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L’inglese o della sparizione dei cataloghi Dutyfree sugli aerei

22 novembre 2020 | 18:18
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L’inglese o della sparizione dei cataloghi Dutyfree sugli aerei

Shopping compulsivo e le distrazioni vitali fra la memoria di un viaggio e gli acquisti ai tempi del Covid

In questo regno di parole che si rincorrono forse anche per giocare un pò per scrollarsi di dosso il cupo che aleggia, mi passano davanti le vignette che riprendono corso e forza sui social con il riprendere corso e forza del virus, A Natale Tampone e lenticchie (carina…), Cosa fate a capodown? ma non so perché prevale il lato oscuro con questo “migrante linguistico” inglese, come un container di ritorno sulla Mayflower, e proprio a noi che in media parliamo l’inglese come Totò e Peppino in Milano city.

E allora via con la controcolonizzazione pure delle feste da santificare, Halloween e poi il Black Friday, Mediaworld si allarga con Black November e via andare. Quando ero piccolo ci minacciavano con l’arrivo dell’”uomo nero” (corsi e ricorsi della storia…) e quando diventai più grande ho ricordi tremendi di un Settembre nero alle Olimpiadi di Monaco e tutto un periodo ancora più nero che seguì.

Il nero era un colore da funerale e chi si vestiva di nero senza questa triste giustificazione era se mai uno jettatore.
Oggi altaleniamo fra Black lives matter e le solite minacce dell’arrivo dell’”uomo nero”… realtà da aumentare e realtà da rivedere.

Niente assembramenti rischia di significare niente aggregazioni eppure la libertà è costellata di altre persone, che ci ricordano LE libertà. Finisce che, se gli altri sono untouchables per varie ragioni ci aggrappiamo alle cose. Un vizio vecchio, soprattutto per Natale, che dovrebbe essere più sobrio e incentrato sulla spiritualità (quante volte l’avete sentita dire?) ma diventato ossessivo da quando c’è il virus.

Compro ergo sum. Come se il nemico avesse rotto la prima linea difensiva, è un dilagare di quello che ci ha assediato: le parole svuotate che ci hanno preso la mano (“amici” inesistenti che usurpano questa parola di profondo significato), ci comandano, ”likes” like pollice su pollice verso di vite ed umori, i trend topic sono eroi della settimana, del giorno, del più veloce possibile, dell’oblio in un batter d’occhio.

E quando ci sentiamo stressati (e quando NON ci sentiamo stressati?) beh, allora si compra. Con un clic. Tutto chiuso? Clic. Tutto aperto. Non posso andare al bar? Clic. Compro una bottiglia di gin, di tamarindo, di latte. Non posso andare al ristorante? Chiamo bibì, bibò e trallerallero. Clic. App. Smart. sono chiusi i cinema? Clic, netflixskydazn  To be or not to be? That’s the question iocaio!

Questa non è una bestemmia, è lucchino. La bestemmia è annullarci nelle cose, perdere l’umanità e l’intelletto per paura. perdere la chance di aiutare chi sta peggio di noi. Basta davvero il pensiero, un gesto, una parola una telefonata, un messaggio con un piccione (tanto ora in piazza san Michele non c’è nessuno possono anche aiutarci nella comunicazione). Siamo in smart working? Okay ‘mericano, invece di guardare i filmini, chiama qualcuno, anzi chiama tanti e digli una barzelletta o fattela dire. O ascolta. Beh questo sì capisco è veramente difficile, da bodybuilder, forse è meglio se ti alleni prima con un po’ di barzellette, anche raccontate male, sempre meglio di frasi fatte e del solito motore Di ricerca che Ti ricerca. Perché più clicssss, più profiling. Il motore TI ricerca e Ti trova, perché noi, piccioni reali, davanti allo schermetto-dolcetto-non-scherzetto siamo come in guerra e ci facciamo trovare dove il nemico vuole che ci troviamo. Lì, sorrisino ebete, soglia di attenzione (non ho detto intelligenza) alta, guardia assai bassa, diciamo nulla. Sei fermo. Bersaglio fermo, bersaglio morto. Altro che da Covid.

Il possesso si impossessa di noi e, chiusi davanti agli schermetti anglofoni di smartphone, tablet e PC siamo soli. Spezziamo l’incantesimo e guardiamoci allo specchietto dello schermetto, siamo o non siamo facce a bischero? We were soldiers, e siamo diventati dei tonti.
Più ci comporteremo da robot, più saremo sostituibili da robot. Do you understand?

