
Ancora una fumata nera sul futuro dei lavoratori della Finder Pompe ex Cerpelli di Querceta. L’azienda continua ad insistere per la chiusura in tempi brevi e i sindacati chiedono alternative. Le posizioni insomma appaiono ancora distanti come si è visto stamani (10 febbraio) durante il secondo incontro all’unità di crisi della Regione Toscana alla presenza del consigliere Gianfranco Simoncini, sullo stato della vertenza.
Simoncini ha rappresentato alla Rsu aziendale e all’organizzazione sindacale presente, l’esito dell’incontro avuto lunedì con la dirigenza Finder. “L’azienda – spiega la Rsu della Fiom Cgil – ha confermato la propria volontà di procedere con la cessazione dello stabilimento versiliese in tempi rapidi, senza cedere alle pressioni mosse dalla Regione circa l’attivazione degli ammortizzatori sociali, finalizzati al superamento della fase di crisi del gruppo. Come rappresentanti dei lavoratori abbiamo ribadito la necessità di individuare un percorso alternativo alla chiusura, facendo notare che nella procedura avviata sono presenti alcuni vizi di forma che potrebbero invalidarla anche in un secondo momento. Riteniamo a questo punto necessario, prima di ricorrere all’attivazione del tavolo ministeriale, andare a verificare nell’incontro del 16 febbraio le intenzioni dell’azienda, anche a fronte del verbale sottoscritto lo scorso 2 febbraio, in cui questa si era impegnata a valutare soluzioni alternative alla cessazione annunciata. Resta molto teso quindi il clima aziendale fra i trenta lavoratori di Querceta, che nonostante i buoni risultati del sito dal punto di vista produttivo, si sono visti inspiegabilmente recapitare una comunicazione di cessazione di tutte le loro attività. I lavoratori, in ogni caso, sono decisi a non cedere di fronte a una prepotenza ed una scelta che non trova economicamente e produttivamente nessuna giustificazione”.
La Regione è disponibile ad un eventuale nuovo incontro congiunto, su richiesta delle organizzazioni sindacali. La Regione si era anche già impegnata a sostenere un’eventuale coinvolgimento del Ministero allo sviluppo economico, nel caso di esito negativo del confronto in sede locale e regionale.
All’azienda in ogni caso Simoncini aveva chiesto di utilizzare i giorni prima della nuova riunione per riflettere ancora sulla possibilità di utilizzare gli ammortizzatori anche come strumento, laddove non fosse possibile evitare la chiusura, capace di favorire la ricollocazione dei lavoratori o un diverso utilizzo dello stabilimento.