Bassa autostima nelle donne: il peso invisibile degli stereotipi di genere

La psicologa Paola Fusco affronta il tema del sistema di aspettative rigide che rischia di minare l’autostima femminile
Sono gli stereotipi di genere il tema affrontato oggi dalla psicologica Paola Fusco, nel suo focus mensile su Lucca in Diretta.
Fin da piccole, alcune donne iniziano a dubitare di sé stesse. Non perché siano meno capaci o meno intelligenti, ma perché crescono immerse in messaggi che mettono in discussione il loro valore. La società insegna loro che devono essere gentili, disponibili, mai troppo invadenti. Se si fanno valere, sono arroganti; se mettono confini, sono egoiste; se mostrano emozioni, sono esagerate.
Questo sistema di aspettative rigide mina l’autostima femminile in modo silenzioso ma costante.
Il problema non è solo culturale, ma di natura psicologica: una donna che assorbe questi messaggi interiorizza l’idea di non essere mai abbastanza o di dovere fare necessariamente determinate cose.
Ciò si traduce in una serie di comportamenti tipici:
Tendenza a scusarsi continuamente, anche quando non è necessario;
Difficoltà a dire “no”, per paura di essere considerate scortesi o egoiste;
Senso di colpa quando ci si mette al primo posto, perché il ruolo della donna è sempre stato quello di “esserci” per gli altri:
Paura del fallimento, perché la società impone standard irraggiungibili di perfezione;
Autocritica eccessiva, con un giudizio più severo verso sé stesse rispetto agli altri.
Questi schemi sono così radicati che molte donne non si accorgono nemmeno di quanto le influenzino, ma ne subiscono comunque le conseguenze: insicurezza, difficoltà nel prendere decisioni e una continua ricerca di approvazione.
Il meccanismo parte dall’infanzia: molte bambine vengono educate a essere dolci, accomodanti e responsabili. Frasi come Le brave bambine non fanno i capricci, Aiuta tua madre con le faccende o Non rispondere male, sii educata insegnano che il loro valore è legato al compiacere gli altri. I maschi, invece, sono spesso incoraggiati a essere determinati, indipendenti e ambiziosi.
Anche i complimenti seguono lo stesso schema: ai bambini si dice Sei forte, sei intelligente, alle bambine si dice Che bella che sei, spostando il focus sull’aspetto puttosto che sulle capacità. Il messaggio implicito? Una donna deve essere accettata più che capace.
Cinema, televisione, pubblicità e social media rafforzano le immagini stereotipate della femminilità, infatti la donna viene disegnata come dolce e accudente, spesso sacrificata per la famiglia; deve essere bella e giovane per essere desiderabile; se è ambiziosa o incarriera è fredda o arrivista.
L’idea non è del tutto sbagliata, in effetti una donna può essere accudente, disposta a sacrificarsi e attraente, tuttavia per molto tempo è stata trasmessa un’idea di donna limitata a questo. Sicuramente il filtrare alcune caratteristiche considerate ormai femminili in base alla tipologia di società che ha caratterizzato finora la storia, il prendersi cura, il preoccuparsi, l’essere l’angelo del focolare, sono tutti elementi funzionali in un certo momento sociale e in quanto tali sono stati rinforzati per fare in modo che continuassero a mantenersi negli anni.
Gli stereotipi di genere sono un ingranaggio che funziona proprio perché viene alimentato da tutti. Non si tratta solo di uomini, anche molte donne contribuiscono, spesso involontariamente, a mantenere questi schemi. Ad esempio le madri che insegnano alle figlie a essere “brave ragazze”, le donne che giudicano altre donne per il loro aspetto o per le loro scelte di vita, i commenti tra amiche su chi “dovrebbe comportarsi in un certo modo” per essere accettata. Gli stereotipi di genere sono il prodotto di una cultura che si è sedimentata nel tempo e che viene tramandata, spesso inconsapevolmente, da diverse figure e contesti sociali.
Ultimamente, donne e attivisti stanno cercando di porre l’attenzione su questi meccanismi e ciò solleva molte polemiche. Nel campo dei diritti delle donne sono stati fatti notevoli passi in avanti, così come c’è un’attenzione più focalizzata sulla presenza e sul ruolo delle donne nelle dinamiche sociali, ma ancora resta molto da fare.
Anche nei rapporti interpersonali, dagli amici ai partner, gli stereotipi possono condizionare il comportamento delle donne. Le aspettative sociali spesso le spingono a:
Sminuirsi per non sembrare “troppo” (troppo intelligenti, troppo ambiziose, troppo indipendenti);
Evitare il conflitto per mantenere la pace, accettando situazioni ingiuste pur di non essere viste come “difficili”;
Sentirsi in colpa per i propri successi, specialmente se arrivano a scapito di una vita privata “perfetta”.
Tale pressione sociale porta molte donne a credere che il loro valore sia legato all’essere amate, accettate e non “scomode” per gli altri. Ciò influisce sulle loro scelte scolastiche, lavorative e di vita.
Tutto questo non vuole portare alla santificazione della donna per cui qualsiasi essere umano femminile sia “buono” e debba dinfedersi da un maschio “cattivo”; è scontato dire che il valore di una persona prescinde dal sesso di appartenenza. Tuttavia, è utile tenere a mente che ancora esistono dei meccanismi sociali che possono riflettersi su quelli personali, dunque è bene supportare le donne a riconoscere gli stereotipi e a metterli in discussione così da poter essere più libere dalle aspettative rigide che essi portano con sé.
Paola Fusco
Psicologa a orientamento sistemico relazionale