Curva deserta per ricordo Shoah: “Colpa altoparlante”

30 ottobre 2017 | 15:00
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Curva deserta per ricordo Shoah: “Colpa altoparlante”

Un’altra domenica di sport quella che ieri (29 ottobre) ha visto sfidarsi sul campo del Porta Elisa la vecchia pantera con la Carrarese, ribaltata con un 3 a 2 finale. Un derby, quello di ieri, che voleva essere anche l’occasione per confermare i valori positivi dello sport e, sulla scia delle tristi polemiche dell’ultima settimana, chiudere anche nella nostra città il famoso caso “Anna Frank”. Per questo era stato invitato anche Dante Unti, ormai quasi centenario di Porcari, deportato e sopravvissuto ad un lager nazista. Una celebrazione che però, ha ricevuto applausi timidi e una scarsa partecipazione dato che la curva, in quei pochi minuti, è rimasta vuota. Una reazione che ovviamente non è passata inosservata e, soprattutto sui social che questa mattina si sono riempiti di insulti e accuse, ha rovinato la festa per la vittoria rossonera. Una brutta pagina per lo sport locale che però è stata del tutto smentita: non si tratterebbe infatti di una protesta o di una decisione spiacevole, la colpa è solo degli altoparlanti. Proprio così: a dirlo non solo ultrà dei gruppi di estrema destra ma anche chi, allo stadio, ogni domenica porta con passione i bambini o cerca di convincere la fidanzata che il calcio sia una buona, se non l’unica, alternativa allo shopping.

