Piano cave, più controlli e meno impatto sull’ambiente

11 ottobre 2016 | 16:05
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Piano cave, più controlli e meno impatto sull’ambiente

Da un lato strumento di pianificazione territoriale, dall’altro il piano settoriale. È questa la “sostanziale differenza” introdotta dalla legge regionale 35/2015 (disposizioni in materia di cave) che l’assessore toscano Vincenzo Ceccarelli ha ricordato in apertura della sua comunicazione all’aula di palazzo Panciatichi, mercoledì 14 settembre. Rispetto al sistema di pianificazione del 1998 (Testo unico in materia di cave, torbiere, miniere, recupero di aree escavate e riutilizzo di residui recuperabili), secondo il quale i piani regionali dovevano contenere obiettivi e indirizzi di riferimento per gli atti di pianificazione delle Province e dei Comuni, il Prc (Piano regionale cave) è parte del Pit (Piano di indirizzo territoriale) ed è altresì definito come strumento di attuazione delle priorità del Prs (Piano regionale di sviluppo).

La “revisione complessiva della precedente legge di settore”, così come ha ricordato Ceccarelli, delinea un “nuovo sistema pianificatorio in cui la Regione assume un ruolo maggiore in sede di pianificazione”. Il sistema di governance viene “ridisegnato” e sempre alla Regione viene attribuito il “ruolo di garantire una visione di insieme che dia regole univoche per il corretto uso delle risorse minerarie”. In buona sostanza, ha spiegato l’assessore, la Regione “dovrà assicurare coerenza sotto il profilo della tutela del territorio e dell’ambiente, e garantire uguali opportunità per le imprese di settore”. Recependo poi gli orientamenti comunitari e nazionali in materia ambientale, di libero mercato e di semplificazione, viene attribuito alla Regione un ruolo maggiore anche in fase di Via (Valutazione di impatto ambientale) e nel controllo dell’attività di cava. In “coerenza con i contenuti della legge”, Ceccarelli ha rilevato come il “documento di avvio del procedimento indichi le principali modalità di elaborazione ed i contenuti del Piano in fase di elaborazione”. “Con questo documento – ha spiegato – si è iniziato a predisporre un quadro conoscitivo orientato ad un rilevamento delle risorse minerarie. Si prevedono schedature per raccogliere le principali informazioni identificative delle parti di territorio in cui è riscontrata, o è riscontrabile, la presenza di una risorsa mineraria suscettibile di attività estrattiva”. Delle “oltre 600 aree di risorsa individuate dalla precedente programmazione”, sarà indicata la presenza di vincoli e di condizionamenti d’uso, come quello idrogeologico, la pericolosità idraulica, geologica o di frana. Sarà rilevata la presenza di forme di tutela dell’ambiente e della biodiversità (parchi, riserve, siti naturali protetti). Per quanto riguarda i “principali aspetti del territorio sotto il profilo geologico e morfologico”, si prevedono schede di rilevamento basate sui quadri conoscitivi già disponibili e che costituiscono la “banca dati geologica regionale”. “Il Prc – ha ricordato ancora Ceccarelli – è chiamato in particolare ad elaborare una stima dei fabbisogni, su scala regionale, delle varie tipologie di materiali. Dovrà cioè individuare le zone in cui sono rinvenibili sostanze utili per l’industria e per le costruzioni, e quelle in cui sono rinvenibili materiali per usi ornamentali”. Il Piano individuerà anche i giacimenti “potenzialmente scavabili”, escludendoli da attività che possono compromettere le attività estrattive; detterà le prescrizioni dirette a garantire la gestione sostenibile della risorsa e indicherà le misure di salvaguardia. Altro contenuto definito “essenziale”, è “l’individuazione dei comprensori estrattivi ai quali saranno assegnati opportuni obiettivi di produzione sostenibile”. “I Comuni, tramite l’adeguamento dei propri strumenti urbanistici, definiranno le aree a destinazione estrattiva interne ai giacimenti entro le quali potrà essere rilasciata l’autorizzazione o la concessione alla coltivazione dei minerali”.
In sintesi, sono tre gli obiettivi del piano definiti “pilastri fondanti delle politiche del settore” e per il quale le risorse da attivare sono 150mila euro per il 2016, cui si aggiungeranno 100mila per il 2017 e altre 100mila per il 2018. Il primo, l’approvvigionamento sostenibile e la tutela delle risorse minerarie, intende perseguire l’autosufficienza locale anche per ridurre la dipendenza dalle importazioni e contestualmente tagliare oneri e rischi ambientali. Il secondo, la sostenibilità ambientale e territoriale, intende minimizzare gli impatti che possono derivare dalle attività estrattive attraverso l’impiego di materiali recuperabili o privilegiano la localizzazione delle attività in siti già autorizzati, dismessi e in aree degradate. L’ultimo, la sostenibilità economica e sociale, intende sostenere e valorizzare le filiere produttive locali anche attraverso la promozione di prodotti lapidei ecosostenibili.
