
Nel settore lapideo, in Italia, sono morte sul lavoro 29 persone in 6 anni. A Carrara 5 negli ultimi 8 mesi. Per questo le segreterie nazionali di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil hanno proclamato uno sciopero generale nazionale di 8 ore oggi (28 aprile) – altissima l’adesione nell’escavazione -, nel giorno della giornata mondiale per la sicurezza sul lavoro, per ricordare tutti i morti e proporre misure concrete perché si agisca per mettere fine a questa strage di lavoratori. Lo sciopero, la manifestazione e l’assemblea pubblica per la Toscana si sono tenute stamani a Seravezza: dopo il corteo a lutto, al teatro delle Scuderie Medicee si sono ricordati tutti i morti sul lavoro e in seguito Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil Toscana hanno presentato un documento di proposte da inviare alla Regione.
“Nell’applicazione della legge Regionale sulle cave e del Piano paesaggistico – recita il documento – siamo convinti che debba essere attribuita maggiore attenzione al tema sicurezza come elemento qualificante e selettivo. Per questo proponiamo: l’introduzione di un sistema che permetta di legare il rispetto delle norme e dei vincoli normativi su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro al mantenimento della concessione o autorizzazione all’escavazione con le dovute garanzie sul personale. A tale scopo sarà necessario un gruppo preparato di esperti diretti dalla Asl che valutano le condizioni di lavoro delle singole cave, il rispetto non solo burocratico delle norme e la formazione sulla sicurezza”. Si chiede anche “l’introduzione di un sistema di verifica del materiale estratto nella qualità e nella quantità. Lavorare a ritmo serrato oltre le ore contrattuali comporta perdita dell’attenzione e sottovalutazione del rischio”. Terza richiesta: “dotare i Comuni e i soggetti preposti degli strumenti necessari al fine di verificare la condizione di tutti i siti estrattivi in cava e galleria per evitare in seno a nuove autorizzazioni o proroghe la stabilità dei giacimenti, dei bacini marmiferi e la sicurezza di ulteriori escavazioni”.
“Reputiamo necessario – concludono Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil Toscana – valutare il riconoscimento di malattie professionali ad oggi non riconosciute tali ma presenti in molti lavoratori del settore lapideo sia nell’escavazione che nella lavorazione. E su questo Asl e Regione possono sostenerci. Richiediamo un incontro urgente con il Presidente Rossi che possa avere ad oggetto le nostre proposte ed aprire una discussione sull’applicazione del piano paesaggistico e della legge sulle cave al fine di attuare l’obiettivo primario della riqualificazione del settore dalla filiera, all’occupazione, dalla sicurezza, alla legalità”.
“Questa giornata si presenta a pochi giorni dalla tragedia che si è consumata in una cava di Carrara ma che si somma ad altre tragedie sempre più frequenti, sempre più gravi. Non ci sono nessi che tengano, l’esperienza non è garanzia di incolumità e l’evento drammatico non distingue tra giovani o meno giovani, e non è accettabile il fato come spiegazione. Dignità è lavorare in sicurezza, è veder rispettare i propri diritti. E’ avere la possibilità di fermarsi e fermare i compagni di lavoro quando si vede il pericolo, senza paura di ripercussioni o pressioni e ritorsioni varie da parte dell’azienda, del padrone. E non è dignitoso vivere salutando i propri figli la mattina nella speranza che non succeda niente”. Queste sono state le parole di Giulia Bartoli, segretaria della Fillea Cgil Toscana, stamani a Seravezza (Lucca), in occasione della manifestazione toscana dello sciopero generale nazionale del lapideo indetto da Cgil, Cisl e Uil di categoria (era presente anche la segretaria generale della Cgil Toscana Dalida Angelini), nella giornata mondiale per la sicurezza sul lavoro.
Bartoli ha toccato anche il tema delle pensioni per i lavoratori del settore: “La pensione, al pari del lavoro, è un diritto e lo deve essere nei tempi e nei modi opportuni per potersela godere dopo una vita trascorsa in condizioni di lavoro pesanti. E poi, a 67 anni come ci stanno prospettando, un lavoratore – in cava o su un ponteggio che sia – mette a rischio se stesso e anche l’incolumità altrui. I lavoratori del settore del lapideo, delle cave, come dell’edilizia, devono avere la possibilità di accedere alla pensione prima, per il lavoro che hanno svolto, senza penalizzazioni”.
“Quando si denuncia l’utilizzo del voucher o di contratti a chiamata – ha proseguito la segretaria della Fillea Cgil Toscana -, quando si dice che dietro c’è lavoro nero, poca formazione anche sulla sicurezza, ricattabilità, ci viene risposto che i sindacati non vogliono la semplificazione del lavoro. Noi non vogliamo la mercificazione del lavoro, che è diverso. Ecco perché la qualità del lavoro passa anche dal tipo di contratto, dalla certezza occupazionale, che riduce il rischio di ricattabilità”. Bartoli ha concluso avanzando la proposta lanciata dalla Fillea Cgil nazionale: “Esistono pene, giustamente previste, per omicidi di varia natura. Quello sul lavoro non è riconosciuto come tale; ne chiediamo il riconoscimento. Chiediamo che chi è colpevole di aver privato un’altra persona, un lavoratore, nello svolgimento del suo lavoro, fonte di sostentamento per sé e per la famiglia, della vita, venga punito”.