
Sabato prossimo (18 giugno) alla Gamc, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Lorenzo Viani di Viareggio, avrà luogo l’opening del progetto Bau tredici – Dress Codex – urgenze contemporanee in veste di rivista. Continua il percorso della nota artista Elisa Zadi nel cuore delle più importanti istituzioni museali contemporanee italiane, che prevede per questo evento la presentazione di due opere inedite realizzate per il progetto Bau tredici.
L’artista proporrà un’opera che sarà esposta nel percorso museale della galleria Caleidoscopic Dress, visibile fino al 17 luglio, e un’opera che verrà presentata durante la serata inaugurale Caleidoscopic Dress Light #1. Negli spazi museali della GAMC sarà esposto il primo dei 150 originali del progetto Caleidoscopic Dress; il progetto ideato dalla Zadi prevede la realizzazione di cartamodelli monotipo con Decorazione Caleidoscopica e istruzioni su come poter autoprodurre un abito e/o tuta ispirati ai mutevoli “geometrismi” del caleidoscopio. Questo lavoro sarà disponibile alpubblico accompagnato una serie di polaroid che documentano le 150 varianti uniche della decorazione e dalla fase progettuale-disegnativa dell’abito, con il campionario di alcuni dei materiali utilizzati per il collage Decorazione Caleidoscopica, formato da frammenti polimaterici di recupero fra cui alcuni disegni e dipinti dell’artista. Caleidoscopic Dress Light #1 sarà presentato il giorno 18 giugno nel corso del defilé inaugurale della mostra. Quest’opera indossabile si ispira al concetto di abito-cattedrale, in cui il corpo-contenitore si identifica con l’edificio-tempio-casae la Decorazione Caleidoscopica diventa l’occhio- finestra,il rosone attraverso cui opera la luce. La “Decorazione Caleidoscopica” originaria di Caleidoscopic Dress viene utilizzata per questa opera-abito e ne differisce, oltre che per foggia, soprattutto per il sistema luminoso che dal suo interno accende la doppia decorazione geometrico-caleidoscopica posta sul davanti dell’abito. Si occupa del progetto il curatore Marco Palamidessi, che scrive: “Con Caleidoscopic Dress e la sua indossabile versione luminosa e illuminante, Elisa Zadi si pone idealmente fra i Maestri che nella grande storia dell’arte si sono confrontati con la moda e con il concetto di abito come opera d’arte. È il caso di ricordare come una serie di opere importantissime delle Avanguardie del Novecento scrutano gli sconfinamenti tra i generi, all’interno dei quali molti artisti hanno sperimentato le possibili (e anche impossibili) connessioni con l’universo della moda, da Sonia Delaunay a Pablo Picasso, da Man Ray a Dalì, da Fortunato Depero, con la sua eccentrica collezione di straordinari gilet che lui stesso indossava, a Giacomo Balla, con gli sgargianti panciotti multicolori e i manifesti dedicati alla moda. Con il medesimo approccio futurista, che muove dall’affermazione che la moda è arte, e assecondando i principi di riutilizzo e nobilitazione creativa di materiali poveri per realizzare decorazioni che abbiano un impatto estetico e notevole, Elisa Zadi propone un collage che frammenta e assembla materie di varia natura, fra cui alcuni suoi disegni e dipinti su tela; il motivo proposto ricorda una stella simmetrica e si ispira all’infinita magia del caleidoscopio. Un ennesimo quanto riuscitissimo tentativo di decretare quindi l’assoluta indossabilità dell’arte, che trova nell’abito un fondamentale veicolo creativo e nella quotidianità del corpo vestito uno spazio di traduzione e possibile applicazione. Creare un’opera d’arte da indossare, magari ispirandosi a ciò che in moda ha fatto storia, diviene così un esercizio espressivo per tradurre sull’abito non soltanto l’effetto ma la vera e propria sostanza dell’arte. Di conseguenza, come per mezzo di un prisma, l’immagine consueta del vestito e di colei che lo indossa qui si ribalta per divenire autentico messaggio d’avanguardia, potente in quanto scaturito dall’elaborazione di un modello tradizionale. Se, come è giusto che sia, pensiamo l’abito in sè come mezzo di comunicazione estetica e sociale del carattere di chi lo sceglie e lo porta, lo stesso abito-pezzo d’arte, tempio del corpo abitato dal corpo, può essere considerato prima di tutto il personale manifesto del carattere dell’artista che l’ha ideato e prodotto. Parafrasando Wilde, o si è Arte o la si indossa: in questo caso, Elisa Zadi dimostra che si possono fare o essere entrambe le cose”.