
Se si vuole garantire un futuro al Festival Pucciniano, occorre progettare e attuare un vero e proprio ‘cambio di paradigma’ della manifestazione: organizzare quindi il Festival su basi completamente diverse, allargandone gli orizzonti e coinvolgendo altre realtà, come minimo a livello regionale.
E’ questa la più significativa indicazione emersa nel corso dell’incontro pubblico che si è svolto allo Chalet Emilio di Torre del Lago, per discutere sul libro di Niclo Vitelli, Un bel dì vedremo – Il Festival di Giacomo Puccini, cronaca di un’incompiuta.
Come è noto, il saggio di Vitelli vuole proporre un ripensamento completo del Festival, al fine di scongiurare il suo altrimenti inevitabile declino. All’incontro, promosso dalla misericordia di Torre del Lago e coordinato dal giornalista Umberto Guidi, hanno partecipato, oltre all’autore, l’amministratore della Misericordia di Torre del Lago Paolo Gragnani, la scrittrice Ilaria Guidantoni e il critico musicale Davide Toschi.
A fronte della riduzione in atto dei finanziamenti per gli enti lirici e i festival, la dimensione locale e limitata a due mesi estivi potrebbe non garantire più la sopravvivenza del Pucciniano, sostiene Vitelli. Da qui una riflessione che punta ad allargare i confini del festival, coinvolgendo una pluralità di enti. A titolo di esempio, si è citato un possibile triangolo che potrebbe coinvolgere la Fondazione Puccini di Torre del Lago, la Fondazione di Lucca e il Maggio musicale fiorentino. “Nell’ottica dell’unione che fa la forza, a Torre del Lago potrebbero essere organizzate le opere estive – si è spiegato -, a Firenze le rappresentazioni invernali, mentre Lucca sarebbe il centro degli studi pucciniani. Tutto ciò, ripensando la natura del Festival, che dovrebbe tornare a fare ricerca, anche nella scelte dalle opere, e promuovere una seria attività di studio su Puccini. Un patrimonio – è stato detto – troppo grande e importante per essere trascurato o banalizzato”.