Nadia Centoni, addio a parquet dopo carriera da incorniciare

19 giugno 2018 | 19:00
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Nadia Centoni, addio a parquet dopo carriera da incorniciare
Nadia Centoni, addio a parquet dopo carriera da incorniciare
Nadia Centoni, addio a parquet dopo carriera da incorniciare
Nadia Centoni, addio a parquet dopo carriera da incorniciare
Nadia Centoni, addio a parquet dopo carriera da incorniciare
Nadia Centoni, addio a parquet dopo carriera da incorniciare

La chiusura di un cerchio perfetto: nel giorno del suo 37esimo compleanno Nadia Centoni saluta la pallavolo – come giocatrice – e la sua città natale, per affacciarsi ad una vita nuova, fatta di esperienze professionali e private. Una carriera luminosa come poche, la sua, contrassegnata da titoli vinti ad ogni livello di competizione, dalla maglia azzurra a quella dei club.

“Il mio è un saluto alla città – afferma oggi, attorniata dagli affetti più cari – perché sono una lucchese vera, anche se ho vissuto a lungo all’estero. Non è stata una decisione improvvisa, l’ho pianificata nell’ultimo anno. Come donna ho iniziato a sentire anche altre esigenze: ho ripreso a studiare e sono diventata un preparatore fisico riconosciuto dalla federazione. Era un modo per preparare una riconversione alla vita normale. Abbiamo concluso nel migliore dei modi, perché a Cannes è stata un’ottima stagione: mi hanno fatto anche l’onore di ritirare il numero 13”. In Francia, del resto, la chiamano La Leggenda. Lì ha vinto 7 campionati e 8 coppe, oltre a diversi titoli personali. Anche i 3 anni in Turchia, al Galatasaray, sono stati prolifici e ricchi di soddisfazioni. Tutti, inoltre, hanno ancora saldamente ancorate negli occhi e nel cuore le olimpiadi e quel quarto posto nel 2014 al mondiale in Italia.
“Sono stati anni belli e prolifici – confessa Nadia – per cui non ho rimorsi relativi alla mia carriera: ogni scelta fatta aveva un senso e non la cambierei”.
Centoni è partita da una piccola squadra di Lucca: “Ho iniziato a giocare per caso – racconta – anche perché la priorità era la scuola. Fare sport era un completamento della giornata: ho capito che sarebbe diventato qualcosa di più quando in quinta superiore giocavo in serie A”. In mezzo c’è stata la chiamata di Velasco in nazionale, all’età di 15 anni, per una carriera fatta bruciando le tappe.
“Il ricordo più bello? Non voglio fare torto a nessuna parte della mia carriera. Certo, l’Olimpiade è stata una storia a sé, vissuta con stati d’animo differenti. Lo stesso posso dire per il Mondiale”.
Quindi un messaggio per le giocatrici lucchesi e non: “Vorrei trasmettere loro la mia passione e positività, perché quando si gioca bisogna divertirsi. Mi piacerebbe che mi avessero visto giocare, ma sono sicura che riuscirò a trasmettere anche a gesti e parole quello che penso”.
E ancora, su quanto è cambiata la pallavolo in 20 anni: “Tantissimo: c’è molto meno spirito di sacrificio e mi dispiace molto. Si vende di più l’immagine che il lavoro che c’è dietro. E’ quello che ti porta ai risultati, che non significa soltanto vincere, ma soddisfare il piacere del gioco. Servirebbe fare un passo indietro, in questo senso: le cose bisogna conquistarsele”.
E adesso? “La cosa che so far meglio è giocare a pallavolo – sorride – e per questo cercavo di rimanere vicino al campo, pur senza allenare, almeno per ora. La preparazione fisica mi affascinava: sarò preparatore al Bisonte, in serie A. Porterò la mia conoscenza scientifica e tutta la mia esperienza. Avrei potuto rimanere con lo stesso ruolo anche a Cannes, ma è stata una scelta di vita, per pensare ad una vita a tutto tondo”, sorride al marito.
Quanto al rapporto con gli altri sport, Nadia afferma sicura: “Faccio parte di una nicchia e sono affascinata da tutti gli altri tipi di sport. Un campione che mi ha colpito? Dico Federer, Nadal e Djokovic, campioni di un’umiltà eccezionale. La vita fuori dal campo? A Instanbul e Cannes ho stretto amicizie e visitato ogni angolo, anche perché sono una persona molto aperta e curiosa”.
Infine, la prospettiva di un dialogo nuovo che potrebbe instaurarsi con Lucca: “Cosa posso dare alla mia città? Sono a disposizione per qualunque cosa, ma ho smesso di giocare soltanto un mese e mezzo fa. Nel 2005 ho portato la fiaccola olimpica, per una scelta dall’amministrazione del tempo: è stata un’esperienza bellissima”.
Nadia, in serata, è stata anche insignita di una targa donata dal comitato Appennino toscano della Fipav, consegnata dal presidente Paolo Della Santa, per i brillanti traguardi raggiunti in carriera. “Ringrazio la Fipav – chiude Nadia – e l’intera città di Lucca per l’affetto che mi ha sempre dimostrato. Ora si apre una nuova stagione per me e mi auguro di continuare a avere tante soddisfazioni da questo sport che me ne ha regalate davvero tante. Da parte mia ho dato tutto e sono molto soddisfatta della mia carriera”.

Paolo Lazzari