Cessione Lucchese: no a Belardelli, resta Todini

10 novembre 2017 | 15:44
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Cessione Lucchese: no a Belardelli, resta Todini

Cessione Lucchese: tutto potrebbe sbloccarsi a stretto giro di posta, ma – stando ai diretti interessati – non sarà la giornata di domani quella decisiva per passare di mano le quote del club rossonero. E, in mezzo a negazioni, mezzi bluff e strategie, emerge anche uno scampolo di certezza: non sarà Pietro Belardelli ad assumere il timone. Il profilo dell’imprenditore romano – che all’inizio degli anni 2000 comprò Lecco e Castel di Sangro a distanza di 4 mesi, senza mai pagare gli stipendi – non sarebbe gradito alla maggioranza dei soci lucchesi. Belardelli – noto alle cronache anche per ulteriori bufere giudiziarie – avrebbe avuto dei contatti col solo Arnaldo Moriconi, per discutere del prezzo di acquisto della società. “Ma noi – commenta oggi il socio Marco Gonzadi – non abbiamo salvato la Lucchese per affidarla in mani che non riteniamo idonee. Per questo, escludo a priori e con fermezza che Belardelli possa diventare il nuovo proprietario del club”.

A conti fatti, dunque, resterebbe in scena il solo Stefano Todini, l’imprenditore umbro il cui nome era già emerso nel corso della trattativa – poi mai decollata – con Argenfin. Su di lui, tuttavia, Gonzadi non si sbottona: “So che ci sono delle trattative in corso – commenta – ma non so nulla di una possibile cessione della Lucchese già per domani: credo proprio che si tratti di una bufala. Lasciatemi dire, comunque, che il modo in cui vengono fatti passare i soci lucchesi in questi giorni non mi piace: noi abbiamo portato il club dall’eccellenza alla serie C, abbiamo sopperito al buco da 1 milione e mezzo trovato dopo la gestione Bacci, abbiamo mantenuto la dignità della Lucchese. Oggi, invece, sembra quasi di non aver speso centinaia di migliaia di euro di tasca nostra. Sembra che ci siamo fatti prestare i soldi da Arnaldo Moriconi, ma non è così: dopo la gestione Bacci, potevamo mettere la società in liquidazione o ricapitalizzare. Abbiamo scelto la seconda strada, con l’aiuto di Moriconi, ma poteva trattarsi anche di un altro imprenditore. Anzi: se tutto il tessuto imprenditoriale lucchese avesse fatto quello che abbiamo fatto noi – si toglie dei macigni dalle scarpe – oggi saremmo a parlare di una Lucchese che lotta per la Champions League”.
Quindi una considerazione di mercato, considerato il fatto che – purtroppo – i giocatori che erano in forza al Modena sono tutti liberi di accasarsi in altri club: “Dispiace moltissimo per quello che è successo – commenta Gonzadi – ma è chiaro che ora tutti i club di C cercheranno questa opportunità. Sono sicuro che il nostro ds Obbedio possa individuare profili adatti alle necessità della Lucchese, qualora si creasse l’occasione giusta”.
Poi c’è la versione Moriconi: “Tra palco e realtà”, cantava Luciano Ligabue. Un pezzo che l’imprenditore lucchese – detentore della quota di maggioranza all’interno di Lucchese partecipazioni – deve aver fatto suo. “Domani vendiamo la Lucchese – spiega – e se guardate in cielo vedrete anche tre asini volare. Se nego che ci siano trattative? No, ci sono, ma non so dirvi a che punto siamo, né se preferiamo qualcuno. Bini dice che non possiamo più andare avanti così? Se lo dice lui è vero. Le sue parole nel post Prato, però, non sono state comprese: ce l’aveva con chi impone regole e costi assurdi. Con chi ti fa impiegare 54 steward per una partita con quell’afflusso: era esasperato solo per quello”.

Sul punto, a margine dell’assemblea che ha approvato il bilancio rossonero, interviene anche l’amministratore unico Carlo Bini. Lo fa, come di consueto, con un messaggio forte è chiaro: “Non siamo noi soci che vogliamo vendere la Lucchese – spiega – sono gli altri che vogliono comprarla”. Dove “gli altri” sta per le tre cordate ancora in lizza: quella guidata dall’imprenditore romano Pietro Belardelli (con alcuni soci che escludo a priori questa ipotesi), quella dell’imprenditore di origini umbre Stefano Todini (che appare in vantaggio sui concorrenti) e quella portata avanti dai due avvocati Michele Cioni e Carlo Coscia, emissari di imprenditori pisani. “Per me sono ancora tutte e tre in gara – afferma Bini – e penso che sia possibile arrivare ad una chiusura, ma non certo domani. Magari ci riusciremo entro fine mese. Vorrei evidenziare che la Lucchese non è un carrozzone che produce danni: sì, la serie C è un bagno di sangue, ma tra il dare e l’avere questa società resta tra quelle medio alte. E’ anche per questo motivo che ci sono arrivate cinque richieste, che restano motivo di vanto. Club come il Modena, il Como ed il Mantova sono spariti, mentre noi siamo ancora qua e ci riserviamo di valutare l’offerta migliore”.
I soci lucchesi, parola dell’amministratore unico, potrebbero arrivare serenamente fino al termine del campionato con la loro gestione: “Sì – prosegue – perché abbiamo le forze per farlo. Se volevamo vendere a dei banditi lo avevamo già fatto, ma non è così. Cerchiamo qualcuno che possa portare la Lucchese in serie B, anche se sappiamo che sono finiti i tempi di Maestrelli. Le richieste vengono da fuori? La storia degli ultimi 50 anni della Lucchese dice questo: se i lucchesi non si propongono, un motivo ci sarà”.

Paolo Lazzari