
Adesso, se non è davvero finita, poco ci manca. Il comunicato con cui la Covisoc ha bocciato l’iscrizione della Lucchese al prossimo campionato di serie C non lascia margini interpretativi e, adesso, le speranze si riducono ad un baluginio sempre più incerto. L’organo deputato a verificare i conti rossoneri ha, semplicemente, preso atto del fatto che nulla è stato fatto: niente ripianamento del deficit, nessuna conseguente ricapitalizzazione, nessun pagamento di stipendi e contributi ed ulteriori inadempienze sparse. Uno scenario che sa di resa definitiva, anche perché è difficile immaginare che la società possa trovare un nuovo compratore, presentare ricorso contro la decisione della Covisoc entro lunedì prossimo (16 luglio) e, nondimeno, convincere l’ente giudicante a ribaltare il verdetto.
“La Covisoc – si legge nella comunicazione ufficiale al club – nella riunione del 10 e dell’11 luglio 2018, esaminata la documentazione prodotta da codesta società e tenuto conto di quanto certificato dalla Lega italiana calcio professionistico, ha riscontrato il mancato rispetto dei criteri legali ed economico-finanziari previsti per l’ottenimento della licenza nazionale ai fini dell’ammissione al campionato di serie C 2018/2019, di cui al titolo I del comunicato ufficiale numero 28 del 13 aprile 2018, come integrato dal comunicato ufficiale 50 del 24 maggio 2018”. In particolare, la Covisoc ha riscontrato, in primis, l’omesso superamento della situazione prevista dall’articolo 2482 ter del codice civile, risultante dalla relazione semestrale al 31 dicembre 2017. Poi, ecco che si aggiungono anche il mancato deposito della relazione della società di revisione sulla relazione semestrale al 31 dicembre 2017 e l’omesso ripianamento della carenza patrimoniale di 455.984 euro – l’ormai celebre deficit su cui da mesi si discute – risultante dal parametro Pa al 31 dicembre 2017. A tutto questo deve sommarsi anche l’omesso ripianamento della carenza finanziaria di 27.436 euro, risultante dall’indicatore di liquidità al 31 marzo 2018 ed il mancato pagamento degli emolumenti dovuti, per le mensilità di marzo, aprile e maggio 2018, ai tesserati, ai dipendenti ed ai collaboratori addetti al settore sportivo; omesso pagamento delle ritenute Irpef riguardanti gli emolumenti dovuti, per le mensilità di marzo e aprile 2018, ai tesserati, ai dipendenti ed ai collaboratori addetti al settore sportivo”.
Uno scenario cataclismatico, insomma, che rappresenta l’anticamera del terzo fallimento negli ultimi dieci anni. C’è davvero poca fiducia, infatti, circa la possibilità che Lorenzo Grassini – attualmente ancora il proprietario delle quote di maggioranza del club – e Arnaldo Moriconi, che quelle quote dovrebbe nuovamente ricevere in dote, possano trovare in tempi così ristretti – dopo non esserci riusciti per mesi – la soluzione in grado di salvare la pantera. Alla finestra c’è sempre la cordata di imprenditori del nord Italia rappresentata dall’ex ad Fabio Bettucci, insieme – si vocifera – alle avances di un ulteriore gruppo imprenditoriale. La condizione però è sempre la stessa: i nuovi soggetti si dicono pronti a subentrare – salvando la società sul filo di lana ed iscrivendola al campionato, seppur con una maxi penalizzazione – soltanto se Moriconi ripianerà di tasca sua il deficit. Uno scenario che appare alquanto improbabile anche perché, se il patron di Sice avesse voluto, avrebbe già percorso questa strada rispettando la scadenza di ieri.
Ora la società ha facoltà di presentare ricorso entro lunedì (16 luglio), ma sembrano esserci pochi margini visto che la situazione cristallizzata dalla Covisoc, anche se venisse sanata ex post, potrebbe non bastare a convincere la Lega per l’iscrizione.