Allarme siccità, Lucca e Massa le province più colpite della Toscana

Il meteorologo Luca Mercalli: “La fisica non mente, ci restano 10 anni”
Siccità, ormai sempre più certezze e meno dubbi. Anche e soprattutto sui perché e sulle conseguenze. L’ultimo bollettino ufficiale dell’osservatorio nazionale siccità a cura del Cnr per quanto riguarda la Toscana risale a marzo, ma presto ne saranno pubblicati altri e nel frattempo la situazione non è certo migliorata. Lucca e Massa le province più colpite dal fenomeno. Per un media regionale delle 10 province intorno al 27per cento, in lucchesia si è arrivati al 40 per cento in meno di piogge.
Si legge sul sito ufficiale dell’osservatorio: “A marzo le piogge sono state sotto la media su buona parte della regione, con valori anche inferiori a -40 per cento sulle province di Massa e Lucca e fra nord ovest senese e livornese meridionale. Anche il numero di giorni piovosi sui capoluoghi è risultato leggermente sotto la media. Le temperature massime sono state leggermente inferiori alla media su diverse aree centro meridionali e sull’appennino aretino, mentre anomalie positive sono state registrate fra il pistoiese e la provincia di Massa. Le minime, invece, sono state decisamente inferiori alla media ovunque, eccetto sul Pratomagno, dove l’inversione termica ha portato ad anomalie positive”.
L’indice Spi prodotto con il nuovo dataset di pioggia mostra nel breve periodo ampie zone affette da siccità fra moderata ed estrema in tutto il settore nord occidentale, regioni tirreniche dalla Toscana alla Calabria e sulle isole maggiori. Sul medio e lungo periodo il fenomeno più preoccupante è localizzato in Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria di ponente, bassa Padana, parte della Toscana tra la lucchesia e Massa, e di Puglia e Calabria. Valori di pioggia sopra la media, invece, si concentrano in Sicilia e appennino apulo lucano.
Luca Mercalli, meteorologo e osservatore dei fenomeni ambientali, non usa giri di parole e analizzando la siccità che sta colpendo il nostro paese spiega qual è lo scenario che abbiamo davanti: “La fisica non mente, ci restano 10 anni”. E la sua analisi è chiara e precisa: “È ora di assumere una posizione di emergenza e di terapia d’urto della patologia climatica: mancano meno di una decina d’anni per invertire il corso delle emissioni globali, che ci stanno portando verso un potenziale aumento a fine secolo di 4-5 gradi, con livello marino più alto di circa un metro: un pianeta ostile alle giovani generazioni, le uniche a tentare peraltro una sommessa protesta”.
Dovremmo agire a livello politico in tutte le sedi prima che sia troppo tardi, per tutti.