Strage, i familiari in Regione. Rossi: rifiutati i risarcimenti, avanti nel processo

21 giugno 2016 | 16:03
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Strage, i familiari in Regione. Rossi: rifiutati i risarcimenti, avanti nel processo

“Dove la dobbiamo cercare la verità se non al processo? Al di là della prescrizione, che incombe minacciosa dopo sette anni e che non renderà giustizia, cosa dobbiamo fare? Lo abbiamo chiesto a tutti: presidente della Repubblica, Ministero, Governo. Torniamo a chiederlo oggi, nella sede del Consiglio regionale della Toscana: dove la dobbiamo cercare?”. È la domanda, straziante, che Daniela Rombi e Marco Piagentini, hanno rivolto dai banchi dell’aula di palazzo Panciatichi. Su iniziativa del presidente Eugenio Giani, che ha accolto la richiesta dei consiglieri Stefano Baccelli ed Elisa Montemagni di proiettare il corto Ovunque proteggi nel corso della seduta di oggi (21 giugno), presidente e vicepresidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Viareggio hanno raccontato, con la compostezza che li contraddistingue, una “vita che non abbiamo più”.

Il cortometraggio del regista Massimo Bondielli, scritto insieme a Luigi Martella e prodotto dalla Caravanserraglio Film Factory, ha vinto il premio di miglior documentario al Global Short Film Awards di New York, ma questo poco importa ai familiari delle vittime. “Questo documentario – hanno detto Rombi e Piagentini – racchiude tutta la nostra vita che dopo quella notte non esiste più. Continueremo a cercare la verità, continueremo a volere giustizia” hanno detto stigmatizzando la scelta, “incomprensibile”, dello Stato di non costituirsi parte civile.
“Immediato, duro, diretto. Ha coinvolto tutti noi e non potrebbe essere stato altrimenti”, ha detto il presidente Giani a fine proiezione. “Lo abbiamo voluto qui, nella sala del Consiglio, perché interpretiamo la voglia di giustizia di tutti i toscani”. “Nessuno può accettare che tutto questo affoghi nei cavilli degli avvocati, nelle aule di un tribunale e nella prescrizione che vorrebbe giustificare l’ingiustificabile” ha continuato il presidente. “La nostra è e resterà una solidarietà decisa con la ferma convinzione che una sentenza dovrà essere scritta prima del dicembre prossimo. Nessun altro comportamento o atteggiamento potrà essere giustificato”. “Il prossimo 29 giugno – ha concluso Giani – saremo presenti come istituzione e se nel corso dell’evolversi della vicenda, dovesse emergere l’esigenza di prendere posizione, la assumeremo con impegno”. “Faccio mie le parole del presidente Giani e condivido la voglia di verità della Toscana” ha detto il governatore Enrico Rossi. “Ci faremo carico dei provvedimenti necessari a scongiurare la prescrizione”. “Appena questa mattina – ha detto – ho firmato la lettera di rifiuto di due milioni di euro offerti dall’assicurazione per venire meno dal processo. Continuiamo a stare al fianco delle famiglie delle vittime per trovare e dare piena giustizia e per individuare i responsabili”. “Ci adopreremo perchè la rassegnazione non vinca e perché prevalga la voglia di verità e giustizia” ha dichiarato Gabriele Bianchi. “Siamo a disposizione e faremo tutto ciò che è in nostro potere anche per togliere definitivamente il condizionale dal nome della vostra associazione”.
“I treni non esplodono. Ci sono precise responsabilità, non esistono fatalità e anche noi, con forza, chiediamo verità e giustizia” ha detto Tommaso Fattori che ha criticato la scelta dello Stato di non costituirsi parte civile. “È un pessimo segnale” ha rilevato rivolgendo l’invito ad “andare al fondo, ai nodi veri della strage e alle cause di questa tragedia”.
“Un documentario struggente che ha doverosamente riacceso i riflettori su una tragedia rimasta troppo spesso nell’ombra – ha detto il consigliere Pd, Stefano Baccelli -: proiettarlo qui in Consiglio regionale e ascoltare le testimonianze di Daniela Rombi e Marco Piagentini ci ha fatto rivivere quella terribile sofferenza e ci ha consentito, come istituzione, di ribadire la nostra vicinanza ai familiari delle vittime. Sono stato dalla loro parte da presidente della Provincia e ho voluto fortemente che qui in Regione facessero sentire la loro voce. Chi ha visto Viareggio e via Ponchielli quella notte e i giorni a seguire non può che avere ancora impresse nella memoria le immagini strazianti, che si possono paragonare solo a quelle di una città bombardata. Trentadue morti, alcuni dopo giorni di agonia. Uno stillicidio di dolore. La forza di Marco e Daniela e di tutta l’associazione Il Mondo che vorrei onlus è stata ed è straordinaria; le udienze, gli incontri, le indagini, lo studio approfondito delle normative esistenti sulla sicurezza ferroviaria per capire dove e come c’è da intervenire. E il bisogno, assoluto, imprescindibile di giustizia. La Regione Toscana e la provincia di Lucca sono state le uniche istituzioni a costituirsi parte civile, rifiutando il risarcimento delle assicurazioni. Perché non bastano e non basteranno rimborsi. È necessaria una risposta e la risposta non potrà essere fatalità né tantomeno prescrizione. Il dolore, come hanno detto giustamente in aula Marco e Daniela, non va in prescrizione. Saranno i magistrati a individuare le responsabilità e i colpevoli. Ma una responsabilità umana, è evidente, c’è stata, che sia omissione di controllo o mancata osservanza di regole o quale che sia. Chi ha vissuto e conosce quella tragedia lo sa”.
“Le istituzioni hanno delle colpe in questa vicenda. Dobbiamo attivarci perché non vengano più commessi gli stessi errori e per evitare che chi ha delle colpe amministrative e politiche non continui a fare carriera”, è stato il commento di Giovanni Donzelli.
“Oggi parliamo di diritti e valori. Giustizia deve essere fatta e le responsabilità devono emergere”, ha detto Stefano Mugnai. “Lo Stato deve mettersi al fianco dei cittadini che cercano, legittimamente, i responsabili. Lo dobbiamo alle vittime di Viareggio ma anche a tutto il Paese”.