Una guerra fatta di concorrenza sleale. Come un fallo fatto a gioco fermo (il più odioso sotto tutti i punti di vista), con tutto chiuso imperversa la saga Amazon. Prima è iniziato con il racconto dolce di come “Lei” salva le vite di donne che avevano più niente in cui credere e uomini che non si stimavano abbastanza ma erano disposti ad accettare le sfide (strano manca il trend Lgbt caro ai creativi moderni buonisti ma diamogli tempo arriverà anche quello così tutti saranno “rispettati”) poi con salto leggiadro taaac! Ci dice di anticipare i regali di Natale. Come non dare retta a tale benefattrice?

In effetti un attacco nuovo, merita attenzione e tonteria. Ganzo, comprare quello che non ci serve in anticipo. Astuto! Passi che così dai il colpo di grazia a chi non può competere nelle strade ma… la guera è guera… (mmm.,.. un po’ da raccomandati però) eee vai ancora con i giochi di parole Mary Xmas o Betty pacchi perfetti (meglio la prima, la seconda è un po’ finta, ma in realtà è finto tutto ehm ehm..). Orsù identificatevicisivisici… Anticipate i regali di natale! Così dopo ti rilassi. In realtà il possesso stressa (ssssì) e poi 10 a 1 usciranno di nuovo sotto Natale dicendo “ma se poi ti sei dimenticato xxxyyy puoi sempre averlo domani stesso con Amazon Prime!” E così via. Una guerriera ci obbliga a comprare di tutto di più come droga per vivere e non guardarci intorno, natale in anticipo senza fine.
Lei senza seno, noi tutti senza senno.

Ma ecco che lì, fermi, in evidente inferiorità numerica, può arrivare la novità inaspettata, il colpo di scena, l’imponderabile: Dumbo vola! si incontrano 2 neuroni con i 2 ventricoli in dotazione, km 0, locale e stagionale per tutte le nostre scelte e cambiano le sorti della partita. Non siete più dove volevano che foste. Salvi! Ora ripetetevi, come una Haka o un Mantra come ve la sentite meglio addosso: Vincerò! ♫

Fatto? Bravi, allora vi racconto una storia che ho scritto 7 anni fa sull’acquisto compulsivo e come distrarsi (da lui stesso medesimo).
In così tanto tempo tutto cambia niente cambia come succede ai gattopardi
Insomma, c’era una volta un aereo e un libriccino. Anzi su tutti gli aerei c’era una volta (e ora non c’è più) un libriccino, sempre diverso, sempre uguale….

Il volo socratico e i Tanti Auguri

Francesco Funaioli Duty Free inglese scomparsa

Se ricordo bene antichi gossip di filosofia, Socrate amava passeggiare con i discepoli per discutere con loro di quante cose offerte qua e là si poteva NON aver bisogno pur rimanendo felici. Diciamo faceva un controshopping o, tradotto in italiano, verificava il rapporto fra costo, valore e bisogni reali.

Io non sono Socrate (tranquilli… non sento nemmeno le voci, non vedo i ragni sulle pareti e sto in piedi su una gamba sola quindi non sono ubriaco), voi non siete miei discepoli ma… ve la volete fare con me una passeggiata socratica fra le nuvole?

Sono seduto in uno dei tanti aerei che mi hanno portato qui e là, e scatta l’automatismo della lettura della carta stampata che c’è davanti a me, e inizio una passeggiata virtuale lungo i viali dei cataloghi dutyfree: prezzi speciali per articoli speciali per acquirenti speciali: ma speciali “icché”?

Ecco all’inizio i soliti profumi e alcoolici frastagliati di modelle siderali, evanescenti quanto ammiccanti (ok lo so, fino qui ci arrivo, non sorridono proprio a me è una questione di prospettiva come nel Cristo del Mantegna…) o, a scelta bisexpartisan, modelli glabri e con sguardi problematici (pensano alla pensione sociale?…) poi si comincia la deriva su un palcoscenico di prodotti seducenti for fashion victims, sedicenti status symbol, must-have e giù con presentazioni-stimoli-all’acquisto così coinvolgenti e deliranti che il rito degli All Blacks in confronto sembra uno spezzone di Radio Maria.

Voilà le Cantinette portabottiglie alla giusta temperatura; dalla compatta versione “loft” da sole 220 bottiglie (il loft era quello del figlio della Moratti?) a quella seria da 720 bottiglie (offerta probabilmente rivolta a proprietari di mense universitarie per studenti alcolizzati o per le serate di beneficenza a palazzo Grazioli). Prezzi popolari da 1300 a 4000 dollari. E i soldi per il vino?
Ok, niente cantinette.

Mi colpisce un articolo parsimonioso: un dispenser da casa di vino al bicchiere, sempre alla giusta temperatura (centralina digitale e “minimo” consumo di corrente, solo 250 dollari, un affarone): quasi quasi lo compro a mia moglie che continua a mettere il rosso in frigo così impara (e se mai lo insegna ai cinesi che bevono il bordeaux con ghiaccio…)
Beh, ora che ci penso , anche a me però andrebbe male: non potrei più bere alla bottiglia e anche i miei amici di northfacebook (sì, insomma, gli alpini) troverebbero ciò assai disdicevole. E mia moglie è meglio che resti pure scandalosamente libera di fare quello che le pare alla temperatura che le pare.
Ok niente dispenser.

