





Passati ai raggi X da Lucca United: davanti ad oltre cento supporters rossoneri, il futuro presidente Lorenzo Grassini, il ed il prossimo dg Fabrizio Lucchesi rispondono a dubbi e perplessità legittime. “Vorrei creare una realtà virtuosa a Lucca, per arrivare in B nel giro di due anni ed auto mantenerci”, il messaggio chiave dell’imprenditore senese. Con lui ci sono anche i padroni di casa Moreno Micheloni, Stefano Galigani e l’uomo di fiducia Gianni Ferruzzi. E ancora: “Se i conti saranno in ordine, acquisteremo la società anche prima del 13 aprile”.
“Grassini e Lucchesi – esordisce Galigani – hanno chiesto questo incontro con i tifosi. Li abbiamo incontrati circa 3 settimane fa ed abbiamo colto il loro entusiasmo. C’è la voglia di fare qualcosa di importante a Lucca. Vogliamo solo ribadire che questa è una città unica, che ha tanta voglia di calcio e che per il calcio ha sofferto molto. Qua c’è una passione che cova sotto le ceneri. Noi sappiamo aspettare chi lavora e vuol fare bene: se così sarà, saremo al fianco del nuovo progetto, sempre mantenendo un occhio vigile a tutela della società”.
Gli fa eco Micheloni: “La piazza è in fibrillazione, ma sa anche tenere i piedi per terra. Abbiamo imparato dalle scottature a stare lontani dal fuoco. Sappiamo che nel giro di pochissimo le parole dovranno tradursi in fatti”.
Poi, finalmente, è il turno di Grassini: “Ho iniziato a lavorare in maniera vera dopo che è deceduto mio padre – si presenta – perché da lì ho dovuto assumermi le mie responsabilità. Sono sempre stato una persona ambiziosa, che non si accontenta. Mi sono trasferito prima nel nord Italia, poi all’estero, dove ho avuto fortuna. Volevo rientrare in Italia attraverso il calcio, uno sport che non ho amato molto da giovane e che non conosco moltissimo, ad oggi: per questo mi farò aiutare da uno come Lucchesi”.
Poi Grassini ricorda i precedenti tentativi di trattativa: “Con l’Arezzo non è andata bene, perché hanno cambiato le carte in tavola all’ultimo. A quel punto mi parlarono della Lucchese: venti giorni fa abbiamo cominciato a discutere con Moriconi. Abbiamo trovato un’empatia con lui: ho chiesto io di avere l’80 per cento della squadra, perché ci voglio mettere bocca, nel bene e nel male. Adesso stiamo procedendo con la due diligence, al termine della quale – se tutti i conti torneranno – potremo acquistare”.
Quindi, sul perché proprio la Lucchese: “Mi piace questa città – spiega – anche perché è molto simile a quella da cui provengo (Siena, ndr) e perché la squadra ha una tifoseria importante, né arrogante, né maleducata”.
Il progetto, spiega, sarà ovviamente sia calcistico che imprenditoriale: “In un periodo di tempo abbastanza breve – afferma – vorremmo creare una realtà virtuosa, sotto entrambi gli aspetti. Per questo ho deciso di affiancarmi a Lucchesi, che mi ha rassicurato sul fatto che con un investimento di determinato importo, nell’arco di un paio d’anni, il passaggio alla serie B è fattibile. Vogliamo la B perché in quella categoria la squadra può automantenersi e guadagnare. Il mio fine è quello di rientrare economicamente nell’investimento e di guadagnarci qualcosa, sotto ogni profilo”.
Protagonisti della serata, ovviamente, sono i tifosi. Tra loro, il primo a prendere la parola è Daniele Di Piazza, una delle voci storiche della tifoseria, che chiede se nell’affare rientri anche la tv di Moriconi: “No, lui mi ha parlato della televisione – ricorda Grassini – ma non rientra nell’accordo. Comunque in Inghilterra tutti i club hanno un canale dedicato. Parlandone con Federico Vespa, lui ci ha visto un motivo di interesse”.
