Eccellenza, il Castelnuovo decide di non ripartire

La società: “Sono cambiate le condizioni, troppi punti incerti anche sul protocollo sanitario”
Il Castelnuovo calcio ha scelto di non ripartire: a spiegare i motivi è la stessa società.
“La nostra società ha comunicato alla Figc la decisione di non riprendere il campionato di Eccellenza nell’ipotesi di una sua ripartenza. La richiesta di disponibilità o meno era stata richiesta dal presidente del Comitato Regionale Toscano Mangini nel corso di una videoconferenza con le 36 società della Toscana. La nostra decisione, è inutile nasconderlo, è stata molto incerta e sofferta ma, alla fine, condivisa da tutta la società nel corso di una riunione urgente che ha preceduto la comunicazione alla Figc. Tanta sarebbe la voglia di rivedere giocare la nostra squadra maggiore ma tante, forse troppe, restano le preoccupazioni e le incertezze legate a questo particolare momento storico che stiamo vivendo”.
“Per comprendere meglio le ragioni che ci hanno portato a questa decisione, è bene ripercorrerne le tappe – si legge nella nota -. L’attuale stagione sportiva è iniziata ufficialmente lo scorso ottobre ma, fin dal principio, abbiamo compreso che purtroppo non sarebbe stato semplice proseguire: così dopo solo due settimane di campionato, prima la Regione poi il Governo hanno imposto lo stop a tutto lo sport dilettantistico e giovanile. La situazione della pandemia, dopo l’incoraggiante calo del periodo estivo, è gradualmente peggiorata e, almeno fino a gennaio, non ha visto frenate. Una situazione difficile che ha condizionato tutta la società, dalla scuola all’economia fino ai rapporti umani, e in cui lo sport rappresentava solo la punta dell’iceberg del problema. Con il nuovo anno, la situazione generale della pandemia si è gradualmente allentata, alimentando la speranza di una “ripartenza” del mondo sportivo entro la primavera. In quest’ottica la Figc, nel mese di gennaio, ci aveva comunicato l’ipotesi di far riprendere il campionato di Eccellenza, una richiesta resa necessaria per uniformarsi con l’organico della Serie D. Fu fatto un primo sondaggio tra le società toscane che deliberarono (noi compresi) l’eventuale ripartenza del campionato nel rispetto di due condizioni fondamentali, ovvero la copertura finanziaria dei costi necessari per il protocollo sanitario (i tamponi) e la riapertura al pubblico, per avere un minimo di incasso. A queste due condizioni, si aggiunse la richiesta, da parte della Lnd, del blocco delle retrocessioni.
Da quel momento è partito l’iter burocratico per permettere la ripresa del campionato, con il passaggio del torneo di Eccellenza a competizione di “interesse nazionale”: la palla è così passata a Coni, Figc e infine Lnd, fino all’ultimo consulto dei vari comitati regionali con le società stesse. Nel frattempo il mondo covid si è ancora evoluto, purtroppo in peggio e, ad oggi, la situazione si va delineando come l’ultimo autunno”.
“Nel corso dell’ultima videoconferenza con il presidente del Comitato Figc Toscano Mangini – si va avanti -, avvenuta nella giornata di ieri, ci sono state delineati le condizioni di ripartenza e chiesto una risposta nel giro di poche ore (le ore 11 di oggi). Purtroppo ci siamo trovati di fronte a condizioni diverse da quelle delineate lo scorso gennaio e nessuna delle richieste delle società è stata accolta dalla Figc: ovviamente c’è l’impossibilità di aprire al pubblico ma abbiamo riscontrato anche incertezze e lacune sul protocollo sanitario da seguire che, a quanto pare, sarebbe stato comunque a totale carico delle società. L’unica concessione alle società è l’assenza di retrocessioni e l’opzione, senza alcuna conseguenza sul mantenimento della categoria, se partecipare o meno al nuovo campionato. In realtà non ci sarebbe stato bisogno di una risposta, avendolo già fatto lo scorso gennaio, ma abbiamo voluto condividere con tutto il consiglio societario la decisione, per arrivare ad una scelta univoca e ponderata. Come detto, al termine di una lunga notte, siamo giunti alla decisione, sofferta, di non ripartire. Ha prevalso in noi la preoccupazione e l’incertezza per la situazione attuale della pandemia, in continua evoluzione, con le conseguenti problematiche che avremmo dovuto affrontare: al di là degli oneri economici per concludere una stagione complicata durante la quale non abbiamo potuto svolgere le nostre consuete attività, peraltro importanti fonti di entrata, i dubbi e le incertezze sui protocolli sanitari da seguire, le problematiche (già vissute) legate a eventuali quarantene e positività di tesserati che, ricordiamolo, prima che sportivi sono lavoratori o studenti e hanno famiglie, le problematiche legate al trasporto, agli spostamenti in un territorio arancione o rosso”.