Uau, cornucopia di valigette, trolley, zaini ipertecnici da viaggio: la mia passione. Tutto impacchettato per bene, dall’appendi-tagliaunghie al porta-giraffa (quest’ultimo accessorio non disponibile per il bagaglio a mano). Optional a gogò come cerniere a comando vocale, sensori per mettere sull’attenti i calzini a righe e luci a led per gli angoli bui degli scomparti interni.

Hostess sorridenti quasi prossime all’orgasmo che ti mostrano quanto è affascinante quel bauletto su 2,4,6,8 ruote (!!!!! E chi lo ferma se ti parte per caso??) irrinunciabile per i frequent travellers con stile e tu lo sei, vero 😉 … a soli… 370, 480 o 720 euro (annunciata la presenza di alluminio titanio carbonio e forsanche antimonio).

720? cioè 7 centinaia, 2 diecinaia e 0 unità? E il mio trolley avuto gratis (circa) dalla Esso? E lo zainetto avuto gratis (quasi) dalla Shell? E lo zaino 70 litri dove gli elefanti corrono liberi, avuto gratis (100%) dall’esercito e che ancora funziona (cioè basta che io continui a funzionare e farcela a portarlo sulla schiena)?
Ok niente valigiame nuovo.

Urka poffare! guarda che eleganza: una giacca veramente trendy, in tessuto così morbido, sensuale ed aderente da essere cibernetico (sì deve essere proprio così..), un disegno microqualcosa, quel dico-non-dico-ma-sono-fico: guardando essa e il modello in essa contenuto non so come farei ad entrarci ma ci deve essere qualche numero di taglia che accetti le mie spalle, dico entrambe…anzi ci dovrebbe entrare anche qualche amico per i 1441 euro (sì: E, seguita da U, poi R ed infine O, e non accettano come valuta alternativa i soldi del Monopoli) in saldo (e vai con gridolini di entusiasmo isterico, chissà quando ci ricàpita). E come cade alla perfezione….oddio speriamo non si sia rotta, con quello che costa mi viene il singhiozzo solo a pensarci.
Ok niente giacca trendy.

Meno male che il catalogo è folto e generoso, posso ripiegare su una maglia? Forse. Di cachemire? Magari…con cerniera frontale in plutonio? Vedremo..anche qui un rapido conto con il pallottoliere mi mostra impietoso che il mio budget si esaurirebbe alla grande se comprassi anche solo la versione base (euro 346) in lana di molosso tibetano eco ,monocolore. In pratica potrei comprare solo quella e niente altro vestiario. Mi immagino tutto nudo, scalzo, con una maglia monocolore fucsia di lana di molosso e cerniera in plutonio: ohibò!
Ok niente maglia di pelo superiore

Intanto il ragazzo russo accanto a me ha tirato una crepettina post prandium e, come la sua anima… russa.
È riuscito ad evitare di mangiare anche il vassoio e i bicchieri, ma divorando i contenuti, in rapida successione ha bevuto 3 coca cole e 1 sprite: se comincia a ruttare in proporzione, spettina pure il pilota e, unici nella storia dell’aviazione, voleremo all’indietro!?

Per sicurezza mi allaccio la cintura e continuo. Evviva!, oh eccola la sfilata di orologi che sezionano il tempo in tanti di quei modi che ti devi ritirare a vita monastica per capirlo ma che in fondo, sono quasi sicuro, ti dovrebbero mostrare anche che ora è, sempre ammesso che uno abbia lo forza per alzare il polso con 34 chiòo di vari metalli con incredibili complicazioni. Ma glielo hanno detto che una volta quel peso ce l’avevano solo le gli orologi a pendolo ma che non te li facevano portare al polso? Polso? A proposito! Finalmente i portaorologi!: da cassetto o in vetrinetta. Una novità spicca su tutto: vetrinetta per 9 orologi automatici. E la novità? Ta tàaaaa! I tecno-polsini ai-sui quali riporre gli orologi che non usate oscillano in continuazione, mantenendo la carica degli orologi. Of course centralina digitale (beh, erano rimasti i diti, di polsi non ne avevano più) che regola il palletico al raggiungimento dello stato di carica e grazia. Ganzissimo. Quanto fa? Ah… solo usd 2500? Gonzissimo….
E anche per i porta-orologi è andata.

Un’hostess in 3d mi offre sorridente dell’acqua. Grazie. Buona. Geniale. No brand. Chissà chi l’ha inventata… Gratis.

