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Piazza coperta, il comitato Per San Concordio: “Nessuna mitigazione possibile, resta un errore culturale e urbanistico”

14 ottobre 2022 | 08:13
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Piazza coperta, il comitato Per San Concordio: “Nessuna mitigazione possibile, resta un errore culturale e urbanistico”

L’associazione non è stata ammessa al sopralluogo dell commissione lavori pubblici: “Spesi 9 milioni di euro e i costi di gestione saranno tutti in capo al Comune”

Piazza coperta, è ancora scontro. E il comitato torna ad alzare la voce.

Il Comitato Per San Concordio infatti aveva chiesto alla commissione lavori pubblici di poter assistere al sopralluogo di mercoledì. Poiché la sua presenza non è stata ritenuta ammissibile ha inviato alla stessa un documento circa le cose da attenzionare maggiormente durante il sopralluogo.

“Il sopralluogo – dice il comitato – è stato dominato, anche nella comunicazione mediatica, da chi quell’opera la ha approvata, appaltata e costruita, e non vi è stato alcuno spazio per le osservazioni che i cittadini avevano inoltrato ai consiglieri comunali. Il comitato dubita che siano possibili interventi veramente “mitigativi” della piazza coperta: quest’opera rimarrà un’offesa al territorio e la sua gestione sarà difficile e molto costosa per le casse comunali. Ciononostante abbiamo voluto segnalare alla commissione alcune migliorie dal punto di vista pratico, che riguardano la sistemazione delle aree perimetrali esterne alla costruzione, per le quali esistono precise prescrizioni sia dell’Arpat per l’inquinamento da suolo superficiale, sia della Soprintendenza per le aree archeologiche”.

Il Comitato è molto critico per quanto concerne la realizzazione e l’entrata in funzione del parcheggio interrato, “anzitutto – spiega la nota – per il traffico indotto sull’incrocio tra via Consani, Formica, Guidiccioni e Puccetti, che già rappresenta uno degli ingorghi più caotici della città. Dubbi anche sulla sua regolarità, per gli spazi di manovra nell’unica corsia di marcia, che sembrerebbero insufficienti, e soprattutto per gli alti costi di gestione, che gli eventuali ricavi non sembrerebbero in grado di coprire. Una rigorosa analisi costi-benefici ne avrebbe sconsigliato senz’altro la costruzione, il completamento e la messa in funzione”.

Il comitato ha segnalato inoltre una situazione di emergenza: “Questa estate, nel corso delle operazioni di bonifica, è stata asportata una quantità enorme di terra e ciottoli dal bacino del porto, lungo la via Formica, nell’area ex Gesam. Lo scavo, della profondità di oltre un metro e mezzo e ampio diverse centinaia di metri quadri, è avvenuto con grandi mezzi di movimento terra, senza apparente cura per la presenza di reperti archeologici, che erano invece visibili anche esternamente dal cancello di via  dellaFormica. A seguito di segnalazioni Italia Nostra si è attivata con la Soprintendenza. Pare che, senza che ne sia stato fatto un rilievo archeologico, siano stati asportati presunti reperti, tra cui una parte del muro degli scali del porto. Ha chiesto pertanto di verificare la presenza di una continua sorveglianza archeologica e soprattutto di valutare l’opportunità di prevedere un trattamento unitario delle importanti strutture murarie archeologiche emerse nell’area ex Gesam, che sono in continuità con quelle portate alla luce nell’area ex Polis: questo potrebbe comportare una completa rivisitazione del progetto, in particolare per quanto concerne la sistemazione degli spazi esterni della piazza coperta, a cominciare dalla realizzazione della cosiddetta piazza bassa”.

