Lucchese, a questo punto serve un miracolo

9 luglio 2018 | 18:57
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Lucchese, a questo punto serve un miracolo

Un altro giorno è (quasi) andato e la musica è sempre la stessa. La Lucchese è sempre sull’orlo del baratro, senza nessuno spiraglio, che non si chiami Belardelli, l’imprenditore osteggiato dalla tifoseria e dalla Lega di serie C che avrebbe un accordo verbale per subentrare a Moriconi, coprire le perdite della società ed estromettere di fatto quella imbarazzante meteora che si chiama Lorenzo Grassini che a tutt’oggi, e fino a un prossimo passaggio in assemblea dei soci o da un notaio, è il titolare della maggioranza delle quote della Lucchese.

Le ore passano e si avvicina la scadenza di domani (10 luglio), ultimo giorno utile prima che il revisore dei conti Matteo Romani, decida di portare i libri in tribunale e dichiarare, sostanzialmente, il fallimento della società e una nuova agonia sportiva. Bisogna ripianare i debiti, come dichiarato in sede di ricapitalizzazione all’ultima assemblea dei soci, con un versamento di 460mila euro. Una cifra che fa passare in secondo piano la necessità di finire di pagare gli stipendi della sorsa stagione. Questo, infatti, fa solo aumentare il carico delle penalizzazioni. Che sarebbero già una bella notizia, perché vorrebbe dire che la Lucchese l’anno prossimo sarà iscritta alla serie C e non sparita.
La difficoltà sta tutta nell’individuare chi potrebbe mettere i soldi che servono per salvare la società e continuare, se pure con mille difficoltà, a programmare. Non lo farà Grassini né la Aigornetto Limited. Le quote sono le sue ma l’imprenditore di Colle Val d’Elsa ha detto che non metterà mai più piede a Lucca. Non lo farà Arnaldo Moriconi, cui Grassini ha promesso di cedere le quote di maggioranza. Moriconi, infatti, spera ancora di recuperare almeno in parte l’investimento fatto negli ultimi mesi per mantenere in vita la Lucchese, portandola anche a un passo dalla conquista di un posto nei playoff. Non lo faranno, ovviamente, i soci di minoranza, se non, eventualmente, pro quota. L’unico che potrebbe farlo, magari inizialmente per interposta persona, è Pietro Belardelli. Un imprenditore, con interessi in mezzo mondo, già proprietario di Castel di Sangro, Lecco e Lugano, che non ha certo lasciato buoni ricordi nelle piazze dove è stato. Ma che adesso è il solo possibile e rapido salvatore della patria rossonera.
Ma dopo l’esperienza Grassini i tifosi sono sul piede di guerra. La riunione di ieri sera nel museo rossonero di Lucca United ha sostanzialmente detto no all’arrivo di Belardelli o quantomeno ha escluso ogni possibile corresponsabilità nell’arrivo dell’imprenditore alla guida della società. L’appello è, ancora una volta a Moriconi. Ma la strada, stavolta, non passa dal barbuto imprenditore di Ponte a Moriano.
Piani B? Forse, ma molto fumosi e soprattutto difficilmente realizzabili nei tempi richiesti dalle circostanze. Domani (e da quanto tempo si è costretti a sperare nel domani…) forse se ne saprà di più. E forse ci sarà una scelta definitiva. Che, quando si è sull’orlo del baratro, potrebbe essere la peggiore possibile.

Enrico Pace