Poschi Meuron invita Moriconi a lasciare: “La Lucchese non è una tv di provincia dove fare e disfare”

“La Lucchese non è una piccola emittente di provincia in cui fare la sera e disfare la mattina”. E’ insieme l’amara constatazione e il monito ad Arnaldo Moriconi che arriva da Lodovico Poschi Meuron, giornalista e tifoso, già fondatore di Città Digitali, società poi passata in mano a Moriconi. Poschi gli rivolge una lettera aperta, in cui, alla luce del precipitare degli eventi, ultima la minaccia di mollare del tecnico ‘in pectore’ Giancarlo Favarin, ripercorre la sua storia personale che si è intrecciata più volte con quella di Moriconi e della Lucchese.
“Si presentò da me sette anni fa – ricorda Poschi Meuron riferendosi a Moriconi -, era il febbraio del 2011, dicendomi che era interessato alla mia società, Città Digitali, che con altri tre soci avevo fondato nel 2003, perché voleva creare una vera televisione. Di lì a qualche mese ci sarebbe stato lo storico passaggio dall’analogico al digitale e l’ingresso di un imprenditore della forza e l’esperienza di Arnaldo Moriconi mi sembrò la cosa giusta da fare. Ho rivenduto le quote nel 2015, esausto. Quell’uomo dalla barba bianca mi aveva succhiato tutte le risorse disponibili e spento ogni residuo entusiasmo. Al progetto Dì Lucca ho dato tutto, salvo ricevere poco o nulla”, commenta Poschi.
“Gli ho creduto di nuovo quando, nell’estate 2017, mi richiamò per propormi di assumere l’incarico di addetto stampa della Lucchese – aggiunge -. Non ci ho pensato un istante e ho detto sì. Insieme a Marco Gonzadi sono salito a Fiumalbo un mercoledì pomeriggio, ho parlato col mister e con i giocatori, ho inviato il mio primo e unico comunicato la mattina successiva. Venerdì ho ricevuto il benservito, nel silenzio assordante di tutti i soci lucchesi. A ben vedere, un assist prezioso, che mi ha tolto dal pesante imbarazzo di dover gestire una comunicazione sclerotica. Un giorno del 2014 mi aveva domandato: che dici se mi prendo la Lucchese? Gli risposi: Arnaldo, il calcio non è un’azienda normale, entri in un mondo lontano dal tuo, che non conosci affatto. Vuoi un consiglio? Lascia perdere. Ovviamente fece l’esatto opposto. Moriconi è fatto così. Gli piace giocare sulla pelle delle persone, che spesso per lui sono semplici oggetti. Ancora mi sfugge cosa lo abbia spinto a tentare l’avventura nel calcio, oggetto misterioso per uno come lui che vive di lavoro e colleziona auto sportive. La Lucchese non è una piccola emittente di provincia in cui fare la sera e disfare la mattina dopo – ai telespettatori non frega nulla, tutt’al più cambieranno presto canale -, ma significa molto, molto di più. È ancora, nonostante in molti provino a distruggerlo, il giocattolo più bello del mondo, attorno al quale si rinnovano da generazioni intere orgoglio, passione, gioia, dolore, rabbia. In una parola: sentimenti. Roba che non si compra nemmeno se hai tutti i soldi del mondo. Meglio, molto meglio per tutti, lasciar perdere perché i tifosi, parola peraltro di cui si abusa spesso, non possono più capirti. Ti misi in guardia già quattro anni fa, te lo ribadisco oggi, quando sono tornato semplice spettatore. Anch’io, come altre migliaia, con la Lucchese nel cuore”.