Gli effetti attesi dall’approvazione e dall’attuazione del Prc, secondo quanto riferito da Ceccarelli saranno essenzialmente cinque, tra questi la riduzione degli impatti sul territorio, compresi quelli causati dal trasporto dei materiali, e delle attività estrattive limitrofe o interne ai siti riconosciuti di particolare interesse.
Un capitolo a parte l’assessore lo ha riservato al distretto apuo-versiliese. Ricordando come il “piano stralcio delle attività estrattive non sia mai stato approvato”, il Prc “definisce gli obiettivi di produzione sostenibile in relazione a fabbisogni e indirizzi per l’esercizio delle attività estrattive nelle aree contigue di cava che restano individuate dal Piano del Parco”. In tutti i casi, anche in coerenza con gli “obiettivi generali della nuova pianificazione legislativa” viene riconosciuta “prioritaria la presenza di aree degradate che necessitano di interventi di trasformazione e da cui è possibile trarre benefici per il territorio e profitto per i lavoratori”. Non a caso il nuovo Piano “incentiva il riuso delle aree di escavazione dismesse e in abbandono”.
Al termine del dibattito sviluppatosi dopo l’informativa sul piano regionale Cave svolta dall’assessore Ceccarelli, il Consiglio regionale ha approvato due risoluzioni, una del Pd e l’altra della Lega Nord, mentre altre due risoluzioni, esattamente del M5s e di Sì Toscana a Sinistra, sono state respinte. Contestualmente l’Aula consiliare ha respinto anche una mozione, presentata dal M5s, sui piani attuativi dei bacini estrattivi di Carrara.
Il contenuto dell’informativa dell’assessore Ceccarelli è condiviso dal gruppo del Pd che su obiettivi delineati, programmazione e pianificazione delle attività estrattive a livello regionale, come detto, ha presentato la risoluzione approvata. Il documento, con primo firmatario il capogruppo Leonardo Marras, impegna la Giunta a portare avanti l’elaborazione del Piano regionale con “opportuni passaggi di confronto e partecipazione con i soggetti istituzionali interessati e le comunità locali di riferimento”. L’atto chiede inoltre un “coinvolgimento periodico del Consiglio”, attraverso “specifici momenti di confronto con la commissione competente”.
Il testo della Lega Nord, anch’esso approvato, era sottoscritto da tutti i consiglieri con prima firmataria Elisa Montemagni. Esso impegna l’Esecutivo regionale ad “elaborare la versione finale del Piano solo dopo aver eseguito i necessari passaggi partecipativi con i soggetti istituzionali interessati, le comunità locali e le aziende di settore, coinvolgendo in questo modo tutti gli stakeholders del panorama estrattivo e permettendone l’interazione con il Consiglio regionale attraverso momenti di confronto, anche sul piano tecnico, con la commissione consiliare competente”.
Respinta invece la proposta di risoluzione di Sì Toscana a Sinistra, illustrata in aula da Tommaso Fattori. In essa veniva chiesto alla giunta di ricorrere a tutti gli strumenti possibili per garantire la sicurezza impegnandola al contempo ad utilizzare nella redazione del piano regionale Cave il concetto di “tutela ambientale” nella sua accezione più estensiva sulla base di quanto previsto dalla Costituzione e dal Codice dell’ambiente.
In modo contrario l’aula consiliare si è espressa inoltre sulla risoluzione del M5s. Essa chiedeva alla Giunta, sul fronte inquinamento, di “armonizzare lo svolgimento dell’attività estrattiva alla salvaguardia del territorio, in particolare di fiumi e corsi d’acqua superficiali e sotterranei prevedendo, tra l’altro, il monitoraggio costante su dati certi”. Sul fronte attività in quanto tale, la risoluzione con primo sottoscrittore Giacomo Giannarelli, invece, chiedeva di “realizzare una cartografia tematica per mappare le aree marmifere secondo classi di valore di mercato del marmo estraibile, anche per privilegiare l’estrazione dei pezzi più pregiati e contingentare le quantità estraibili”.
Infine, anche una mozione sul documento preliminare dei piani attuativi dei bacini estrattivi di Carrara, presentata dal M5s ed anch’essa con primo firmatario Giacomo Giannarelli, è stata respinta dal Consiglio regionale. In questo caso Giannarelli, che ha illustrato il testo, ha chiesto il voto elettronico e l’Aula consiliare ha fatto registrare sedici voti contrari, sette astenuti e sei a favore. La mozione, tra l’altro, chiedeva alla Giunta di intervenire per correggere e ridurre il rischio alluvionale e dell’inquinamento.