Morto Spartaco Landini, fu ds della Lucchese

17 aprile 2017 | 15:17
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Morto Spartaco Landini, fu ds della Lucchese

E’ morto nel giorno di Pasqua, a Genova, a 73 anni compiuti lo scorso gennaio. Il calcio italiano perde un’altra delle sue stelle del passato. Spartaco Landini, difensore della mitica Inter di Herrera, 4 presenze anche nella nazionale italiana. Landini, di Terranuova Bracciolini, dopo la carriera da calciatore ha ricoperto vari ruoli da dirigente sportivo ed è stato anche ds della Lucchese nell’era Fouzi, dal 2005 al fallimento.

Questa la sua biografia tratta dal libro Tutti i toscani mondiali.
Una riserva di lusso entrata nella storia del calcio italiano dalla porta principale, per poi affermarsi dietro la scrivania come dirigente di società calcistiche di alto livello. Una vita dietro le quinte, quella di Spartaco Landini, ma non tanto da privargli grosse soddisfazioni ed addirittura la maglia della nazionale ai campionati del mondo. Spartaco Landini emerge come calciatore, nel ruolo di terzino destro, nella sua Terranuova Bracciolini. Entra di diritto, per le sue doti in un ruolo così delicato, nel vivaio della Sangiovannese del mai dimenticato Virginio Fedini, il presidente cui verrà intitolato lo stadio della società valdarnese. A soli 18 anni il salto di qualità dove forse mai avrebbe immaginato di arrivare. Viene infatti chiamato alla corte dell’Inter del “mago” Helenio Herrera dove ha l’occasione di crescere nella squadra riserve e di vedere all’opera i grandi campioni che domineranno per un quinquennio il panorama nazionale. Appena arrivato in nerazzurro la squadra vince lo scudetto. Nel suo ruolo c’è il più esperto Burgnich e lui è solo la terza, eventuale, alternativa per il “mago”. Nessuna presenza in campionato, una partita in Coppa Italia (Inter – Padova 1-2 del 9 gennaio 1963) e ottime impressioni in allenamento e nella squadra B. Il premio più ambito, la maglia da titolare, non tarda ad arrivare: l’1 dicembre del 1963, a due mesi dal suo ventesimo compleanno, viene schierato nella trasferta vittoriosa contro il Catania. Sarà quella una delle due presenze di quell’anno, concluso dall’Inter alle spalle del Bologna ma solo dopo lo spareggio perso per 2-0. E’ la stagione, però, della grande gioia della vittoria della Coppa dei Campioni nella finale di Vienna contro il Real Madrid. Anche in quel caso Landini fu spettatore non pagante di un trionfo. Il secondo scudetto dell’Inter negli anni Sessanta arriva nella stagione 1964/65, davanti al Milan. Per Spartaco Landini le soddisfazioni sono ancora poche: due presenze in campionato, due in Coppa Italia. Il palcoscenico internazionale, dove l’Inter vince ancora la Coppa dei Campioni (con il Benfica) e la Coppa Intercontinentale (contro l’Independiente) è ancora tabù per il difensore aretino. Le presenze aumentano in progressione negli anni successivi. Già nell’annata 65/66, quella del terzo scudetto in quattro anni e della seconda Coppa Intercontinentale (ancora con l’Independiente) scende in campo sedici volte fra campionato, Coppa dei Campioni (nerazzurri eliminati in semifinale dal Real Madrid) e Coppa Italia. Quello è anche l’anno dei mondiali d’Inghilterra. Il commissario tecnico Fabbri confida, in blocco, nella difesa dell’Inter campione d’Italia, riserve comprese. E ad un mese dalla “prima” nella rassegna iridata anche Spartaco Landini, appena 22enne, fa il suo esordio con la maglia azzurra. E’ il 18 giugno del 1966, nell’amichevole di Milano contro l’Austria, decisa da un gol di Burgnich. La carriera azzurra di Landini, si esaurisce tutta in quell’anno. La sua seconda apparizione è proprio ai mondiali, quando viene schierato da Fabbri nella partita “della vergogna” persa con la Corea del Nord. Poi, con Valcareggi diventato ct, si rivede in campo contro Urss e Romania e mai più. Curiosamente, perché nel frattempo ha iniziato a giocare titolare nella difesa interista con maggiore costanza: 19 presenze totali nelle varie manifestazioni nel 1966/67 (secondo posto e finale di Coppa dei Campioni persa con il Celtic), 34 l’anno successivo in cui inizia a giostrare nel ruolo di stopper, poi ancora tanta panchina del 1968/69. L’Inter non riesce più a ritornare ai fasti della prima gestione Herrera ma Landini è sempre lì, pronto ad ogni necessità da vero jolly della linea difensiva. Sulla panchina interista arriva Heriberto Herrera e lo promove titolare: 29 presenze in campionato ed anche la soddisfazione del primo gol in serie A (il 28 settembre del 1969 contro il Torino), oltre a dieci presenze in Coppa Uefa e cinque in Coppa Italia. Ma lo scudetto è del Cagliari e in Coppa Uefa i nerazzurri vengono eliminati dall’Anderlecht in semifinale. Per Landini è l’ultimo vero anno con la maglia nerazzurra. Nella stagione successiva esordisce in Coppa Italia (il 30 agosto nel poker al Como in trasferta) ma viene ceduto quasi subito al Palermo in serie B, mentre l’Inter di Invernizzi conquista ancora una volta lo scudetto. Con i rosanero siciliani in tre anni arriva la promozione in serie A ma anche l’immediato ritorno in cadetteria: lo stopper aretino è sempre presente nelle battaglie dei siciliani per conquistare i propri obiettivi. Per Landini, trentenne ma in ottima forma, c’è un’altra squadra meridionale a concedergli l’opportunità di mettersi in mostra: il Napoli. Da riserva di Vavassori o di La Palma partecipa a due stagioni superbe della squadra, culminate con un terzo ed un secondo posto in campionato e con la partecipazione alla Coppa Uefa. Il terzo anno, in cui colleziona solo otto presenze, è anche quello che regala alla squadra la Coppa Italia: Landini non gioca la finale con il Verona ma si conferma, quantomeno, “portafortuna” delle squadre di cui ha fatto parte. Si conclude così, con 150 presenze in serie A e un gol, la sua carriera ad alti livelli. Per chiudere la carriera torna nelle sue terre, a San Giovanni Valdarno e gioca un intero campionato di serie C, concluso con un’amara retrocessione. Il suo futuro, appese le scarpette al chiodo, è da dirigente. Dopo aver provata la strada della panchina ad Avellino negli anni si conquisterà la fama di direttore sportivo scaltro e preparato e lascerà il segno soprattutto nel grande Genoa di inizio anni ’90, quello del duo d’attacco Aguilera – Skuhravy e del compianto Signorini. L’amicizia con Franco Scoglio, il Professore, poco prima della sua tragica morte, lo porterà di nuovo nella sua Toscana, alla Lucchese, dove proseguirà il proprio lavoro di talent scout e di direttore sportivo di grande spessore dal 2005 fino all’amaro fallimento della società.