
Le celebrazioni per il 25 aprile in provincia non si sono limitate a quelle ufficiali in Cortile degli Svizzeri a Lucca. Decine, infatti, sono stati i momenti in cui nei vari comuni, si è ricordata la Liberazione, grazie all’insurrezione partigiana e al sostegno degli alleati angloamericani.
Particolarmente sentito l’appuntamento nell’aula del consiglio comunale di Viareggio dove il fulcro è stata la testimonianza di alcune donne che hanno ricordato, a 70 anni di distanza, il primo appuntamento con il voto allargato anche al sesso femminile. Particolarmente toccante anche l’esecuzione di “Bella ciao” accompagnata dal battere di mani della giunta e di gran parte del pubblico.
E’ stato il sindaco di Viareggio, Giorgio Del Ghingaro, a tenere il discorso ufficiale che qui riportiamo integralmente: “Celebrare il 25 aprile significa riflettere sulle radici della nostra democrazia ancora oggi minacciata da rigurgiti di intolleranza e di violenza. Nella ricorrenza di questo giorno, due sono i fili della storia che si intrecciano, si combattono: da un lato la terribile barbarie del nazifascismo con la violenza, il terrore, il sopruso. Dall’altro la scelta coraggiosa, eroica, commovente di chi ha combattuto per la libertà, la giustizia, la dignità. Anche Viareggio e i viareggini hanno dato un contributo fondamentale a questa pagina della storia. La resistenza versiliese affonda le proprie radici nel primo dopoguerra: durante il biennio rosso a Viareggio nacque una comune a seguito delle grandi proteste dei viareggini per la morte di Augusto Morganti. Ma in pochi giorni la comune venne repressa dallo squadrismo. Nel 1921 vennero uccisi i compagni Pietro Nieri ed Enrico Paolini. Episodi che fecero capire ai versiliesi e ai viareggini la natura del fascismo e la barbarie che ne sarebbe derivata. Durante il ventennio molti intellettuali e lavoratori operarono in clandestinità; tra questi anche lo scrittore Mario Tobino. Molte donne, ne parlerò tra poco, dettero un contributo fondamentale alla Resistenza e si impegnarono per la costruzione di quella società libera e democratica che oggi va più che mai difesa e custodita. Ricordare a distanza di oltre 70 anni, le donne, gli uomini, che nei nostri paesi hanno contribuito, con la resistenza e la lotta antifascista, a tessere i fili della grande storia, quella che dall’8 settembre, ha fatto dell’Italia un paese libero, democratico e civile è un atto di rispetto che apre orizzonti di speranza. Alla memoria si lega infatti l’impegno. E l’impegno, soprattutto quello civile è fatto di valori che, nonostante il passare del tempo, restano indelebili nelle piccole grandi storie della nostra comunità. Ricordare, conoscere, riflettere. Perché il ricordo si lega alla conoscenza e la conoscenza dei fatti ci apre alla riflessione. Dalla memoria della storia, alla memoria delle tante storie che, anche a Viareggio, hanno visto trionfare la libertà e la democrazia. Parlavamo delle donne. Più di settantanni fa, in Italia, le donne andavano per la prima volta alle urne. Esse risponderanno alla chiamata al voto con un’affluenza altissima in tutta la penisola e le 21 donne, elette nell’assemblea costituente, avranno la consapevolezza dell’opportunità storica di portare all’attenzione della politica esigenze fino ad allora inascoltate. Valga per tutte il ricordo delle giornalista Anna Garofalo che descrive così l’emozione del voto: “Le schede ci arrivano a casa e ci invitano a compiere il nostro dovere, hanno un’autorità silenziosa e perentoria. Le rigiriamo tra le mani e ci sembrano più preziose della tessera del pane. Stringiamo le schede come biglietti d’amore. Le conversazioni che nascono tra uomo e donna hanno un tono diverso, alla pari”. La conquista delle donne è il termine di un percorso di emancipazione che affonda le sue radici nella Resistenza quando molte donne, senza paura di perdere i loro affetti più cari, si sono schierate dalla parte della libertà e della giustizia. Tra loro c’è Didala Ghilarducci, moglie di Chittò, ucciso dalle truppe tedesche nell’agosto del 1944 insieme a Giancarlo Taddei, Didala, per il suo impegno antifascista e per la sua appassionata testimonianza è paladina dei valori della Resistenza. In occasione del discorso pronunciato a Viareggio nel giugno del 2006 per la celebrazione del 60° anniversario del voto alle donne, Didala afferma. “E che il futuro sia fondato anche su ciò che avvenne il 2 giugno di 60 anni fa, credo che nessuno oggi possa metterlo in dubbio. Con il mio voto avrei cercato di far sì che la nuova Italia fosse soprattutto un Paese libero che opera e si impegna per la pace. A questo impegno sono rimasta fedele, innanzitutto perché scaturisce da valori che hanno ispirato la mia vita e naturalmente perché diffonderli e farli conoscere anche ai giovani è mantenere vivi gli ideali della Resistenza alla quale ho partecipato insieme a Chittò”. Accanto alla passione di Didala, c’è il coraggio di Vera Vassalle che si unisce al gruppo di resistenti coordinato dal cognato Manfredo Bertini e compie un lungo e pericoloso viaggio verso la parte d’Italia che era già stata liberata. Come si legge nelle motivazioni per l’assegnazione della medaglia d’oro al Valor Militare Vera era una “ventiquattrenne, di eccezionali doti di mente, d’animo e di carattere. Animata da elevati sentimenti, dimostrava in ogni circostanza spiccato sprezzo del pericolo, degna rappresentante delle nobili virtù delle donne italiane”. Storie di amor di Patria, di libertà e giustizia. Storie di donne e di uomini che con le loro idee e la loro vita si sono confrontati con i tragici avvenimenti di quel periodo che hanno posto le basi della nostra convivenza civile e democratica.” Celebrando il 25 aprile vogliamo affermare – conclude citando Stefano Benni – che “la memoria non è fatta solo di giuramenti, parole e lapidi; è fatta di gesti che si ripetono ogni mattino del mondo. E il mondo che vogliamo noi va salvato ogni giorno, nutrito e tenuto vivo”.
Nel pomeriggio, poi, tutti i Comuni della Versilia e le autorità si sono ritrovate per le celebrazioni a Sant’Anna di Stazzema. Cerimonie molto sentite e partecipate anche in altri Comuni della Provincia dove sono state ricordate le vittime della guerra.