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Casapound Versilia, appello per il sostegno al settore florovivaistico

22 marzo 2020 | 10:27
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Casapound Versilia, appello per il sostegno al settore florovivaistico

Il partito: “Nessuna misura specifica per il comparto che rischia la tabula rasa”

Casapound, appello per il sostegno al settore florovivaistico, duramente colpito dalle prime settimane di stop.

“Una delle prime realtà a farne le spese in modo diretto – si legge in una nota del partito in Versilia – è sicuramente la floricoltura italiana, una branca del comparto primario nazionale che conta circa 21mila aziende ed un fatturato complessivo annuo pari a 2,5 miliardi di euro, che rappresentano il 5 per cento del Pil agricolo italiano”.

La Versilia ed in particolare Viareggio è un’area storicamente vocata alla floricoltura – afferma CasaPound – e ad oggi, insieme alla cantieristica navale, rappresenta uno degli ultimi comparti produttivi della zona, quasi del tutto convertita ai servizi ed al turismo. Stiamo parlando di 250 aziende floricole, tra vivaismo e fiore reciso, che danno lavoro a circa 2miula persone, per un giro di affari che supera i 200 milioni di euro annui”.

Un fatturato che concentra il suo picco proprio nel periodo che va da marzo a maggio, dove le aziende maturano tra il 60 e il 75 per cento dei propri introiti.

“Un vero e proprio collasso – prosegue la nota di CasaPound – capace di far tabula rasa di una realtà produttiva la quale, nonostante le crescenti sofferenze degli ultimi anni, ha più volte stretto i denti continuando a garantire lavoro sul territorio ed eccellenza in Italia ed all’estero. Ma stavolta siamo di fronte ad un evento eccezionale. Quello che stanno vivendo oggi le aziende floricole versiliesi ed italiane potrebbe essere il terribile scenario di molte e molte altre attività tra pochi mesi”.

I floricoltori locali chiedono una necessaria immissione di liquidità, per ridare ossigeno alle aziende e riuscire a garantire stipendi agli operai. Un appello giunto fino al ministero dell’agricoltura e che sembra sia stato recepito dal ministro Bellanova.

“Ma il decreto Cura Italia – continua CasaPound– così come è al momento impostato non solo ha stanziato risorse insufficienti, ma non ha previsto nessuna misura specifica per il comparto florovivastico. Intanto le alte sfere della politica nazionale puntano ad attingere risorse dal Mes, sostenendo di voler evitare ogni condizionalità dettata da Bruxelles per il ricorso ad un tale meccanismo. Ma mentono sapendo di mentire, perché non hanno il coraggio di fare scelte drastiche e dure come le attuali condizioni richiederebbero, rischiando di condannarci ad una situazione simile a quella vissuta dalla Grecia qualche anno fa”.

Questo per quanto riguardo il medio-lungo periodo, ma qualche soluzione di breve raggio per alleggerire il peso sui floricoltori italiani poteva e potrebbe ancora esser fatta: “Visto la situazione assolutamente emergenziale – conclude la nota di CasaPound Versilia – e il fatto che la circolazione di uomini e merci è molto limitata, ma restano aperti i negozi di generi alimentari, chiediamo la promozione dei nostri prodotti floro-vivaistici, stimolando le persone ad acquistare il frutto di un lavoro sapiente e di alta professionalità, offrendo così un contributo alle aziende prima che gettino tutto al macero. Un fiore od una pianta che non è un bene di prima necessità, ma è un segno vivo di speranza e fiducia per il domani”.

“Potrebbe esser la giusta occasione – conclude Casapound – per stimolare le grandi catene di distribuzione alimentare a mostrarsi più vicine e solidali ai nostri produttori, invece di presentare ai propri clienti piante e fiori provenienti dall’Olanda. In questo momento dove tutti invitano quanto più possibile a comprare italiano, simili cose non dovrebbero accadere. Sono un vero e proprio schiaffo in faccia a chi oggi vede messa a rischio la sua attività. Sintomo di un problema, quello legato al rapporto tra coltivatori e gdo, che proprio questa terribile crisi sta ancor più evidenziando e su cui sarà bene tornare a riflettere e ad agire quanto prima, per non incorrere più negli errori del passato e disegnare un’economia diversa per il futuro”.