





Tutti uniti nel dolore del ricordo in una ricorrenza che passa dal lutto alla memoria. Ma le 32 vittime del treno bomba sono ancora il presente di Viareggio, che continua a chiedere giustizia e verità. La città ha risposto ancora una volta in massa all’appello e una grande folla ha attraversato la città, partendo dalla Casina di Ricordi, in quella via Ponchielli che sette anni fa è stata teatro di morte e di uno strazio che non è finito e prosegue nelle aule del tribunale, con la lotta dei familiari delle vittime con al fianco le istituzioni, in primis il Comune di Viareggio, che dicono no alla prescrizione.
E anche oggi tutti l’anno ribadito. Poi è arrivato il momento di testimoniare: e alle 20,45 la gente ha sfilato per le strade cittadine per manifestare la propria vicinanza ai familiari delle vittime. In testa proprio le associazioni che li rappresentano dietro al labaro del Comune, seguito dal sindaco Giorgio Del Ghingaro e dai membri della sua giunta, presenti al corteo. Ha sfilato anche l’arcivescovo Italo Castellani, vicino al primo cittadino e alle autorità e politici locali e non. “Viareggio non può dimenticare, lo garantisco”, ha detto Del Ghingaro nel suo discorso a conclusione dell’iniziativa: “Non si può prescrivere la morte di 32 persone e il dolore delle famiglie è quello di tutta la città”.
Oggi per la prima volta non è stato proclamato il lutto cittadino, ma è stata indetta una “Giornata della memoria”, iniziata nella mattinata con la Messa al cimitero della Misericordia con l’arcivescovo di Lucca, Italo Castellani, che si è unito al coro del “No alla prescrizione” per Viareggio. Nel pomeriggio in Comune il Comitato nazionale “Noi non dimentichiamo” ha organizzato un convegno al quale ha preso parte tra gli altri il magistrato Raffaele Guariniello. Stasera infine il lungo corteo partito dalla Casina dei Ricordi, luogo simbolo vicino a via Ponchielli. Al passaggio del corteo saracinesche abbassate delle attività commerciali e bandiere a lutto. Nel piazzale di Largo Risorgimento è stato trasmesso il cortometraggio Ovunque proteggi. Sono seguiti poi gli interventi di Marco Piagentini, presidente dell’associazione Il Mondo che vorrei e di Daniela Rombi. E ha parlato anche il sindaco Del Ghingaro: “”Sette anni fa Viareggio era tutta qui, in questa via Ponchielli. Distrutta, come bombardata. C’erano le fiamme nelle case, nelle stanze. Una tragedia che si fa più atroce – ha aggiunto il primo cittadino -, proprio perché ha toccato il privato delle famiglie, è entrata la’ dove ci si credeva al sicuro. Nei letti dove si stava dormendo, intorno ai tavoli dove si era da poco cenato, in queste case disposte in fila lungo una strada che aveva chiesto più volte, inascoltata, un muro di protezione. Insieme a noi stasera ci sono i familiari delle vittime di quella notte, ma anche i testimoni, i volontari e le forze dell’ordine che portarono i primi soccorsi. Professionisti ma anche e soprattutto uomini e donne che sono stati coinvolti personalmente in una vicenda che non può lasciare indifferente nessuno. Qui volti che sono anche i nostri volti. E quando una storia o un particolare riaffiorano con tutto il loro carico di emozioni sembrano rendere vana qualsiasi forma di cerimoniale o di discorso istituzionale”. La città, ha aggiunto il sindaco, deve ricordare: “Eppure – ha detto infatti – Viareggio deve mantenere alta l’attenzione, deve farlo con i toni istituzionali che sono doverosi: lo dobbiamo alle 32 vittime di quella notte, lo dobbiamo a chi è rimasto che sarà sempre e comunque privo di una parte di vita che gli è stata portata via in un boato. Lo dobbiamo a chi è scampato alle fiamme ed è vivo qui, stasera, ma si sente comunque un sopravvissuto. E si sentirà così per tutto il resto della sua vita. Cosa resta di quella notte? Prima di tutto resta un processo che va avanti, con i tempi lunghissimi della giustizia. Se voi provate ad andare in quell’aula fredda, com’è ogni aula processuale, e vedere come si svolge quel processo si capisce quanta distanza ci sia tra le persone e la ritualità della giustizia. A questo processo bisogna andare, per capirlo fino in fondo. Per capire la rabbia che i familiari delle vittime ogni volta esprimono. Mi permetto di chiedervi e di chiedermi: ma come si può arrivare a prescrivere la morte di 32 persone? Ma come si può? C’è poi un documento che è stato presentato dall’associazione Il mondo che vorrei, e che sarà approfondito e approvato dalla Giunta e dai consiglieri, perché diventi il documento della città, della comunità di Viareggio. E mi auguro da tanti altri comuni di Italia”.
“E ancora – ha proseguito Del Ghingro – c’è questa via Ponchielli che prova a rinascere. Ci sono il parco, la casina dei ricordi: grazie all’impegno e al lavoro volontario di tanti, ci sono 32 alberi davanti agli appartamenti ristrutturati: e alcuni appartamenti verranno assegnati alle giovani coppie. Ma di quella notte resta anche la grande capacità associativa di Viareggio. Questa forza di unirsi in gruppi, in comitati, in assemblee, per andare avanti, per combattere per ricordare. E poi c’è Viareggio. Che stasera, dopo sette anni è di nuovo tutta in questa via. E chi non ha potuto esserci c’è comunque con il cuore. Il punto è che 32 persone non ci sono più: 32 vite sono state spazzate via coinvolgendo in un’unica grande ferita, l’intera nostra città. Una città che ha fatto suo il dolore dei familiari delle vittime. Ognuno di noi privatamente lo sente e sa di esserne coinvolto e deve farci i conti ogni giorno. Il pubblico e il privato si fondono, Diventano una cosa sola e da semplici cittadini, partecipandone, diventiamo comunità. Una comunità che si riunisce e sfila lungo le strade e in via Ponchielli, come un unico grande corpo che ricorda e partecipa pubblicamente a un dolore che spesso è privato. Privato, ma di tutti. Viareggio non dimentica: Viareggio garantisco, non può dimenticare”.
Alle 23,48 ora dell’esplosione, la lettura dei nomi delle 32 vittime, mentre i treni di passaggio nella stazione di Viareggio per tutta la giornata hanno fischiato per rispetto delle vittime.