“Aldilà delle proposte concrete che sono state avanzate nel documento trasmesso alla commissione lavori pubblici – si legge nella nota – il comitato ha voluto sottolineare anche che il suo scopo, al di là del giudizio estetici sulla costruzione o sulla esecuzione dei lavori, è essenzialmente verificare il rispetto dei principali parametri di valutazione delle opere pubbliche, cioè se l’opera risponde allo scopo per cui è stata finanziata e se  i costi dell’opera sono congrui con l’utilità attesa. L’obiettivo dei Quartieri social avrebbe dovuto essere quello di riqualificare la periferia. L’area ex Polis ne aveva bisogno perché c’era la ferita di una struttura interrata al grezzo, il cui impatto andava mitigato e ridotto, con apporto di terra e di alberi. L’amministrazione Tambellini avrebbe dovuto mitigare e ridurre l’impatto della sfregio esistente nell’area Gesam, rappresentato da una struttura interrata incompiuta. Ha invece moltiplicato in altezza e amplificato la cementificazione esistente, con una costruzione fuori misura di cui non c’era alcun bisogno e di cui incredibilmente continua, dopo dieci anni di governo della città,  a dare la responsabilità alla precedente”.

Nel quartiere c’erano già degli spazi di proprietà del Comune ad uso pubblico – prosegtue il comitato – come le ex scuole di via Urbiciani e lo stesso ex chiesone, che avevano bisogno, e lo hanno ancora, di urgenti interventi di ristrutturazione e manutenzione straordinaria. Invece di destinare i fondi pubblici a recuperare l’esistente, ha destinato 6 milioni di euro alla costruizione un edificio nuovo in un luogo, l’area Gesam, ove per la posizione e per le emergenze storico e culturali che racchiude, tutto andava fatto, meno che costruirci. Siamo sempre stati contrari a questa costruzione e per anni, anche con migliaia di firme, abbiamo sostenuto che la matrice attorno alla quale avrebbe dovuto essere imperniata la riqualificazione dell’area Gesam doveva essere il sito del porto, il chiesone, il Formica e le tre aree archeologiche portate alla luce nel 2009-2011 (divenute quattro con i reperti affiorati nell’estate 2022), senza alcuna nuova costruzione. Invece il progetto della piazza coperta non è nemmeno mai stato sottoposto preventivamente al parere della Soprintendenza, alla quale è stato inviato per la prima volta solo quando l’appalto dei lavori era già stato definitivamente aggiudicato. Si ritiene che questa opera non sia una riqualificazione dell’area ex Gesam, ma, al contrario, ne abbia aggravato pesantemente il degrado. Qualcuno ha detto che c’erano i topi e gli sterpi, ma i topi si eliminano facilmente, le migliaia di tonnellate di cemento e ferro che ci hanno riversato, no”.

“La piazza coperta – conclude la notaa – rappresenterà sempre per Lucca un grave errore culturale ed urbanistico: un errore culturale perché pregiudica in maniera irreversibile il recupero del sito del porto fluviale della città, di cui si perde anche il riconoscimento topografico, sito che, ricordiamo, è inserito nella carta del patrimonio teerritoriale della città (accanto alle Mura Urbane e a piazza San Michele); un errore urbanistico per il suo grave impatto ambientale in una delle zone più densamente urbanizzate e congestionate dal traffico della città, una area che rappresentava anche il luogo più identitario del quartiere e che di tutto aveva bisogno, meno che di una nuova costruzione così pesante e così fuori misura. Per quanto concerne i costi dell’opera, ai 6,3 milioni di euro del finanziamento dei quartieri social della presidenza del Consiglio vanno aggiunti i costi di circa 2,3 milioni già sostenuti da Gesam e Polis, di cui 1.853.000 per il piano interrato. Questa opera pertanto, che consiste essenzialmente un locale di uso pubblico di poche centinaia di metri quadi, una caffetteria, un parcheggio interrato a pagamento per massimo 48+2 posti auto e un’alta tettoia di circa 2mila metri quadri è costata alle casse pubbliche quasi 9 milioni di euro, una cifra spropositata (pari a tre volte il palazzetto dello sport cui oggi prudentemente si rinuncia per l’alto costo), cui dovranno essere aggiunti i costi di gestione che graveranno interamente sulle casse del Comune.  Non sarà facile trovare soggetti che se ne vogliano assumere la gestione, nè associazioni disposte a prenderci la sede, se non gratis, e dubitiamo che il parcheggio interrato entrerà veramente mai in funzione. Non crediamo che questa opera, il cui impatto non è mitigabile in alcun modo, abbia un futuro”.