Gratis… una parola grossa, quasi mai vera. Soprattutto per quel mondo speculare al duty free. L’ACQUA, un BENE COMUNE business inimmaginabile che riempie di bugie e ingiustizie tutti i mondi, pure inquinati da bottiglietta di plastica. Certo noi l’inquinamento non lo vediamo perché non abitiamo le discariche delle megalopoli dove milioni di persone che non hanno accesso all’acqua affogano in montagne di bottigliette d’acqua vuote. Qualche artista ha fatto opere di cumuli di bottigliette, quando arriva un ingegnere capace di costruirci delle case o delle pompe per pozzi d’acqua (…)? Niente, dell’ingegnere neanche l’ombra all’orizzonte del catalogo

Accesso e diritto all’acqua. Quella buona. Perché di quella che ti fa venire la diarrea ce n’è quanto ne volete e con accessi veramente generosi, ad esempio nei campi profughi, dove la dissenteria fa fuori qualche kilo di bambini al giorno. E in qualche kilo, di quei bambini, ce ne stanno tanti.

Ecco che però questo mi fa venire l’idea di marketing (oggi mi sento particolarmente intelligente): perché non fare un catalogo delle cose reali che mancano a quel famoso miliardo di persone che oggi ormai è conosciuto a tutti grazie anche al discorso di Papa Francesco? Che differenza c’è: io la giacca da euri 1441 me la posso sognare, loro l’acqua, il pane o un futuro…

1 bottiglia di acqua di fonte, costo 0, in promozione, ne predi 6 le paghi come 1
il 100% del 70% che viene sprecato prima o dopo la commercializzazione: ampia scelta dall’antipasto al dolce a prezzo di richiamo, cioè vi si chiama, ve lo prendete e non pagate niente (in questo caso ci sono seriamente delle entità buone che fanno cose del genere anche se sono minoritarie rispetto all’indifferenza generale). Una scuola con insegnante al modico prezzo della vostra presenza. Ho appena visto le foto del World Press Photo dove un ragazzo indiano da 2 ore del suo tempo ogni giorno per seguire una scuola che ha come luogo sotto un ponte di sopraelevata di Delhi. La lavagna è dipinta su un muro e non ci sono banchi, ma i ragazzi sono in riga, vestiti con povera dignità, attenti. Scalzi. Da una parte si chiama banca del tempo e ce l’abbiamo anche noi (goooglate pure, fatevi una vera cultura) dall’altra si chiama motivazione al sogno e finire sotto una sopraelevata è un rischio geometrico sociale purtroppo esteso anche fuori Delhi
dulcis in fundo un cervello. Dopo che avete del carburante addosso e qualcuno che cerca di trasmettervi qualcosa, sta a voi fare brain building e non dare per scontato o dovuto niente. È facile, non dovrete neanche depilarvi. Il rapporto costo-beneficio è 0 a tutto.

Cosa ne dite? Vedete tutti quei bambini, quelle persone a bocca spalancata su un catalogo del genere? Tutti che ci sognano sopra a bocca aperta e stomaco vuoto e quindi con mente un po’ annebbiata? Con la nostra mente lucida e corpo florido anche troppo possiamo non limitarci allo stupore. Li-Ci aiutiamo? Come un lavoro per tutti a tempo indeterminato.

Quando ascolto storie di viaggiatori sento da sempre, prima o poi, del fascino di popoli e paesi dove si è contenti con poco e di fascino che risiede in una condivisione con cosiddetti sconosciuti; di un pane, di un bicchiere con liquido, di un ballo di sguardi o di una chiacchierata davanti a un panorama. Poi spesso tornando a casa tutto si perde e si rischia di diventare delle piccole città murate che non calano mai i ponti levatoi: non si esce e non si lascia entrare. E anche le scintille viste, le scosse provate un dì, diventano inutili eunuchi.

Lontano si va raramente: e se cominciassimo a non limitare il senso e il significato del viaggio al solo lontano? Il viaggio è ogni giorno, dovunque e non solo nello spazio. Nessun accessorio indispensabile. Ancora una volta, niente accessori: bastate voi.

Il viaggio è sempre più negli altri. Esplorate la prima persona che incontrate: non finirete mai. Viaggiate anche solo facendo qualsiasi cosa contro un’ingiustizia lontana o vicina fatta a chiunque come se fosse fatta contro i vostri cari.

Allora sì che servono Tanti Auguri di Buon viaggio e Buona fortuna! E Buona Memoria: la passeggiata di oggi è finita, tra poco atterriamo. Se avete intravisto qualche scintilla fuori dal finestrino o provato qualche scossa nella vostra carlinga, non dimenticatele. Fatele vivere: traducetele in azione!

Francesco Funaioli Duty Free inglese scomparsa