Al Caffè della Versiliana la terza edizione del Premio Fondazione Henraux

Appuntamento alla Caffè della Versiliana per uno degli eventi più attesi dell’estate. Domani (23 luglio) alle 18 Philippe Daverio, Paolo Carli e i tre finalisti della terza edizione del Premio Fondazione Henraux presenteranno al pubblico l’unico Premio al mondo dedicato alla scultura in marmo. Conduce Francesca Pozzi. A poche ore dalla premiazione, che avverrà presso gli spazi espositivi della Fondazione la sera stessa alle 20,30, il pubblico potrà conoscere da vicino i protagonisti di questa edizione e le loro opere: Moby Dick (vertebra) di Daniele Guidugli, Il canotto di Kim De Ruysscher e Newave di Mat Chivers.
Tre ulteriori opere monumentali si aggiungeranno da questo sabato alla già significativa collezione della Fondazione Henraux e del suo Premio Internazionale di Scultura dedicato alla memoria di Erminio Cidonio, l’illuminato Amministratore Delegato della storica azienda versiliese che negli anni ’60 portò a lavorare in azienda personalità del calibro di Henry Moore, di cui quest’anno ricorrono i sessant’anni dal primo contatto in Henraux e il 31 agosto il trentennale dalla sua scomparsa.
Gli artisti, che in questi mesi hanno lavorato a fianco delle maestranze per la realizzazione delle loro opere con il prezioso bianco dell’Altissimo, saranno accolti al Caffè della Versiliana per raccontare, all’interno di una delle kermesse culturali più importanti dell’intero territorio nazionale, come sono nate e come sono state realizzate le sculture per questa edizione del Premio.
“Il 23 di luglio – spiega Paolo Carli, presidente di Henraux e della Fondazione – è un evento che per la Fondazione Henraux ha il sapore di una doppia celebrazione, da una parte, non senza emozione, ci accingiamo a svelare le nuove opere al pubblico, dall’altra ricordiamo Henry Moore. Questi giovani scultori rappresentano la forza della creatività e la bellezza dell’arte e del marmo. Uno di loro vincerà questa sera, ma per me sono tutte preziose le opere che hanno realizzato, e non solo, come per ogni edizione vederli al lavoro, vedere il loro entusiasmo, è stato un privilegio. Per me questo è il vero senso del Premio: rinnovare quel senso così alto della creatività che rende immortale il blocco di marmo che da monte è giunto a valle. Come fu per la prima volta quando, su un antico carro per la via di lizza, scese il primo blocco dal Monte Altissimo che, ancora oggi, e per lungo tempo, si potrà ammirare al Bargello, trasformato in sublime scultura da parte del Giambologna ne La Vittoria”.