Principino venduto all’asta, Del Ghingaro: “Faremo valere le ragioni del Comune”

Il Centro Congressi Principe di Piemonte di Viareggio, con l’annesso stabilimento balneare Principino, è stato aggiudicato per poco più di 2,5 milioni alla società B&B, che vede come amministratore unico Roberto Brunetti e socio Enrico Bogazzi, armatore e proprietario della Porto di Carrara SpA. L’operazione si inserisce nella serie di vendite del patrimonio prima del Comune di Viareggio nell’ambito del fallimento della società Viareggio Patrimonio.
Brunetti, attuale presidente del Club Nautico Versilia ed ex presidente del Viareggio, ai tempi in cui c’era una collaborazione con la Fiorentina dei Pontello, è stato anche patron, per un certo periodo, di Bussoladomani.
Non si fa attendere il commento del sindaco Giorgio Del Ghingaro: “Questa amministrazione – dice – ha presentato reclamo contro il provvedimento del giudice che autorizzava la vendita del Principino e dei beni della Patrimonio. Reclamo che si riferiva principalmente alla qualificazione della natura dei beni ricompresi nel piano di liquidazione ed alla loro alienabilità. A parere dei legali del Comune, infatti, la curatela ha trattato alcuni beni della società fallita come acquisibili al fallimento, nonostante il loro regime giuridico lo vietasse: tra questi il Principino, oggetto di vendita e aggiudicato, ieri da un imprenditore locale”.
“Ferma restando la nostra posizione, e cioè che il Principino e gli altri beni della Viareggio Patrimonio, non possono costituire oggetto della liquidazione fallimentare – prosegue il sindaco – proprio per questo andremo avanti per far riconoscere le ragioni dell’ente in tutte le sedi competenti mi preme sottolineare che la presenza di imprenditoria locale è un segnale forte di attenzione e interesse per la città che finalmente torna ad essere attrattiva. Siamo certi che la riqualificazione del Principino consentirà di catalizzare il turismo congressuale, garantirà il restauro di un immobile di pregio e di grande valore storico artistico, oltre a sottolineare una sempre più forte integrazione fra le strutture ricettive e quelle commerciali. E poi lavoro, occupazione, qualità, nuove prospettive per un’area che, con il bando per la concessione del Caprice, ormai imminente, e la progettazione dei lavori sulla Terrazza della Repubblica, si prepara a vivere una nuova stagione. Il rilancio di Viareggio passa anche e soprattutto dalla valorizzazione dei suoi gioielli più preziosi”.
Sul tema intervengono anche il capogruppo Pd Luca Poletti e la segreteria comunale: “La vendita all’asta del Principino – dicono – insieme alla sentenza del tribunale di Lucca che ha respinto l’opposizione del Comune di Viareggio in merito alla presunta indisponibilità dei beni pubblici in capo alla fallita Patrimonio, segna un punto di svolta in questa grave vicenda. Solo pochi giorni fa, all’ultimo consiglio comunale, il sindaco ribadiva la sua convinzione evidenziando che i beni si potevano tutti salvare, perché a suo dire non vendibili, preannunciando anche un ricorso in Cassazione. Però già al momento in cui fu formulata, due anni fa dal liquidatore da lui nominato dottor Marchi, la richiesta di fallimento, scelta condivisa anche dal sindaco, il parere dell’avvocato Iacomini metteva in guardia dai i rischi che il fallimento avrebbe comportato per i beni pubblici indicando con chiarezza, per esempio, che il Principino non aveva i requisiti del bene indisponibile. Stesse motivazioni sono elencate nella sentenza dal giudice Lucente e si dice nelle conclusioni, che per salvare i beni sarebbe stato necessario .in caso di fallimento, procedere ad un concordato fallimentare”.
“Dunque la strada tracciata – proseguono gli esponenti dem – se da un lato ha sgravato il Comune dai debiti della Patrimonio, dall’altro ha determinato la svendita di tutto il patrimonio dal Principe, agli impianti sportivi, alle case dell’emergenza abitativa eccetera. Le certezze del sindaco sono svanite e a questo punto dica con chiarezza come intende procedere visto che la procedura dei ricorsi non sembra quella giusta. Il concordato fallimentare di cui parla da diversi mesi a che punto è? Quali sono i professionistici incaricati? In che tempi sarà reso pubblico e portato in consiglio comunale? Quali le risorse a disposizione? E il costo dei professionisti per i ricorsi, che non sarà modesto, chi lo paga? Noi rimaniamo convinti che il concordato fallimentare andava proposto prima che si procedesse alle vendita dei beni. Proporlo quando i beni sono già liquidati è un po’ chiudere la stalla quando i buoi sono scappati. D’altra parte non crediamo che a un commercialista tributarista sfuggano le leggi fallimentari del codice civile. La città è giusto che venga messa a conoscenza con chiarezza e senza toni propagandistici di quale sarà il futuro di beni così importanti”.