
La vendita della Lucchese? Una telenovela. Che ad ogni passaggio svela e non svela, fa immaginare scenari possibili che poi, inevitabilmente, si svelano diversi rispetto a quelli ipotizzati.
Partiamo dai fatti. Lucchese Partecipazioni, la componente di maggioranza che detiene la società, non vuole (o non può) più avere la responsabilità della gestione di tutto quanto ruota intorno alla squadra. Troppo grossi i periodici esborsi per garantire stipendi e maestranze ed evitare alla squadra preoccupanti penalizzazioni. Ma trovare nuovi soci non è certo una questione semplice. Se ne rese conto a suo tempo il patron Bacci, da Rignano sull’Arno, se ne deve essere reso contro il presidente emerito Marcello Pera, colui che avrebbe dovuto trovare nuovi imprenditori a sostegno della società per garantirne un futuro. Ed ecco che le posizioni, anche all’interno di Lucchese Partecipazione, si sono diversificate. Ognuno dei soci ha cercato una via di uscita, ognuno, col tempo, ha sponsorizzato una possibile cordata in grado di subentrare alla maggioranza della società.
Con un nodo tutto da sciogliere, quello della posizione di Carmelo Sgrò, rimasto socio della Lucchese Partecipazione, nonostante abbia abbandonato ogni carica e si sia allontanato progressivamente dalle vicende della squadra. Sgrò è ritornato in pista, forte del 10 per cento all’interno del consorzio di soci, chiedendo trasparenza nella gestione della cessione della società e la nascita di un comitato di valutazione delle eventuali offerte.
Ma con l’avvicinarsi delle prossime scadenze (fra una settimana vanno onorati nuovamente gli stipendi e tutte le spettanze per evitare eventuali penalizzazioni) è aumentata anche l’urgenza di trovare un acquirente e sono aumentati anche gli appetiti verso la quota detenuta da Sgrò, vero e proprio ago della bilancia in grado di orientare la maggioranza all’interno del gruppo che detiene più dell’80 per cento delle quote rossonere. Alla porta di Sgrò si è presentato Arnaldo Moriconi, che attualmente detiene solo lo 0,1 per cento della società, che avrebbe raggiunto l’accordo per l’acquisto del 10 per cento in Lucchese Partecipazioni. Ma in una trasmissione televisiva Gianni Nannini ha annunciato urbi et orbi di essere stato lui ad aver rilevato le quote in mano a Sgrò. Una questione che fa pensare ad un acquisto, da parte di Moriconi, per conto terzi e per aumentare il ‘peso’ di Nannini, che è anche presidente della Lucchese femminile, all’interno di Lucchese Partecipazione.
Anche su questo Carmelo Sgrò, che non ha gradito l’esternazione del socio, chiede chiarezza. E lo fa con una nota ufficiale arrivata in serata: “Mi trovo – dice – mio malgrado a dover intervenire per riportare in un confine di trasparenza e verità la telenovela della cessione della Lucchese. Da oltre un anno e mezzo ho comunicato a tutti i soci l’intenzione di uscire da ogni incarico nella As Lucchese e di cedere le mie quote di Lucchese Partecipazioni. Dopo l’invito, espresso pubblicamente a Moriconi a formulare un’offerta per l’acquisto delle quote, ho ricevuto da parte sua una proposta di acquisto, della quale ho reso partecipe anche gli altri soci per le opportune valutazioni. Sottolineo che ad oggi è l’unica offerta ricevuta. Di conseguenza oggi diversa dichiarazione è priva di fondamento”.
Come dire, la cessione delle quote deve passare dalla società Lucchese Partecipazione e in quella sede Sgrò paleserà l’offerta di Moriconi e non di un altro socio ‘occulto’ nella compravendita.
Non basta. Non è passata inosservata la nota di ieri del curatore fallimentare dell’hotel Noblesse, che ha escluso possibili offerte da parte di imprenditori per rilevare l’attività. Fra questi in predicato c’era proprio uno di coloro che ambiscono o ambivano a rilevare la Lucchese, quel Giorgio La Cava che, finora, è l’unico che si è palesato ufficialmente con tanto di presentazione in Comune da parte dei soci lucchesi.
Le lancette dell’orologio continuano a procedere con velocità, soluzioni all’orizzonte poche. Ma non mancano i colpi di scena, che al momento riguardano più che altro i soci già esistenti. A quando l’uscita dall’empasse?
Enrico Pace