
Settanta firme per il no al referendum raccolte dal comitato per il no di Viareggio, che lancia l’ultimo appello per il voto di domenica (4 dicembre). “La riforma costituzionale Renzi-Boschi – si legge nel documento sottoscritto – è l’esito finale di una idea politica, da tempo da più parti caldeggiata, secondo cui per governare società complesse e frammentate occorre concentrare il potere politico ed esercitarlo senza intralci da parte di alcuno, a cominciare dai cittadini”.
“Essa – proseguono i firmatari – sposta il baricentro istituzionale e decisionale sull’esecutivo, indebolendo la posizione del Parlamento, specificamente dell’organo di rappresentanza politica, ridotto alla sola Camera dei deputati; declassa il ruolo politico-legislativo del Senato a quello di un organo mal definito nelle competenze e non eletto direttamente dai cittadini, senza istituire altri contrappesi. Inoltre è concepita e scritta male, disorganica e sbagliata, invece di semplificare il funzionamento del sistema istituzionale creerà confusione e conflitti senza fine. La Costituzione detta i principi di convivenza della comunità nazionale e le regole che presiedono all’organizzazione dello Stato e degli altri poteri pubblici, principi e regole che devono avere la maggior condivisione possibile da parte dei cittadini e delle formazioni in cui questi svolgono la loro vita associata”.
“Quella attuale – si legge ancora – riuscì a unire un paese devastato dalla guerra e dal Fascismo, fu scritta da un arco di forze politiche e sociali che andavano dai Comunisti ai Monarchici, dai Cattolici ai Liberali. La riforma sta spaccando l’Italia, creando fronti contrapposti e provocando conflitti difficilmente sanabili. Non potrebbe essere diversamente, posto che è stata voluta, sostenuta e approvata dalla sola maggioranza di governo, proseguendo negli errori commessi nel 2001 (modifica del Titolo V) e nel 2005 (riforma del governo Berlusconi). Invece di porre un freno a tali pratiche, che indeboliscono il senso di appartenenza alla comunità nazionale, le si consolidano e rafforzano, con la conseguenza che i governi a venire si sentiranno legittimati a fare nuovi e ulteriori cambiamenti, secondo il loro programma politico, a dotarsi, insomma, di una propria Costituzione. Anche coloro che votano sì alla revisione costituzionale, ne ammettono i limiti e i difetti e sostengono che si dovrà intervenire nuovamente per migliorarla in vari punti. E’ meglio, è più utile per il presente e il futuro del nostro Paese, bocciare la riforma per poter avanzare e approvare proposte nuove, certamente più adeguate, ma soprattutto per ristabilire il principio dell’unità e della necessaria massima condivisione dei valori fondativi della nostra convivenza civile, affermati nella Carta costituzionale”.
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