




Ha versato del liquido infiammabile all’interno del container al campo rom di via del Brentino a Massarosa, dove dormiva il suo rivale, e ha appiccato le fiamme. La vittima, un rom di Viareggio, è scampata al rogo ma è rimasto ustionato in varie parti del corpo. Ma il suo aguzzino, secondo la polizia Cosmin Novacovic, 23 anni, origini rumene, dall’esterno gli augurava di morire, prima di raggiungere l’auto, una Renault Scenic con targa francese, dove lo attendeva alla guida il complice, il nipote 17enne con cui giovedì notte è stato fermato dalla polizia nell’albergo di Milano dove si era rifugiato. Entrambi adesso sono accusati di tentato omicidio e incendio doloso, per l’episodio avvenuto nella notte di lunedì scorso.
Le indagini, condotte dalla sezione anticrimine del commissariato di Viareggio e dalla squadra mobile, hanno imboccato fin dall’inizio la pista giusta.
La vittima, un nomade di 27 anni, stava dormendo quando ha avvertito il calore delle fiamme e la voce di un uomo che gli augurava di morire. Dopo pochi secondi il fuoco ha cominciato a divorare il container: l’uomo è riuscito a sfuggire alle fiamme riportando ustioni sugli arti, inferiori e superiori, e sul viso. L’inchiesta conclusasi con il fermo firmato dal sostituto procuratore Salvatore Giannino è stata chiusa nel giro di pochi giorni.
Il cerchio si è, infatti, immediatamente stretto attorno a Novacovici, con cui la vittima, qualche giorno prima, aveva avuto un’accesa discussione per futili motivi: alla discussione era seguita una colluttazione, in cui il fermato aveva avuto la peggio. In quella occasione Cosmin aveva minacciato il rom di vendicarsi. E così stando all’accusa ha fatto. Il 23enne era stato arrestato solo tre mesi fa aveva finito di scontare una pena detentiva per rapina e, da pochi giorni si trovava a Viareggio, in visita alla sorella, madre del minorenne con cui, per l’accusa, ha pianificato il tentato omicidio.