più corrispondente al suo benessere; certamente per tutti è difficile separarsi e lasciare il partner è un processo più o meno lungo, tuttavia per queste persone la separazione è sentita come angosciante e procura elevata ansia, preoccupazione e in alcuni casi addirittura paura di morire.

La persona dipendente affettivamente tende a instaurare relazioni importanti con relativa facilità e data la sua disponibilità, volontà di accondiscendere e vedere il partner con gli occhi più lusinghieri del mondo, riesce a conquistare tante persone. Quello che si verifica solitamente in queste circostanze è l’ossessione per l’altro, per il quale il soggetto tende ad annullarsi anche senza che venga richiesto: decide di dedicarsi esclusivamente alla relazione senza curare i propri interessi e i propri bisogni. L’idea di sé dipende dall’altro, a cui viene dato il potere di approvare o no tutto ciò che riguarda la persona con dipendenza affettiva: i bisogni specifici non sono presi in considerazione in quanto anche solo pensare a qualcosa di diverso da quello che propone il partner è sufficiente per innescare la paura della disapprovazione. Il partner è al centro della mente del dipendente affettivo, che non si percepisce più come individuo autonomo ma solo rispetto a chi ha accanto e tende a controllarlo per scongiurare qualsiasi rischio di allontanamento, inoltre c’è un’alta probabilità che abbia poca considerazione di sé, tanto da sentirsi non meritevole di una relazione stabile e quindi ricerca gli indizi – veri o presunti – di un cambiamento in peggio per sé.

Ancora, il dipendente affettivo è abituato a giustificare i comportamenti di quelli a cui vuol bene, anche se questi non sono corretti o sono comunque “sospetti”: pur di scongiurare l’abbandono, si tende a negare l’evidenza davanti ai propri occhi e a quelli degli altri a cui si vuole bene. La persona con dipendenza non si sente in grado di vivere la propria vita come protagonista ma sempre come appendice del partner per cui non farà nulla di sconveniente per farsi lasciare e non sarà lui o lei a lasciare per primo, anche se la relazione porta sofferenza. Qualora venga lasciato, difficilmente il dipendente sente dei motivi della separazione, dal ripensare a tutti i momenti belli della storia, a tutti quelli che hanno portato l’altro a prendere la decisione.

Come tutte le complessità proprie di qualsiasi tipo di dipendenza e con quelle psicologiche che questa condizione comporta, non è possibile individuare una causa specifica ma ci sono diversi fattori che la predispongono, alcuni rintracciabili nella storia personale (lutti, abbandoni, separazioni da figure importanti). È molto difficile che chi ha una dipendenza cerchi aiuto all’esterno o decida di lasciare il partner, tuttavia è possibile che accetti il sostegno di un professionista, quindi qualcuno di estraneo, per affrontare la situazione. Si troverà ad affrontare emozioni e sentimenti negativi come ansia, inquietudine, difficoltà a dormire, angoscia e umore basso, tutti abbastanza caratteristici se viene lasciato.

È fondamentale che l’individuo faccia un lavoro su sé stesso in quanto questo, gli consentirà di prendere consapevolezza in merito al suo modo di relazionarsi e ai rischi che potrebbe correre, oltre che a costruire un’autostima più salda per vedersi meritevole di una relazione sana.

Paola Fusco 
Psicologa a orientamento sistemico relazionale