I tifosi, poi, chiedono a Grassini da dove provengano le sue fortune, esprimendo una certa perplessità per l’opera di estrazione di oro in Tanzania. Domande vengono avanzate anche sulla società Nilor Ltd, che ha un capitale versato di 33 milioni di sterline, pari a circa 40 milioni di euro. “Nel 2007 sono stato in Tanzania – ripercorre le sue tappe lavorative Grassini – per conto di un gruppo di imprenditori aretini. Là erano stati fatti investimenti per la lavorazione di oro. La situazione che ho trovato però non corrispondeva a quanto mi era stato riportato: allora ho creato una nuova società che ha comprato quelle concessioni, pagando i macchinari per l’estrazione. Ho trovato un’altra azienda italiana che aveva già macchinari in Tanzania. Noi lavoriamo li scarti di lavorazione dei minatori locali”.
Grassini è chiamato anche a replicare ad una serie di voci, e non soltanto: “Un suo collaboratore è stato condannato per aver rubato 800mila euro”, osserva un tifoso. “Era stato nominato direttore perché abita in Africa e stava sul posto. L’ho messo direttore, ma senza deleghe operative. Non sapevo della condanna, che comunque non è definitiva”, spiega. Altri chiedono se non abbia debiti con professionisti di Colle Val d’Elsa: la risposta è un secco “no”. “Se volevo fare qualcosa di poco trasparente – afferma – potevo usare la holding o nascondermi dietro società fiduciarie o offshore. Invece ci ho messo la mia faccia e quella di mia moglie”.
Poi, per parlare del progetto sportivo, interviene Lucchesi: “Non si può promettere un risultato sportivo – spiega – perché sarebbe una presa in giro. Però credo che la serie B sia la categoria adatta a questa città, anche perché ti dà l’opportunità di un autofinanziamento. Ma non si può andare in B senza infrastrutture, settore giovanile e via dicendo. Ci vuole un modello d’azienda che sia virtuoso. Se serve un anno in più, non è un problema, vuol dire che ci arriviamo preparati. Stamani – l’aneddoto che racconta molto di quanto Lucchesi ci creda – sono andato a dire di no ad una squadra di serie A: ho fatto una scelta di vita. E’ l’ennesima scommessa della mia vita professionale e ne ho vinte spesso. I capitali ce li abbiamo e si tratta di spenderli bene”. Poi sul settore giovanile: “Non si può pensare soltanto a vincere le partite, bisogna investire nel futuro”.
I tifosi fanno inoltre notare la mancanza di un Lucchese Point, un luogo per acquistare biglietti e gadget: “E’ un suggerimento che raccogliamo volentieri – risponde Lucchesi – e da metà aprile ci lavoriamo”.
Non meno importante è la discussione intorno agli imprenditori lucchesi intercettati dal Comune: “L’altra mattina sono passato dal sindaco – ricorda Grassini – anche per rispetto all’istituzione. La Lucchese resta dei lucchesi e per questo è stato doveroso parlarci. Personalmente vorrei portare avanti il progetto già avviato con questi interlocutori”. Sul punto, Micheloni precisa che questi imprenditori hanno deciso di aspettare il nuovo interlocutore: Grassini, appunto.
La coda è tutta nuovamente destinata al alto sportivo: “A Pisa siamo andati in B in 10 mesi – argomenta Lucchesi – poi c’è stata una litigata. Devo sempre avere soldi dal Pisa, ho firmato ad un quarto d’ora dalla scadenza per non farlo fallire. Prima squadra e settore giovanile? Sono concomitanti, non destineremo tutte le risorse alla prima squadra. Innestiamo un settore giovanile puntando sulla qualità e sulle infrastrutture. La squadra attuale? Non voglio entrare nel merito, ma sono un po’ preoccupato. Tomei come ds? E’ un mio storico collaboratore, ma abbiamo già un direttore sportivo, a fine anno tireremo le somme per tutti”.
Infine la rassicurazione principale: “Noi via se non andiamo subito in B? La differenza è di 6-7 milioni all’anno di fatturato – conclude Lucchesi – ovviamente vogliamo andarci. Qui però parliamo di un progetto, non scappiamo via. Vanno presi giovani bravi, grazie ad una bella rete di scouting, insieme a giocatori esperti: sono abituato a vincere campionati, giudicatemi dopo che avrò lavorato”.
Paolo Lazzari