Doping, Giovanni Galli: “Mai preso farmaci, solo miele e cognac per una febbre prima di una partita”

L’ex rossonero ed ex portiere della Fiorentina: “Per le morti sospette nel calcio mai sono state fatte ricerche con le medicine assunte”
“Non ho mai preso farmaci. Nemmeno il Micoren”.
E’ Giovanni Galli ad affermarlo, contattato da Lucca in Diretta come, nei giorni scorsi, Marcello Manzuoli, Renzo Ulivieri, Giorgio Eritreo, Ciccio Baiano, Aldo Agroppi e Andrea Mussi, sul “caso doping”, scoppiato di recente, dopo la tragica scomparsa di Sinisa Mihajlovic, e Gianluca Vialli, oltre alle morti sospette di alcuni giocatori viola.
Pisano di nascita, 65 anni il prossimo 29 aprile, Giovanni Galli, uno dei migliori portieri degli anni ’80, ha vestito la maglia della Fiorentina, per poi passare a Milan, Napoli, Torino, Parma e Lucchese. Ben 19 le sue presenze in Nazionale, con due campionati del mondo, in Spagna e in Messico, e un campionato d’Europa.
Un portiere spettacolare, a cui si è ispirato anche il viola Francesco Toldo. Memorabili le sue parate, come quella al Franchi mentre evitò un colpo di testa di un attaccante del Milan, Francesco Romano.
“Personalmente non mi è stata somministrata nemmeno una flebo di zuccheri – precisa -, e di siringhe con farmaci “strani”, nelle varie squadre dove ho militato, non ne ho visto nemmeno l’ombra”.
“Gli unici farmaci usati di cui sono a conoscenza – aggiunge – sono quelli anti infiammatori, per uno stiramento, oppure una tachipirina per un malanno.
“Durante un ritiro, la notte prima della partita della domenica, mi venne un febbrone altissimo, tramavo e tremava anche il letto – ricorda -. Alle 7 di mattina chiamai il massaggiatore che mi fece bere un bicchierone di latte, miele e cognac. Guarda che tra qualche ora devo andare in campo, gli dissi. E lui mi rispose: butta giù. Si vinse 1 a zero”.
“Sono consapevole delle morti avvenute – prosegue -, purtroppo tra queste c’è quella del mio ex compagno di squadra, e amico, Bruno Beatrice che si ammalò di leucemia linfoblastica acuta e morì due anni dopo, a soli 39 anni”.
Un caso, quello dell’ex centrocampista che ha militato nella Fiorentina dal 1973 al 1976, per il quale la procura di Firenze, su richiesta della vedova, aprì un’indagine, ipotizzando che la morte potesse essere stata determinata da un errato trattamento terapeutico al quale era stato sottoposto. Un’inchiesta portata avanti dai Nas, che si concluse con l’ipotesi di omicidio preterintenzionale per l’allora allenatore, ma che finiì con l’archiviazione, per prescrizione.
“Beatrice soffriva di una pubalgia cronica – spiega Giovanni Galli – e fu curato con una massiccia radioterapia a base di raggi x. Per Giancarlo Galdiolo e Stefano Borgonovo, morti per sla, il primo a 70 anni e il secondo a 49, mai sono state fatte ricerche per collegare i decessi a farmaci assunti. Ma, questa, è purtroppo una patologia, tremenda, che colpisce alla cieca, non solo sportivi”.
“La medicina ora si è evoluta, c’è più attenzione – conclude -, purtroppo, però, la ricerca è lenta,l’antidoping è in ritardo di almeno 10 anni”.
La carriera da atleta di Giovanni Galli si è chiusa con il suo ritiro nel 1996, per poi proseguire come dirigente, team manager e opinionista, e, attualmente, come consigliere regionale in forza alla Lega.