“Sono mesi che in curva non funziona l’altoparlante – dice un ultrà di un gruppo di estrema destra che ieri era presente alla partita – quindi tutti possono comprendere quanto sia stato difficile poter capire che era in corso una celebrazione e tanto meno la lettura di un brano. Tutti sono entrati cinque minuti prima della partita come sempre, anche perché era l’orario di cena e la gente ha fatto ancora più tardi”.
“Nessuno ha notato niente di strano – racconta un tifoso che si ritiene ‘cento per cento antifascista’ – Purtroppo da diverso tempo lo stadio di Porta Elisa ha un sistema di altoparlanti che non funziona. Hanno scritto che le persone sono entrate tutte dopo per protesta, ma in realtà è sempre così: la curva – spiega – entra sempre in ritardo, soprattutto i gruppi organizzati che entrano solo pochi minuti prima del fischio di inizio. La premiazione di cui io non mi sono neanche accorto mi dicono che ci sia stata dieci minuti prima dell’inizio della partita quindi mi sembra del tutto normale che in curva non ci fosse quasi nessuno. Il numero di ultras poi non è così elevato, allo stadio vanno soprattutto persone ‘normali’ come me che non faccio parte di nessun gruppo e amo semplicemente seguire la mia squadra. Quello di ieri non è stato assolutamente un derby di richiamo, della tifoseria ospite erano presenti in tanti però per noi non era una partita così importante e sentita. Lo dimostra anche il numero di paganti che ieri non è stato per niente alto. Siamo entrati tutti allo stadio come se fosse stata una normale partita. Poi, se qualcuno ha preferito entrare dopo, ovviamente non lo posso escludere, ma io che vado in curva da tantissimo tempo non mi sono accorto assolutamente di situazioni anomale sull’entrata sugli spalti. Allo stadio, in gradinata, era presente anche la mia ragazza e nemmeno lei, che sa che a queste cose ci tengo molto, mi ha detto nulla. Per me l’entrata sugli spalti è avvenuta regolarmente, per me come per altre tantissime persone. Non ci siamo assolutamente accorti nemmeno della premiazione e tanto meno della lettura del brano di Anna Frank. Il signore non aveva nemmeno il microfono ed era fuori dal campo, nemmeno al centro, quindi non capisco come avessimo potuto renderci conto di cosa stava accadendo. La mia ragazza a un certo punto si è resa conto che era in corso una celebrazione semplicemente perché ha visto la gente della tribuna in piedi e si è alzata automaticamente anche lei, notando invece che curva e carraresi hanno cominciato invece a cantare i cori proprio nel momento della celebrazione. Ho cantato anche io e adesso me ne dispiaccio tantissimo, ma non mi ero assolutamente reso conto di quello che stava accadendo. Non abbiamo proprio sentito niente, gli altoparlanti non vanno mai. Sono molto incazzato perché è stata passata una cosa non vera, foto fuorvianti scattate mezz’ora prima della partita. Un danno di immagine fortissimo perché alla fine l’estrema destra in curva c’è, sì, ma in netta minoranza e mi sono rotto i coglioni, ogni volta, di essere accostato a loro. La curva non è fatta solo di quelle persone. Questa iniziativa non è stata annunciata e pubblicizzata in nessun modo, nessuno lo sapeva. Anzi, ieri ho addirittura pensato ‘hanno fatto tante iniziative in tutti i campi d’Italia e qui nessuno fa nulla?’”.
Nonostante le polemiche e la notizia che fortunatamente sembrerebbe essere falsa, però, c’è chi di ieri ha anche un bellissimo ricordo: “Mio padre – ha spiegato Luigi Unti, figlio del deportato che ieri è stato omaggiato – è rimasto contentissimo e dall’emozione non si è assolutamente reso conto di nulla. L’accoglienza è stata eccezionale da parte del presidente della Lucchese di cui mio padre è molto tifoso da praticamente da sempre. Non ci siamo accorti di nulla, per me è andato tutto benissimo e mi ha fatto piacere vedere papà così felice. A 98 anni e con tutto ciò che ha passato per queste cose avrebbe avuto le spalle molto grandi”.
Sul tema interviene anche l’associazione volontari della libertà: “Avl Lucca non condanna il gesto – si legge un una nota – frutto di ignoranza culturale prima che ideologica o politica, e non chiede la chiusura della curva, né tantomeno ipotetiche sanzioni per la società. Altresì protocollerà quanto prima la richiesta di intitolare la curva ovest a Erno Erbstein, l’allenatore di origini ebraiche della Lucchese degli anni 1933-1938, riprendendo l’idea di Luca Tronchetti e del Tirreno di Lucca del 2015. Inoltre Avl Lucca chiede che venga letto ad inizio di ogni partita fino al termine del campionato (quando ancora i calciatori e l’arbitro sono negli spogliatoi e dunque senza attendere l’iter della Figc), brani tratti dal diario di Anna Frank”.
“Cercando di eliminare ogni possibile contatto e “inquinamento” di gesti oltremodo stupidi – prosegue la nota – Avl Lucca chiede che tutte le società calcistiche con settori giovanili dedichino parte della programmazione al lavoro sui bambini, alla crescita di un rapporto di eguaglianza e solidarietà, riprendendo i valori della Costituzione italiana. Grazie al gesto infantile, ma pericolosamente contagioso ed emulatorio di pochi ragazzi ineducati, Lucca può diventare da oggi un laboratorio nel quale il rispetto in tutte le sue forme può assumere un ruolo centrale nella crescita dei cittadini. E quindi poter andare allo stadio a tifare Lucchese ricordando in silenzio l’orrore dei totalitarismi che hanno distrutto l’Europa. Anche perché alcuni ragazzini non sanno che la Lucchese del 1936/1937 fu vera squadra di resistenti al fascismo annoverando tra le sue fila uomini come Bruno Scher, l’istriano che non volle italianizzare il proprio cognome. Libero (“di nome e di fatto”) Marchini che si rifiutò sempre di alzare il braccio per il saluto fascista. Gino Callegari l’anarchico padovano che lo stesso Mussolini durante un incontro di calcio non salutò. Aldo Olivieri, il gatto volante, il super portiere dei mondiali rigorosamente antifascista. E infine Bruno Neri, nome di battaglia Berni, il calciatore partigiano che morì ucciso dai tedeschi domenica 9 luglio 1944 nel Casale di Modigliana. Faceva parte del battaglione Ravenna con il parroco partigiano don Angelo Savelli, il comandante Vittorio Bellenghi, detto Nico, ex ufficiale del Regio Esercito. Morì per liberare l’Italia dai nazisti e dai fascisti per la libertà di tutti. Questi sono i simboli indelebili di una Lucchese che è esempio e che nessun gesto di non conoscenza potrà mai cancellare”.

Giulia Prete