
Sta rialzando la testa, dopo otto anni di crisi drammatica, il settore nautico: nel 2015 il fatturato è aumentato del 12% circa salendo a 2,8 miliardi dai 2,5 del 2014; nel 2016, secondo le prime stime, si registra un’ulteriore crescita del 7,5%. Siamo ancora lontani dai 6,5 miliardi di fatturato del formidabile 2008, ma la ripresa è incoraggiante e in 3-4 anni il settore potrebbe tornare sopra i 4 miliardi di fatturato. I dati sono stati illustrati questa mattina dal Ucina-Confindustria Nautica, che associa il 70% della filiera, durante una conferenza stampa ospitata nella sede di Confitarma (presente il segretario generale Carlo Lombardi) con cui Ucina, insieme ad altre associazioni marittime, ha costituito negli anni scorsi la Federazione del Mare. Tra i distretti produttivi con più dipendenti nell’industria nautica spiccano le province di Lucca, coi cantieri di Viareggio, Rimini, Genova e Gorizia, coi cantieri di Monfalcone.
“Stiamo finalmente uscendo dalle difficoltà – ha detto la presidente di Ucina Carla Demaria – e ce lo meritiamo perché abbiamo resistito alla più lunga e profonda crisi degli ultimi decenni. E siamo pronti a ripartire”. In effetti, le imprese hanno resistito inventandosi anche nuove attività: rispetto alla profondità della crisi, si stima che solo il 10-15% dei cantieri abbiano chiuso, tra cui alcuni marchi storici, mentre altri che erano in difficoltà sono stati rilevati da nuovi imprenditori e stanno ripartendo con nuova lena. Nei fatti, la filiera conta ben 18 mila unità produttive con 180 mila operatori e un moltiplicatore di attività che è tra i più alti dell’industria: si calcola infatti che per ogni occupato nella cantieristica nautica diportistica, si generano 7,4 posti di lavoro nei settori contigui (porti turistici, turismo nautico, manutenzioni, rimessaggi…). Un altro segnale molto incoraggiante è la ripresa del mercato interno, che dopo i provvedimenti fiscali del governo Monti era crollato del 90%, con 40 mila barche che avevano lasciato i porti turistici italiani. “Secondo i dati di Assilea – ha detto ancora la presidente Demaria – nei primi 5 mesi del 2016 il leasing nautico è aumentato del 44% in termini di contratti e del 26% in valore. Nel 2015 l’aumento in valore era stato invece superiore all’aumento dei contratti. Questo vuol dire che anche il mercato interno è in ripresa, perché gli stranieri non vengono a fare il leasing in Italia, e che si sta riducendo il valore medio dei contratti, cioè che tornano ad avvicinarsi alla nautica anche consumatori di reddito medio”.
I dati definitivi sul settore saranno illustrati al prossimo Salone Nautico di Genova che si terrà dal 20 al 25 settembre a Genova ed è anch’esso in recupero, con il ritorno di espositori stranieri che negli ultimi anni l’avevano disertato. All’interno del Salone sarà presentato il Rapporto annuale sull’andamento del settore, giunto alla 37esima edizione, che quest’anno viene realizzato da Ucina in collaborazione con la Fondazione Edison diretta dal professor Marco Fortis, che ha anticipato alcuni dati soprattutto sull’export, che ha retto il settore negli anni della crisi. L’industria italiana è al primo posto al mondo sia per export complessivo, pari a 1,88 miliardi di dollari, sia per saldo commerciale, positivo per 1,67 miliardi. Dopo di noi vengono Olanda, Stati Uniti, Germania e Francia. Siamo leader assoluti nelle grandi barche e nell’entrobordo, con 1,7 miliardi di dollari di export e 1,6 di surplus. Nelle barche a vela, invece, dove domina la Francia, siamo all’ottavo posto. Tra i dieci singoli prodotti che più contribuiscono all’export nazionale, le barche sono al quarto posto, dopo borse e valige, calzature e macchine per imballaggio.